Eccomi qua, dopo un anno e mezzo dall’inizio della mia terapia mi ritrovo davanti a un foglio bianco che piano piano si è riempito di cancellature, il mio terapeuta mi ha dato un compito, dopo tutti questi mesi scrivere la mia storia, per me stessa, per l’impegno e la fatica nel ricostruire la mia vita, per tutte quelle donne che come me si ritrovano in una condizione simile. Sono una donna adulta, una famiglia, un marito, anzi ex marito, i figli, la casa, un lavoro part time, la famiglia del mulino bianco. Per gran parte della mia vita non ho fatto altro che sentirmi in colpa e in ansia, sono state queste le emozioni che mi hanno caratterizzato sia da bambina, mia madre è stata bravissima a farmele provare ogni giorno, che da adulta, ho avuto un marito altrettanto capace e sottile in questo; e così mi sono ritrovata così piena di ansie, infelice, incastrata. Per il bene degli altri, per un senso del dover infinito, per apparenza, ho rinunciato alla mia carriera, ai miei sogni, ai miei desideri che con il tempo ho smesso anche di ascoltare ripetendomi “sei una moglie, una madre, non puoi permetterti simili scemenze”, e così sono passati gli anni e con gli anni le occasioni e le amicizie un tempo così importanti per me. Un giorno l’attacco di panico ha rotto come una pietra contro una vetrata la mia gabbia dorata, e le ansie, le angosce, i rimpianti che per trent’anni ho tenuto nascosti a me stessa e al mondo hanno bussato, anzi sfondato la porta della mia casa. In questo anno ho scoperto che in ognuno di noi c’è una parte critica più o meno forte, in me fortissima, che non fa altro che farci sentire in colpa, inadeguate, in ansia, che mi ha impedito di percepire e rispondere ai miei bisogni, che con la stampella psicologica di “lo faccio per la famiglia, lo faccio per i miei figli” non solo non ho inseguito i miei sogni, ho calpestato i miei bisogni, ma non ho tutelato nemmeno i miei figli dalle liti e dall’ipocrisia, con il miraggio di una famiglia da copertina. Per fortuna la vita mi ha riservato una seconda possibilità che la psicoterapia mi ha fatto vedere e che con l’aiuto del mio terapeuta ho colto con tutta la forza che avevo dentro di me. In questi mesi la stanza della terapia è stata per me il luogo dove potermi raccontare, sfogare, dove poter comprendere e mettere ordine nei miei pensieri, grazie a questo percorso ho imparato una nuova importantissima parola assertività, un concetto a me fino a sei mesi fa sconosciuto, un’abilità che grazie al mio allenamento, il mio terapeuta è stato un vero coach in questo, è divenuta per me lo strumento per comunicare i miei bisogni, le mie aspettative, i miei desideri, le mie opinioni; sembra assurdo ma io non facevo tutto questo, mi adeguavo e andavo avanti per inerzia, immersa nella paura e nell’angoscia. Grazie a questa questa avventura oggi mi sento meglio, ho ripreso in mano la mia vita, ho trovato il coraggio e la forza di fare scelte che mai prima avrei fatto. Voglio concludere con una frase presa in prestito da un film consigliato dal mio terapeuta, non ci sono ruoli per le quali sono nate, ci sono solo ruoli che ogni giorno scegliamo e costruiamo per noi stesse.