di
andreina Arcuri

LA BELLEZZA INIZIA NEL MOMENTO IN CUI DECIDI DI ESSERE TE STESSO!

 

Ultimamente sui social network si parla del movimento del Body Positive per “normalizzare” l’immagine della donna sui media e combattere lo stereotipo di eccessiva di magrezza e perfezione.

Ma che cos’è il body positive e in che modo può diventare un modello positivo per le ragazze e le donne di oggi?

 

Il body positive è un movimento sociale che vuole abbattere gli standard di bellezza e garantire ad ogni corpo il riconoscimento del proprio valore.  Lo scopo è quello di mettere in evidenza corpi non convenzionali, solitamente non rappresentati e generalmente etichettati dai media. Fra questi troviamo spesso i corpi di persone in sovrappeso, ma anche corpi affetti da disabilità. Il movimento promuove l’accettazione di tutti i tipi di corpo a prescindere da taglia, etnia, genere o abilità fisica.

Il termine “body-positive” nasce tra il 2010 e il 2011 per merito di alcune donne attiviste nere “oversize”, che hanno cominciato a postare dei contenuti sui social media con l’hashtag #BodyPositivity.

L’hashtag venne creato per lanciare e promuovere un messaggio positivo, dedicato a chi ha un corpo che non rientra nei canoni predefiniti dagli standard di bellezza contemporanei, promuovendo il diritto di autoproclamarsi, di dire “io esisto”.

Ben presto, il movimento assunse un significato più ampio, ovvero, dare un messaggio positivo a chi non ha un corpo “normale”, cioè che non rispetta gli standard globali imposti dalla società. Un’autoproclamazione che denunciava il desiderio di essere considerati, di diventare parte del mondo senza doversi giustificare. Un messaggio di positività, il cui scopo è, anche, contrastare il body shaming (cioè quel fenomeno, oggi purtroppo sempre più diffuso, che mira a deridere o discriminare una persona per il suo aspetto fisico) e il body negativity (cioè la tendenza ad avere una visione negativa del corpo).

Il movimento sociale del Body Positive vuole, quindi, diffondere l’idea che tutte le persone dovrebbero avere un’immagine positiva del proprio corpo.

Ogni tipo di corpo merita valore, rispetto e dignità.

L’obiettivo è quello di combattere lo standard, spesso irrealistico, di bellezza promosso dalla società odierna che ci viene proposto ogni giorno dai mass media.

Il Body Positive non è solo un hashtag per le donne curvy ma è per tutte le persone che vogliono sentirsi libere dagli stereotipi sociali e che vogliono amare se stesse e il loro corpo:

  • incoraggia le donne ad accettarsi, ad amarsi.
  • promuove i sentimenti di rispetto e di dignità.
  • favorisce l’inclusione sociale e di genere.

 

 

L’immagine corporea ed il circuito distruttivo del body shaming.

 

Peter Slade (1988) definisce l’immagine corporea come “l’immagine che abbiamo nella nostra mente della forma, delle dimensioni e dei sentimenti verso tutte le parti del nostro corpo”.

Secondo Peter Slade (1994) essa si compone di 4 dimensioni:

  • dimensione percettiva: come ognuno di noi visualizza la propria taglia e la forma del suo corpo
  • affettiva: i sentimenti nei confronti del proprio corpo
  • dimensione attitudinale: riguarda ciò che pensiamo del nostro corpo a livello cognitivo
  • comportamentale: ossia come agiamo nei confronti del nostro corpo, ad esempio con alimentazione e attività sportiva.

 

Tale rappresentazione mentale è inevitabilmente influenzata dalle esperienze interpersonali. Ciò che ci viene detto, i commenti sul nostro aspetto fisico, contribuiscono a determinare l’immagine corporea che ci costruiamo.

Accanto alle esperienze interpersonali abbiamo i modelli corporei con cui ci confrontiamo, insieme agli standard culturali di riferimento con cui ci valutiamo.

Quando viviamo una discrepanza tra il nostro aspetto fisico e questi modelli corporei ideali, possono nascere vissuti di vergogna e colpa, associati all’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico.

Tali sentimenti di vergogna e colpa mediano la relazione tra peso corporeo ed autostima: il body shaming si inserisce tra le esperienze interpersonali che una persona fa in relazione al proprio corpo.

La conseguente comparsa di sentimenti negativi di vergogna e colpa, influenzeranno l’autostima andando così ad intaccare anche il peso corporeo.

Il risultato sarà un divario ancor più grande tra la nostra immagine corporea, i commenti verso il nostro corpo e gli standard culturali. Una condizione che si auto-rinforzerà nel tempo, in un circolo vizioso e distruttivo.

 

Il corpo non lo vediamo solo attraverso i nostri occhi ma anche attraverso lo sguardo del mondo esterno. Questo ci porta ad un eterno confronto tra ciò che vediamo e ciò che realmente siamo.

Il legame tra modelli sociali e disturbi alimentari è ormai noto da anni.

Molte ragazze, a causa dell’eccessiva pressione sociale sulle forme corporee, iniziano a sviluppare una scarsa autostima, ansia e frustrazione, fino a sviluppare veri e propri disturbi alimentari come l’anoressia, la bulimia o il binge eating.

È importante ricordare che la body-positive non ci dice semplicemente di amare ed accettare il nostro corpo, senza sottovalutarne la difficoltà oggettiva, ma proprio per questo riconosce la necessità di portare avanti il messaggio che ogni corpo, che sia conforme o meno, in salute o meno, è valido di rispetto e amore, considerandoli tutti ugualmente belli, utili e degni nella loro diversità.

Il ruolo di Instagram per promuovere messaggi positivi.

Se abbiamo appena visto il ruolo spesso dannoso che possono avere i media, dobbiamo riconoscere come, a dare meritata visibilità al movimento Body Positive sono stati anche i social, che, filtri a parte, hanno permesso di creare una nuova immagine estetica più inclusiva, dando vita a uno spazio in cui tutti potessero sentirsi rappresentati. Ed è proprio sui social che il messaggio viene diffuso e raccontato.

 

Chi non è mai stato vittima, responsabile o spettatore di feroci critiche riguardanti l’aspetto fisico?

 

Il body shaming non è altro che una violenza psicologica ai danni di una persona duramente attaccata per la sua immagine. È il bullismo che in passato spadroneggiava in tutte le scuole del mondo e che oggi domina un luogo ben più ampio, quello della rete. Insomma, i tempi cambiano ma le vecchie abitudini restano. E queste, a volte, peggiorano quando parliamo di social.

La continua esposizione mediatica e la costruzione di modelli da emulare sottopongono le persone a uno stress continuo che sfocia nella negazione del proprio corpo e in un sentimento di odio nei confronti dell’altro, alimentato da invidia o dal rifiuto del diverso. Così si è troppo magri, troppo grassi, troppo belli o troppo brutti per essere accettati e nella vetrina digitale della vanità, tutto ciò colpisce un numero di utenti sempre in aumento, con conseguenze devastanti sull’autostima e sulle relazioni sociali. Ma nel mirino delle vessazioni ci sono anche personaggi noti, spesso attaccati più per invidia che per una questione estetica, come la giornalista Giovanna Botteri, insultata perché “troppo sciatta” per apparire in tv o la modella Armine, “troppo brutta” per sfilare oppure l’attrice Vanessa Incontrada, “troppo grassa” per recitare.

 

La rete, però, diventa anche strumento utile al cambiamento, alla reazione.

Molti personaggi famosi, del mondo dello spettacolo hanno deciso di raccontarsi senza vergogna ma con un grande senso del rispetto per se stesse e per il prossimo, insegnandoci che tutti noi meritiamo amore e rispetto al di là della forma del nostro corpo.

Mentre la prima fase del “fenomeno influencer” era caratterizzata da una perfezione estetica irraggiungibile che i follower accettavano, adesso ciò che si cerca sui social è un po’ di sana normalità.

Sono sempre di più le persone famose che decidono di abbandonare filtri e trucchi per mostrarsi al mondo nella loro versione più genuina che a colpi di selfie “make-up free” o con normali imperfezioni in vista, abbatte quella presunta e irrealistica immagine di perfezione ormai diffusa.

L’avvento dei social, e con loro dei filtri che modificano, camuffano, nascondono, inevitabilmente ha alterato la percezione della propria bellezza. Una bellezza che piano piano, però, si sta ribellando all’imposizione di canoni, stereotipi e omologazioni per provare a riappropriarsi della propria unicità e verità.

Le star del web si stanno quindi adoperando per diventare persone più normali e meno perfette,

al fine di avvicinarsi maggiormente al target delle donne vere. Le loro foto senza filtri hanno aperto la strada a un nuovo tipo di comunicazione social. Più confidenziale, più reale ed empatico. E così, oggi, per essere di moda devi postare foto al naturale, senza trucco, mostrando rughe, imperfezioni, cellulite e smagliature.

 

L’Auto-Oggettivazione: quando l’apparenza è troppo importante.

 

Con il termine oggettivazione ci si riferisce al fenomeno per cui il valore degli individui viene valutato in base all’aspetto esteriore.

Nella nostra società, e più in generale nelle società occidentali, il corpo femminile viene pensato come un oggetto da valutare; il focus è sull’aspetto sessuale dei corpi, piuttosto che sulla persona nella sua totalità.

Se le donne vengono spesso sottoposte a tale valutazione, questo può portarle ad interiorizzare tale prospettiva, valutandosi quindi in base all’apparenza: un’auto-oggettivazione.

Tutto questo promuove nelle donne ansia, tendenza alla magrezza, vergogna, depressione, disfunzione sessuale, ostacolando le prestazioni nei compiti e aumentando l’umore negativo.

Gli uomini sembrano essere meno colpiti dall’auto-oggettivazione, tuttavia il fenomeno è oggi in crescita: i giovani risultano sempre più preoccupati del loro aspetto fisico, riportando la stessa tipologia di disagi riscontrati per le donne.

Ecco che l’apparenza fisica è diventata espressione del raggiungimento di successo e potere!

 

Le conseguenze del body shaming.

Non possiamo ignorare come il fenomeno del body shaming, non solamente subìto ma anche culturalmente normalizzato, vada ad incidere negativamente su tutte le donne, in particolare quelle più giovani.

La fascia di età maggiormente esposta a tutto questo è, infatti, quella delle ragazze più giovani, adolescenti o poco più.

Tutto questo spinge ad un comportamento alimentare scorretto, alla tendenza a nascondere il corpo e le proprie forme. La stagione estiva può venir vissuta come traumatica aumentando i comportamenti di evitamento.

Allo stesso tempo, il giudizio negativo si accompagna alla sensazione di essere perdenti, dando spesso il via a reazioni depressive o a disagi legati all’ansia.

Non possiamo ignorare nemmeno il fatto che, chi mette in atto tali comportamenti, generalmente definito hater, risulta essere a sua volta portatore di alcune difficoltà.

Sicuramente queste persone hanno una scarsa empatia ed una difficoltà nell’assumersi le proprie responsabilità (non a caso, si nascondono dietro l’anonimato).

C’è poi una tendenza ad ignorare le conseguenze negative delle proprie azioni, che si configura come una difficoltà nel riflettere sulle proprie azioni.

Infine, gli haters sono proprio le persone che più hanno interiorizzato l’auto-oggettivazione: per essi non esiste la persona nel suo complesso ed il valore di un individuo è dettato dal suo apparire, la bellezza è quindi la chiave del successo e della realizzazione personale, l’autostima è inevitabilmente legata al proprio aspetto e al giudizio proveniente dall’esterno, espressione di un nucleo del sé oscillante.

Il body shaming è quindi messo in atto verso gli altri, ma l’oggettivazione avviene in primo luogo verso sé stessi!

Cosa possiamo fare per non lasciarci condizionare?

Oggi i social fanno parte della quotidianità di molti; ogni cosa viene condivisa con un post o una foto, prima ancora magari di condividerlo di persona con un amico.

L’avvento della tecnologia e dei media non ha però solo aspetti negativi; essa ha fatto grandi passi in avanti, ogni giorno continua ad evolversi e permette una qualità di vita sempre migliore.

Questo può creare una grande illusione e portarci a perdere il contatto con la realtà.

 

E’ importante non dimenticare alcuni aspetti, per non lasciarci condizionare troppo dal mondo social e tutto ciò che rappresenta:

  • Ognuno di noi è unico e ciò che conta realmente è quello che siamo nella nostra totalità, come persone, non un numero sulla bilancia!

 

  • Se non siamo del tutto soddisfatti di noi stessi, possiamo migliorare e puntare sulle nostre migliori qualità! Questo, ci aiuterà a guardarci con occhi nuovi e ad accettare i nostri limiti.

 

  • Prendiamo le distanze da ciò che ci condiziona negativamente! La vita di ognuno di noi è fatta di relazioni autentiche e non solo di social.

 

  • Non lasciamoci condizionare dagli stereotipi culturali, frutto di una concezione antica e misogina! L’obiettivo è trovare il nostro posto nel mondo seguendo ciò che desideriamo realmente, non corrispondere a degli standard concepiti da altri.

 

 

BIBLIOGRAFIA

Castonguay, A. L., Brunet, J., Ferguson, L., & Sabiston, C. M. (2012). Weight-related actual and ideal self-states, discrepancies, and shame, guilt, and pride: Examining associations within the process model of self-conscious emotions. Body Image, 9(4)

Rollero, C., & De Piccoli, N. (2017). Self-Objectification and Personal Values. An Exploratory Study. Frontiers in psychology, 8, 1055.

Slade, P.D. (1994). What is body image? Behaviour Research and Therapy, 32(5), 497-502. Spitzer, B.L., Henderson, K.A. e Zivian, M.T. (1999). Gender differences in population versus media body sizes: A comparison over four decades. Sex Roles, 40, 545-565.