di
Lisa Lari e Stefania Iazzetta

Sulla spinosa questione della fenomenica psicopatologica comune del Disturbo Borderline di Personalità e del Disturbo Bipolare II

“Disturbo borderline di personalità o disturbo bipolare II? Una revisione della letteratura per andare oltre una lettura categoriale”. Questo titolo che automaticamente stimola la curiosità fa da apertura all’analitica revisione della letteratura che i colleghi De Sanctis, Varrucciu, Saettoni e Gragnani (2017) hanno effettuato per chiarire la controversa questione riguardante alcune manifestazioni cliniche simili e dirimenti del Disturbo Bipolare di tipo II (DB II) e del Disturbo Borderline di Personalità (DBP).

Il lavoro risulterà particolarmente appetibile agli occhi del clinico che si interfaccia a pazienti che presentano, contemporaneamente o separatamente, queste due tipologie di disturbo: nonostante le specificità della variegata espressione clinica dei due disturbi, si possono riscontrare alcune aree sintomatologiche apparentemente simili e sovrapponibili che potrebbero produrre numerose difficoltà e nell’inquadramento diagnostico e nella scelta dell’impianto psicoterapico e psicofarmacologico più adeguato alle peculiarità del quadro clinico in oggetto.

Gli Autori descrivono le posizioni assunte nel tempo dai ricercatori che si sono dedicati a questo argomento che sono fondamentalmente due: se da una parte esiste un filone di studi che considera questi disturbi come entità cliniche appartenenti ad un medesimo continuum affettivo, dall’altra, si delinea un corpus di opere che, al contrario, valuta i disturbi come l’espressione di due forme cliniche distinte e indipendenti che possono manifestarsi separatamente o in modo concomitante. In risposta alla letteratura che vede una stretta connessione tra il DB e il DBP, gli Autori focalizzano l’attenzione non solo sui segni e i sintomi ma anche sul funzionamento cognitivo dal quale derivano particolari pattern emotivi e comportamentali.

E’ apprezzabile come gli Autori, a differenza di altri studi su questo argomento, abbiano focalizzato l’attenzione sugli stati mentali “che raccontano una storia molto diversa” perché mostrano quanto l’assetto cognitivo della persona con DB si differenzi da quella con DBP. Si dà, quindi, rilievo all’importanza che una comprensione profonda delle dinamiche interne del paziente sia fondamentale nel lavoro psicoterapico in modo da andare oltre la mera descrizione delle diverse manifestazioni sintomatologiche. Dunque, questo approccio consente di descrivere e distinguere il diverso funzionamento delle due tipologie di disturbi e di strutturare interventi di trattamento specifici e ad personam.

Un altro aspetto di indubbia utilità per la pratica clinica, è l’individuazione da parte degli Autori delle specificità dei disturbi nelle due aree di sovrapposizione sintomatologica che sono l’una relativa all’instabilità affettiva e l’altra concernente l’impulsività. Sono stati selezionati gli studi basati sul confronto tra gruppi clinici e di controllo che utilizzavano test di valutazione validati e specifici per l’indagine del costrutto dell’instabilità affettiva e dell’impulsività. In modo approfondito vengono quindi descritti i due gruppi di strumenti presi in considerazione nelle ricerche selezionate finalizzati alla misurazione 1) dell’ instabilità affettiva e, più precisamente, degli eventuali cambiamenti dallo stato di base verso uno specifico vissuto emotivo e 2) della presenza o assenza delle componenti fondanti il costrutto dell’impulsività.

Dopo aver differenziato il concetto di instabilità emotiva da quelli di labilità e disregolazione emotiva, vengono descritti i tre studi selezionati che mettono in evidenza come tra le due categorie diagnostiche emergano delle differenze nella velocità di cambiamento, nella reattività interpersonale, nella modulazione e nella valenza affettiva per il DBP da eutimia verso ansia, depressione e rabbia mentre, per il DB, da eutimia a euforia e depressione.

Secondo la nostra prospettiva, è importante sottolineare quanto la componete emotiva e la sintomatologia che ne deriva siano uno dei principali “bersagli” di interventi terapeutici quali, ad esempio, i sets di skills di tolleranza della sofferenza e di regolazione emotiva della DBT per il DBP e i gruppi di psicoeducazione per il DB.

Anche rispetto all’impulsività, gli Autori concludono che questa si esprime con sfumature differenti nei due quadri clinici. Nell’impulsività cognitiva (velocità di processamento delle informazioni) i pazienti con DBP riportano una maggiore velocità di processamento con scarso funzionamento delle funzioni attentive e una evidente difficoltà nel riflettere sulle conseguenze di alcune loro scelte (mancanza di premeditazione). Il DB II mostra invece un’impulsività cognitiva che si manifestare con una mancanza di concentrazione, elevata distraibilità e presenza di disorganizzazione ideica. Inoltre, la mancanza di persistenza (problemi nel mantenersi impegnati in contesti) è permanente nel DBP mentre nel DB II sembra essere dipendente dalla tonalità affettiva in atto. Anche se questa dimensione ha caratteristiche diverse nei due disturbi, riteniamo indispensabile che il clinico strutturi precocemente un piano di intervento per  tutti quei pattern comportamentali potenzialmente pericolosi che derivano dall’impulsività stessa.

Estremamente chiare e di immediata comprensione sono le tabelle che illustrano le differenze tra DBP e DB II rispetto all’instabilità affettiva (Tabella 3) e all’impulsività (Tabella 4). Insieme alla descrizione analitica delle manifestazioni cliniche differenziate per patologia, questo prospetto riassuntivo può essere di aiuto per moderare la sfida che il clinico si trova a gestire data la complessità dei due quadri clinici e della loro interferenza nel funzionamento generale delle persone che ne sono affette.

In conclusione, questo lavoro di analisi contribuisce a semplificare l’inquadramento diagnostico e la scelta di interventi farmacologici e psicoterapici maggiormente specifici ed efficaci.

 

De Sanctis B. e coll., 2017. Disturbo borderline di personalità o disturbo bipolare II? Una revisione della letteratura per andare oltre una lettura categoriale. Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale. Vol. 23, n. 2, 2017 (pp. 165-180). Edizioni Erickson – Trento.