Il Mutismo Selettivo è un disturbo dell’ansia, si caratterizza dall’ estrema difficoltà del bambino a parlare in varie situazioni sociali, che si traduce in una chiusura totale.

I bambini con Mutismo Selettivo non riescono letteralmente a parlare in determinati ambienti; il vissuto di ansia è così importante che non riescono a parlare.

Questi bambini non sono muti a causa di deficit di apprendimento, di autismo, di gravi disturbi dell’età evolutiva, di disturbi comportamentali opposizionali, ecc. (sebbene questo non significhi che un altro disturbo non possa verificarsi contemporaneamente al Mutismo Selettivo, ma non ne è la causa).

Se si confrontano i bambini tipicamente timidi con quelli selettivamente muti, questi ultimi sono al lato estremo dello spettro della timidezza.

Una larga parte dei bambini con mutismo selettivo risponde ai criteri diagnostici della fobia sociale. La fobia sociale è una paura persistente delle situazioni e prestazioni sociali, tale stato è osservabile dal linguaggio corporale “impacciato” di questi bambini quando l’attenzione è rivolta verso di loro. Molti bambini girano la testa altrove, si toccano i capelli, guardano a terra, abbassano la testa, si nascondono in un angolo, si succhiano il dito (o le dita), o in genere trovano qualcosa con cui giocherellare. Molti assumono uno sguardo “assente” o mostrano un volto “inespressivo”e si comportano come se ignorassero l’altro, mentre, in realtà, sono così ansiosi e impauriti da non riuscire a rispondere. Per una diagnosi corretta si deve verificare che il bambino non abbia disturbi gravi dello sviluppo linguistico (per esempio, una seria balbuzie) che lo ostacolano nell’espressione verbale in situazioni sociali. Deve conoscere la lingua parlata nel contesto in cui il disturbo si manifesta, il disturbo deve durare da almeno un mese, ma questo mese non deve essere il primo mese di scuola, perché il cambiamento di ambiente può provocare un disturbo transitorio. Quindi, se il problema si presenta al primo inserimento nella scuola, è prudente aspettare un po’ più di un mese per vedere se il problema si risolve spontaneamente o se invece assume il carattere di un disturbo persistente. L’aspetto fondamentale del problema è che in almeno un contesto il bambino è in grado di  parlare, mentre in altri contesti, dove ci si aspetta che  parli, rimane muto.

Sia i manuali diagnostici sia la letteratura recente descrivono alcuni aspetti che si trovano di frequente nei bambini con mutismo selettivo. Per esempio, molti di essi sono ansiosi, talvolta in maniera specifica nelle situazioni sociali (ansia sociale) o addirittura fobici (fobia sociale), a volte presentano comportamenti oppositivi   altre volte manipolativi .

Va tenuto presente che anche questi aspetti possono essere “selettivi”, ossia presentarsi in maniera diversa a seconda del contesto. Possiamo vedere per esempio bambini selettivamente muti che sono timidissimi a scuola, ma poco timidi fuori (ad esempio, vanno nei negozi da soli e chiedono le cose anche agli sconosciuti); oppure ci possono essere bambini remissivi e passivi a scuola, che sono dei piccoli tiranni in casa.

Nel caso in cui il mutismo selettivo coinvolga l’ambito scolastico, il primo passo è quello di alleviare l’ansia in classe, creando un clima disteso e rilassato in cui il bambino si senta più possibile accettato e contenuto. Tra le possibili indicazioni da fornire alle insegnanti è utile ricordare il rispetto dei tempi del bambino, evitare di mettere pressioni sugli aspetti della comunicazione verbale, concedere inizialmente di utilizzare il linguaggio non verbale, graduando le aspettative e fissando obiettivi intermedi (ad esempio permettere al bambino di indicare, di usare lo sguardo, l’alzata di mano o di scrivere su un foglio le risposte).

Nell’attività del circle-time, si consiglia di non fare domande a tutti, ma lasciare la libertà di intervenire o meno tenendo in mente che negli interventi a turno, l’ansia aumenta quando il loro turno si avvicina.

Si può migliorare l’autoefficacia del bambino affidandogli piccoli compiti e incarichi alla sua portata e favorendo l’attività in coppia o in piccolo gruppo.

Risulta spesso utile non ignorare questa difficoltà nei confronti della classe, ma gestirla, concordando prima con il bambino e in sua presenza, che tutti abbiamo paura di qualcosa, e che il compagno sa parlare ma a volte non riesce a far uscire le parole, tale gestione può fornire l’occasione ad ogni compagno di classe di parlare delle proprie paure e in parallelo riduce il rischio di marginalizzazioni da parte degli altri bambini.

 

 

In alcuni casi i bambini con Mutismo Selettivo non amano produrre rumori o suoni, anche meccanici; può essere utile produrre e riprodurre suoni attraverso il gioco. Così come posso essere di aiuto tutte le attività ludiche che presuppongono giochi di tipo simbolico e creativo.

Uno dei problemi per gli insegnanti è la valutazione: si possono utilizzare compiti scritti o chiedere ai genitori di effettuare a casa delle registrazioni mentre il bambino ripete la lezione o legge a voce alta. Si potrebbe dare la consegna a tutti gli alunni e poi ascoltare insieme tutte le registrazioni in classe. Un dato da tenere presente è che spesso le valutazioni creano tensione in questi bambini, in alcuni casi anche quelle scritte. Rispetto alle verifiche è possibile programmarle o predisporle in piccoli gruppi per ridurre l’esposizione all’altro; prevedere domande orali nelle quali siano previste risposte chiuse (del tipo si/no o una sola parola), dispensare il bambino dalla lettura ad alta voce in pubblico. In generale ampliare le attività didattiche che prevedono l’utilizzo di materiale alternativo alla parola (disegni, foto, scrittura, musica).

Dal momento che il Mutismo Selettivo fa parte dei disturbi d’ansia, lo specialista che segue il bambino potrà stendere una breve relazione nella quale suggerisce agli insegnanti gli strumenti compensativi o le misure dispensative più idonee, ma anche il consiglio di classe può in modo autonomo, in accordo con la famiglia, preparare per il proprio alunno un Piano Didattico Personalizzato.

In linea con questo è opportuno tenere presente che Mutismo Selettivo rientra pienamente nella definizione dei Bisogni Educativi Speciali (“Qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo, dovuta all’interazione dei vari fattori di salute, secondo il modello ICF dell’OMS, e che necessita di educazione speciale individualizzata”).

Il Consiglio di classe risulta quindi autonomo nel decidere se attivare percorsi di studio personalizzati e formalizzarli in un Piano Didattico Personalizzato (PDP); a differenza che nei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), nel caso dei BES l’intervento non si basa su una diagnosi clinica, ma su criteri di efficacia e convenienza.

Non tutte le personalizzazioni richiedono un PDP. “La scuola può intervenire nella personalizzazione in tanti modo diversi, informali o strutturati, secondo i bisogni e la convenienza.” (Nota MIUR, 22/11/2013). Non si può valutare la convenienza se non è stata definita, almeno a grandi linee, la strategia di personalizzazione scelta. In ogni caso la scelta delle misure da adottare è strettamente specifica per ogni singolo bambino, ai comportamenti che mostra e alla sua storia personale da concordare con la famiglia e se presente con lo specialista di riferimento.

 

( Francesco Baccetti)

Per approfondimenti:

  • Cline, T., Baldwin, S. Selective Mutism in Children, Second Edition, London, Whurr Publishers, 2004
  • Wong, P., Selective Mutism. A Review of Etiology, Comorbidities, and Treatment, Psychiatry, March 2010, 7(3): 23 – 31
  • Ti hanno mangiato la lingua? Daniela Conti-Marina M.ed. ilmiolibro.it
  • Bissoli C., Il mutismo selettivo, in Psicoterapia cognitiva dell’infanzia e dell’adolescenza Isola L., Mancini F. ed. FrancoAngeli