Il ruolo dell’ansia rispetto all’orgasmo maschile e in particolare nel disturbo da eiaculazione precoce

di
Francesco Baccetti

Esistono numerose e differenti definizioni di eiaculazione precoce in letteratura che rendono molto difficoltoso fornire dati precisi di prevalenza di questo disturbo sessuale, peraltro descritto come il più frequente nella popolazione maschile. Complessivamente si stima che la prevalenza dell’eiaculazione precoce possa interessare tra il 3% e il 30% della popolazione maschile.

L’eiaculazione precoce consiste nella presenza di persistente o ricorrente eiaculazione in seguito a stimolazione sessuale anche minima, oppure prima, durante o poco dopo la penetrazione; comunque prima di quando il soggetto desidererebbe. Nel disturbo da eiaculazione precoce, quindi, l’uomo eiacula prima di quando desidererebbe con conseguente scarso appagamento sessuale proprio e del/della partner.

Tenendo conto delle varie manifestazioni e situazioni nelle quali questa difficoltà può presentarsi,  è possibile identificarne quattro tipologie:

– Situazionale: l’eiaculazione precoce è presente con un solo partner o solo in determinate circostanze

– Generalizzata l’eiaculazione precoce è presente costantemente e al variare dei/delle partners

  • Permanente l’uomo ha presentato da sempre il problema (da quando o subito dopo l’inizio della sua vita sessuale)
  • Acquisito  l’uomo ha sviluppato il disturbo dopo un periodo in cui l’eiaculazione è regolarmente avvenuta in tempi più lunghi.

Pensando alle possibili cause alla base di questo disturbo è possibile individuarne tre gruppi:

 

  • Cause organiche in particolare le malattia gemito-urinarie ( HIV, gonorrea, clamidia, sifilide, infezioni da trichomonas, infezioni da funghi, uretriti, prostatiti)

 

  • Cause farmacologiche, tra i farmaci che possono interferire con l’eiaculazione ricordiamo, Fenotiazine (clorpromazina), Aloperidolo, Alfa bloccanti (Cardura, Teraprost, Omnic, Pradif, Benur, etc..); Antidepressivi triciclici.
  • Cause psicologiche, tra queste ricordiamo, prime esperienze sessuali caratterizzate da nervosismo e rapidità; attività sessuale caratterizzata da bassa frequenza e scarsa esperienza, difficoltà a gestire la novità che comporta un rapporto, disagio inerente alle tematiche di controllo e di intimità; alti livelli d’ansia, stress interni (derivanti dal modo di pensare e di interpretare le situazioni), stress esterni (ad esempio: preoccupazioni di tipo economico, problemi di salute, preoccupazione per le implicazioni di una malattia e/o paura di una ricaduta, dolore per la perdita di una persona cara, difficoltà sul lavoro, apprensione per i figli e i propri cari); omofobia interiorizzata (il timore di poter essere omosessuali, o che la performance al livello sessuale sia indice del proprio orientamento sessuale).

Rispetto alle cause psicologiche risulta portante e centrale il ruolo dell’ansia, come emozioni determinante nella genesi di questo disturbo, ma anche nel suo mantenimento, risulta quindi essere un importante fattore non solo di vulnerabilità, ma anche di scompenso o di mantenimento.

Prendendo in considerazione il dialogo che può essere presente nella mente di una persona che prova uno stato di ansia importante e prolungato rispetto al rapporto sessuale e in particolare alla preoccupazione di avere un’eiaculazione precoce, troviamo pensieri del tipo:

  • “Sono un mezz’uomo non riuscirò mai ad avere un rapporto sessuale dignitoso
  • ”Mi sento agitato, quando sto così so già che sarà un disastro, è terribile”
  • “Devo non pensarci, ma non ci riesco, che figuraccia, penserà che non mi piace, non posso sopportarlo”
  • “Sono una nullità, non posso avere nessun rapporto, devo stare solo sono condannato”
  • “Se fallisco potrebbe accorgersene, resterò solo anche questa volta, se poi lo racconta a qualcuno sono finito”

“Non sono normale, sono un difettato, tutte lo sapranno e nessuna vorrà più uscirecon me, che vergogna.

Tali pensieri non solo generano sofferenza nell’individuo, ma vanno a strutturare dei veri e propri circoli viziosi che intrappolano la persona in una spirale di ansia e di preoccupazione, facendo percepire il rapporto sessuale come una prestazione caratterizzata da ansia, sconfitta, vergogna e senso di inadeguatezza.

Una volta escluse le cause di natura medico/organica, la terapia cognitivo comportamentale si concentra sugli aspetti psicogeni. E’ possibile sintetizzare il trattamento in 3 punti.

  1. Psicoeducazione, conoscenza dell’anatomia sessuale e del ciclo di risposta sessuale (fasi del funzionamento erotico), miglioramento della consapevolezza del proprio corpo, comprensione dei fattori fisiologici e psicologici coinvolti nel rapporto sessuale, esame delle credenze e dei miti comuni inerenti il sesso, ecc.;
  2. Aspetti Comportamentali: previo addestramento, sia l’uomo che la coppia (loddove presente) si utilizzano specifiche tecniche ad esempio la tecnica dello ‘stop and start’
  3. Aspetti cognitivi: analisi dei pensieri (ABC) e delle credenze, riconoscimento dei circoli viziosi e dei principali bias cognitivi, ristrutturazione cognitiva.

 

In alcuni casi è possibile prevedere in affiancamento una terapia farmacologica.