di
Francesca Solito

Un tentativo di tracciare il profilo del piromane

 

Di rado l’incendio si propaga naturalmente, nella maggioranza dei casi si origina per intenzionalità o negligenza dell’uomo. Colui che ha commesso il danno resta quasi sempre sconosciuto e l’accusa di reato è contro ignoti.

Chiunque appicca il fuoco, indipendentemente dalle motivazioni che lo muovono, può essere definito incendiario. Gli studi più copiosi nel campo del crimine, collegato al fuoco, sono stati svolti negli Stati Uniti, da unità speciali dell’FBI. Queste hanno individuato e tracciato i possibili profili psicologici/comportamentali degli incendiari:

  • L’incendiario per vandalismo: da solo difficilmente appiccherebbe il fuoco, agisce in gruppo. I partecipanti sono soggetti molto giovani, hanno un’età media di circa 16 anni. Di solito incendiano aree verdi adibite a gioco, in genere vivono vicino a questi luoghi. Appartengono ad una classe sociale bassa e agiscono per noia o per divertimento. Una volta appiccato il fuoco abbandonano la scena.
  • L’incendiario per profitto: è mosso da scopi personali, per riscuotere ad esempio un compenso da parte di un mandante. Ha molti precedenti penali. Studia e definisce accuratamente il suo piano, opera a tarda sera o il primo mattino ed abbandona la scena il prima possibile.
  • L’incendiario per altro crimine: utilizza il fuoco per distruggere o alterare le prove in modo da sviare le indagini. Vive lontano dalla scena, spesso agisce in campagna, la sera tardi o di primo mattino. Fa uso di alcool o droghe, ha molti precedenti penali. Abbandona fugacemente il luogo dell’incendio.
  • L’incendiario per vendetta: ha come scopo la distruzione di proprietà o beni come risarcimento personale. Tale incendio sembra essere appiccato con maggiore probabilità da una donna di classe sociale bassa ma con una buona istruzione, non ha precedenti penali. Agisce a notte fonda dopo aver assunto forti dosi di alcool, abbandona la scena e cerca un alibi.
  • L’incendiario per terrorismo politico: l’intenzione è quella di esercitare un grave danno per lo Stato nel tentativo di condizionare le decisioni e creare disordine.
  • L’incendiario per delirio e allucinazioni: agisce in fase di delirio, sulla base di un sistema di credenze errate. Il pensiero risulta disorganizzato e si riconosce uno stato confusionale acuto; attenzione, percezione e cognizione sono significativamente compromesse.
  • L’incendiario per eccitazione: il soggetto ricerca gratificazione ed eccitamento, attenzione e riconoscimento sociale, dopo aver appiccato il fuoco partecipa con i soccorritori al suo spegnimento confondendosi tra di loro. Agisce di solito da solo, proviene da una classe sociale bassa. Questo tipo di incendiario rientra nel quadro clinico del piromane.

Piromania è un termine che deriva dal greco (fuoco-mania), indica un’intensa ossessione per il fuoco, le fiamme, gli effetti a ciò correlati, ma anche per tutto quello che gli è connesso come strumenti per accenderlo, propagarlo o spegnerlo. Si manifesta con l’accensione intenzionale di incendi.

Il DSM-5 inserisce la piromania tra i disturbi del controllo degli impulsi e della condotta. Consiste in un bisogno irrefrenabile che spinge la persona ad appiccare deliberatamente ed intenzionalmente incendi perché prova piacere, gratificazione o sollievo quando appicca il fuoco, assiste ai suoi effetti o partecipa ai momenti successivi. Gli individui con tale disturbo provano tensione o eccitazione emotiva prima dell’atto. Sono interessati, affascinati, incuriositi dal fuoco o da tutti gli elementi che lo riguardano (come attrezzature, conseguenze, usi…). Solitamente sono osservatori abituali degli incendi che scoppiano nelle vicinanze, possono lanciare falsi allarmi ed essere attratti da istituzioni, equipaggiamenti e personale associati al fuoco.

Possiamo affermare che sia l’incendio a creare il piromane, viste le intense e piacevoli sensazioni che la vista del fuoco è in grado di suscitare nella persona. Tali emozioni appagano enormemente il soggetto ed è per questo che aspira a viverle senza tenere in considerazione le conseguenze del proprio atto e la gravità del reato commesso. L’incontrollabilità di questa eccitazione e gratificazione emotiva rende la piromania una categoria psichiatrica. Le conseguenze di un incendio, come distruzione, annientamento, paura, morte non sono tenute a mente dal piromane, nell’incendio vede solo conseguenze positive per se stesso: tensione appagata, sollievo; in più essere stato lui a causare l’incendio lo fa sentire il protagonista dello “spettacolo”.

Le cause che scatenano la piromania non sono certe. Alcune ricerche riconoscono fattori ambientali e sociali, oltre a cause psicologiche. Si rende necessario indagare nei vissuti emotivi e nella storia di vita del piromane.

Ricerche mediche hanno evidenziato come ci possa essere un collegamento con l’ipoglicemia o una diminuita concentrazione di 3-metossido-4idrossofenilglicolico e di acido 5-idrossoindoleacetico nel fluido spinale. Inoltre, sono stati rilevati livelli di zuccheri nel sangue e anormalità nei livelli dei neurotrasmettitori, come la norepinefrina e la serotonina, che porterebbero a collegare la piromania a problemi del controllo degli impulsi.

La vista del fuoco suscita nel piromane emozioni eccitanti e irrefrenabili, sono sensazioni così intense non realizzabili in altro modo, il desiderio di riviverle spingono il soggetto a ricreare volontariamente l’incendio e le emozioni positive volute. Si stabilisce un circolo vizioso tra il fuoco e l’individuo, più il soggetto osserva il fuoco e i suoi effetti e più desidera ricrearlo. Il comportamento del piromane diventa ripetitivo, obbligato. Questo impulso “costrittivo” definisce il movente psicopatologico e delinea il profilo psicologico, comportamentale-criminologo e sociale tracciato dall’FBI: in genere è un maschio, tra i 30 e i 40 anni; fa uso di alcolici o psicofarmaci; ha un basso livello intellettivo con una bassa scolarità; vive preferibilmente in campagna; ha tratti antisociali (non prova rimorso); ha manifestato fin dalla sua infanzia interesse patologico per il fuoco, incendiando di nascosto piccoli oggetti; durante il periodo adolescenziale ha manifestato ribellione; ha sempre “osservato” il fuoco e partecipato alla sua accensione o spegnimento; è mosso da uno stato di forte tensione emotiva che lo porta ad agire vicino casa, nei luoghi familiari, in seguito allarga il suo raggio d’azione ma sempre in luoghi conosciuti; agisce in modo seriale, ossessivo o con ritualità; agisce soprattutto d’estate quando il clima secco favorisce l’innesco e la diffusione; risulta estremamente sensibile all’effetto che le sue azioni hanno sui media.

Le scene dell’incendio del piromane risultano poco organizzate e le tecniche di accensione molto semplici (banale accendino o il mozzicone di sigaretta). Emotività e impulsività si evincono dalle numerose tracce lasciate. Tali indizi fanno pensare ad un atto commesso sotto una forte tensione psicologica.

Nel tentativo di tracciare un ritratto della personalità del piromane possiamo affermare che sia un uomo solo negli ambiti familiare, personale e sociale. Proviene da una famiglia dove la disponibilità emotiva e la comunicazione sono carenti, spesso le figure genitoriali sono assenti e hanno a loro volta disturbi psichiatrici. Sono comuni esperienze di scarso coinvolgimento nelle questioni familiari e scarso riconoscimento del proprio valore. Questa solitudine si estrinseca, probabilmente, in un comportamento instabile ed inibito. Il contesto gravemente compromesso in cui cresce non favorisce relazioni sociali ma contribuisce a far rimanere l’individuo ai margini. Poiché l’aspetto comunicativo, come detto sopra è carente, è possibile che il piromane tenti di compensare tale carenza attraverso l’incendio, che usa per affermare e imporre la sua identità. Sembrerebbe l’unico strumento che ha a disposizione per affermarsi.

 

 

Bibliografia

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