di
Paolo Rosamilia

L’aerofobia o paura di volare, secondo i criteri diagnostici del DSM V rientra nei disturbi d’ansia, in particolare nelle Fobie Specifiche. I criteri diagnostici sono i seguenti.

  1. Paura o ansia marcate verso un oggetto o situazione specifici (nel nostro caso: il volo)
  2. La situazione o l’oggetto fobici provocano quasi sempre immediata paura o ansia
  3. La situazione o l’oggetto fobici vengono attivamente evitati, oppure sopportati con paura e ansia intense
  4. La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici o al contesto socioculturale.
  5. La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano tipicamente per 6 mesi o più
  6. La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti
  7. Il disturbo non è meglio spiegato da sintomi di altri disturbi mentali, tra cui la paura, l’ansia e l’evitamento di situazioni associate a sintomi simili al panico o ad altri sintomi invalidanti (come nell’agorafobia); oggetti e situazioni legati a ossessioni (come nel disturbo ossessivo-compulsivo); ricordi di eventi traumatici (come nel disturbo da stress post-traumatico); separazione da casa o dalle figure di attaccamento (come nel disturbo di ansia da separazione); o situazioni sociali (come nel disturbo d’ansia sociale).

Nel nostro paese, secondo i dati DOXA del 2005, circa il 50% della popolazione risulta avere delle spiacevoli sensazioni legate al volo (65% della popolazione generale delle donne contro il 48% della popolazione generale dei maschi).

I sintomi dell’aerofobia sono caratterizzati da: sintomi fisici come tachicardia, sudorazione eccessiva, mancanza d’aria, sensazione di oppressione toracica; e sintomi cognitivi come la paura di morire.

C’è la sensazione di ritrovarsi davanti ad una situazione caratterizzata da una minaccia incontrollabile, ci si percepisce in balia degli eventi e consegnati alle capacità di persone sconosciute quali piloti e assistenti di volo. I sintomi si presentano in maniera più intensa prima dell’imbarco ed in alcune fasi particolari del volo vissute come “più problematiche” come il decollo, l’atterraggio o in caso di turbolenze, temporali o forte vento. Tutte le fasi del volo possono, comunque, essere vissute con ansia.

Oltre a trovarsi in una situazione senza via di fuga c’è ulteriore elemento di disagio, il timore di avere dei forti sintomi in volo, ne consegue un timore della “figuraccia” davanti all’equipaggio e agli altri passeggeri. In questo caso all’ansia si sommano imbarazzo e senso di inadeguatezza.

I contenuti specifici della minaccia del volo (fear of flying), sono caratterizzate dalla percezione di mettere a rischio la propria integrità fisica che è completamente affidata ad una persona sconosciuta (il pilota); c’è inoltre la sensazione di completa assenza di controllo legata alla scarsa conoscenza di nozioni sulla dinamica del volo, che fa percepire l’individuo come non in grado di anticipare gli eventi, di valutare la gravità di situazioni inattese che potrebbero verificarsi, come le “temute” turbolenze.

Inoltre, le diverse fasi del volo possono provocare sensazioni fisiche nuove, inattese e inspiegabili che provocano l’innesco del meccanismo ansioso e il timore di perdere il controllo sulle proprie reazioni corporee. I soggetti aerofobici tendono ad utilizzare il proprio stato affettivo, più che le evidenze oggettive, quale informazione saliente per esprimere valutazioni e giudizi sulla situazione temuta. In poche parole, le sensazioni legate al volo fanno avvertire un pensiero di perdita di controllo con conseguente percezione di pericolo imminente (effect as information).

I contenuti specifici della paura di volare variano molto da soggetto a soggetto, ma ci sono delle situazioni che si possono ritenere comunemente più temute di altre. Tra queste troviamo i momenti del decollo, dell’atterraggio, e la presenza di turbolenze o di cattive condizioni atmosferiche; queste vengono vissute come fasi molto pericolose del volo, in cui si pensa che sia più probabile il verificarsi di un qualunque incidente e i rumori, gli scossoni vengono avvertiti molto intensamente. Altri aspetti del volo che generalmente provocano disagio sono il fatto di trovarsi intrappolati, chiusi nello spazio ristretto dell’aereo, di non poter quindi uscire in caso di intenso malessere e di non poterlo inoltre nascondere alle altre persone delle quali non è possibile eludere la presenza.

Alcuni soggetti che hanno paura di volare, e che non temono nello specifico la paura di morire, sono soggetti claustrofobici, i quali temono soprattutto il dover stare fermi in uno spazio relativamente piccolo e con i finestrini sigillati, o agorafobici, che temono il fatto di non poter uscire dal mezzo per qualche ora e non poter essere soccorsi rapidamente oppure di sentirsi male di fronte a molte altre persone, con l’inevitabile figuraccia. In questo caso la paura del volo è una forma secondaria associata ad un altro specifico disturbo d’ansia.

LA TERAPIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE

La psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenta il trattamento più efficace per la cura della fobia specifica. Una delle tecniche maggiormente utilizzate in tale ambito è l’esposizione graduale agli stimoli temuti: il soggetto viene avvicinato in modo progressivo allo stimolo fobico (in questo caso al volo), fino ad arrivare ad avere contatto diretto con lo stimolo, che diviene neutro ai suoi occhi grazie a un processo parallelo di messa in discussione delle idee irrazionali relative allo stimolo (ristrutturazione cognitiva).

Negli ultimi anni, una delle tecniche cognitivo-comportamentali maggiormente utilizzata per fronteggiare la paura di volare, è la mindfulness. Alcune compagnie, per esempio quelle britanniche, propongono corsi di mindfulness in particolar modo quelli che utilizzano il protocollo MBSR.