di
Lisa Lari e Stefania Iazzetta

 

Il silenzio….gli sguardi fugaci, le espressioni di perplessità, un pizzico di timore e di imbarazzo cui facilmente segue il desiderio di farsi invisibili…almeno per un’ora e mezzo e, probabilmente, anche tanti pensieri e domande in mente: “….chi sarà questa persona seduta vicino a me? come si sentirà…e chissà che non pensi quello che penso io? Cosa avranno da dirci gli specialisti li seduti in mezzo a noi? Certo che siamo in tanti…e anche gli altri partecipanti del gruppo hanno il Disturbo Bipolare…proprio come me! Non sono solo! Coraggio….vediamo un pò cosa succede!”

 

Il Centro di Psicoterapia Cognitiva in collaborazione con gli specialisti del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL Toscana sud est hanno dato avvio, presso la struttura di Villa Pizzetti di Grosseto, al percorso trattamentale  “gruppo di psicoeducazione per il Disturbo Bipolare” e la voce che abbiamo sentito prima potrebbe essere quella di uno dei 14 partecipanti di questo ricco gruppo.

Ma perché psicoeducare?

Considerata la variegata espressione sintomatologica tipica dei quadri bipolari, il trattamento del Disturbo Bipolare (DB) presenta caratteristiche e complessità particolari.

La terapia farmacologica è una componente essenziale per la cura del DB ed ha gli scopi di ridurre  la sintomatologia attuale, limitare la frequenza delle ricadute e la gravità delle conseguenze dei sintomi sul funzionamento dell’individuo (Saettoni e Bartoletti, 2008). Tuttavia, questa non è sufficiente a garantire il raggiungimento di un completo recupero clinico e funzionale ed una totale riduzione delle fasi di scompenso timico. Infatti, anche quando i pazienti assumono regolarmente un adeguato trattamento farmacologico spesso mostrano un decorso caratterizzato da elevati tassi di ricorrenza (Perlis e coll., 2006). Per questi motivi, un ruolo significativo nella gestione di questo disturbo può sicuramente essere riconosciuto alla psicoeducazione.

Tale intervento socio-sanitario consiste nel fornire al paziente in modo chiaro, semplice, didattico e possibilmente interattivo delle informazioni inerenti il disturbo. Dà, inoltre, istruzioni concretamente utili per prevenire ed affrontare appropriatamente il disturbo e i disagi di natura psicologica ed interpersonale che questo provoca.

Tra le diverse forme di psicoeducazione esistenti per il DB (Goldstein e Miklowitz, 1997; Miklowitz e coll., 2000;  Frank e coll.,  2005), il modello scelto è quello messo a punto da Francesc Colom e Eduard Vieta presso il Bipolar Disorder Program di Barcellona (2004) che offre alcuni vantaggi evidenti rispetto agli altri modelli. Chiara e significativa è la spiegazione dell’intervento che i clinici spagnoli ci forniscono: “la psicoeducazione cura la non comprensione del paziente rispetto a quello che gli sta succedendo. Questo, senza dubbio, è fondamentale per ottenere un certo benessere psicologico e una migliore qualità della vita. Il paziente “psicoeducato” smette di sentirsi colpevole per diventare responsabile e tale passo costituisce l’inizio dell’accettazione della necessità di assumere una terapia” (Colom e Vieta, 2006, p. 21).

Nello specifico, tale l’intervento ha come principali obiettivi quelli di 1) aumentare il livello di informazione e consapevolezza sulla malattia, sul possibile decorso, sulle conseguenze della non aderenza alla terapia farmacologica, 2) accrescere il livello di informazione sulle terapie farmacologiche disponibili in modo da incrementare l’aderenza al trattamento farmacologico, 3) evitare condotte pericolose per il paziente (ad es abuso di sostanze), 4) individuare gli eventi stressanti, i primi sintomi ed elaborare le strategie per fronteggiarli, 5) promuovere condizioni di vita igieniche (regolarità del ritmo sonno-veglia; alimentazione; movimento), 6) coinvolgere i membri della famiglia nei processi psicoeducativi.

Il paziente con DB ha la percezione, attraverso le puntuali spiegazioni inerenti il disturbo, che lo specialista ha compreso tempestivamente le situazioni che vive con vergogna, con un senso di isolamento, o con la convinzione che siano uniche ed incomunicabili. “Il paziente psicoeducato “sa che sappiamo” e questo si traduce in un miglioramento della relazione terapeutica. La psicoeducazione risponde, pertanto, ad un diritto fondamentale del paziente e di qualsiasi altro essere umano: il diritto all’informazione” (Colom e Vieta, 2006, p. 22).

Inoltre, questo trattamento è strutturato (21 sessioni di gruppo a cadenza settimanale), completo e centrato sulle risorse dei pazienti. Il contesto gruppale risulta essere, da un lato, particolarmente vantaggioso nel rapporto costi-benefici, in quanto consente di trattare un numero elevato di pazienti con un ridotto investimento di risorse e, dall’altro, consente di offrire gli elementi terapeutici specifici del contesto di gruppo. Infine, la durata dell’intervento (6-7 mesi circa), superiore alla maggior parte degli altri modelli psicoeducativi, permette di offrire ai pazienti un percorso di trattamento necessariamente completo.

 

Per 6 mesi la struttura di Villa Pizzetti ospiterà i 14 partecipanti che si incontreranno, un pomeriggio a settimana, per porre degli interrogativi, esprimere le proprie opinioni e i propri vissuti, per confrontarsi e condividere le esperienze inerenti al DB. Con l’augurio che, alla fine del percorso, queste persone possano percepirsi maggiormente “istruite” e munite di un bagaglio di risorse ancora più ricco in modo da gestire con più facilità questo invalidante disturbo.

 

Bibliografia

 

Colom F, Vieta E. Manual de psicoeducacion para el trastorno bipolar. I edizione originale, Ars Medica, Barcelona 2004.

 

Colom F, Vieta E. Manuale di psicoeducazione per il disturbo bipolare. Roma: Giovanni Fioriti Editore; 2006.

 

Frank E, Kupfer DJ, Thase ME, et al. Two year outcomes for interpersonal and social rhythm therapy in individuals with bipolar I disorder. Arch Gen Psychiatry. 2005;62 (9):996–1004.

 

Goldstein MJ, Miklowitz DJ. Bipolar Disorder: A Family Focused Treatment Approach. New York: Guildford Press; 1997.

 

Miklowitz DJ, Simponeau TL, George EL, et al. Family-focused treatment of bipolar disorder : 1-year effects of a Psychoeducational program in conjunction with pharmachotherapy. Biol Psychiatry. 2000;48 (6): 582–592.

 

Perlis RH, Ostacher MJ, Patel JK, Marangell LB, Zhang H, Wisniewski SR, et al. Predictors of recurrence in bipolar disorder: primary outcomes from the Systematic Treatment Enhancement

Program for Bipolar Disorder (STEP-BD). Am J Psychiatry 2006;163(2):217—24.

 

Saettoni M, Bartoletti P. Farmacoterapia del Disturbo Bipolare. Cognitivismo Clinico. 2008; Volume 5-Numero 1.