di
Niccolò Varrucciu

 

A un certo punto della vita la maggior parte degli esseri umani vengono esposti a un evento traumatico o si trova a dover fronteggiare fattori di stress significativi, per esempio la perdita di persone care, violenze intra o extra-familiari o disastri naturali.

La maggior parte di queste persone andrà incontro a recuperi graduali mentre altre svilupperanno gravi disturbi psichiatrici, tra cui il disturbo post-traumatico da stress (PTSD) o la sindrome acuta da stress. Questi quadri clinici sono caratterizzati da alterazioni fisiologiche, fra le quali il danneggiamento dell’asse ipotalamo-ipofisi surrene e del sistema nervoso autonomo, entrambi implicati nella regolazione di più sistemi corporei, tra cui il sistema immunitario.

La malattia autoimmune, che normalmente si manifesta come reazione immunitaria anormale in specifici organi o sistemi corporei, può essere influenzata da reazioni acute a eventi stressanti. Sebbene studi su animali sembrano supportare un potenziale collegamento, ci son ancora poche evidenze dell’associazione tra disturbi legati allo stress e malattie autoimmuni negli esseri umani.

I dati esistenti si basano in gran parte su campioni maschili e militari che si concentrano sul PTSD invece che su tutti i disturbi clinicamente confermati legati allo stress. Ulteriori limiti fanno riferimento all’utilizzo di disegni “cross-sectional (trasversali)”, piccole dimensioni del campione e controllo incompleto di fattori familiari.

Uno studio effettuato in Svezia e pubblicato su JAMA nel 2018 ha valutato l’associazione tra i disturbi legati allo stress e il conseguente rischio di autoimmunità malattia, controllando i fattori familiari attraverso un paragone tra fratelli, utilizzando registri nazionali in Svezia che includono informazioni su tutte le diagnosi mediche e i legami familiari.

Il campione è stato costituito individuando tutti gli individui nati in Svezia e che vivevano in Svezia nel 1980; quessti individui sono stati seguiti dal 1 ° gennaio 1981 al 2013, collegando i dati del censimento al National Patient Register, Registro multigenerazionale, registro dei farmaci prescritto, registro della causa della morte e registro delle migrazioni. Sono stati esclusi scluso i pazienti con una storia di malattia autoimmune o con informazioni contrastanti, oltre alle persone nate prima del 1932, per consentire l’identificazione completa dei membri della famiglia dal registro multigenerazionale.

I risultati sono di forte impatto: a seguito di un evento traumatico, fisico o psicologico, che abbia portato a un PTSD, il rischio di ammalarsi di una malattia autoimmune è cresciuto fino a circa il 40% e il rischio di avere più malattie autoimmuni addirittura è triplicato.

Nelle persone con meno di 30 anni il rischio di sviluppare una malattia autoimmune è risultato maggiore fino al 50% in più rispetto al gruppo di controllo; oltre i 50 anni il dato è sceso al 23%.

Lo studio ha mostrato una significativa eterogeneità per le singole malattie autoimmuni, forse a causa delle differenze di patogenicità o del grado di autoimmunità.

Nello studio sono stati evidenziati traumi come la separazione, una crisi coniugale, la perdita del lavoro, una missione di guerra o a una malattia cronica/invalidante, oltre a 41 malattie autoimmuni, tra cui artrite reumatoide, sclerosi multipla, lupus ecc.

Una possibile ipotesi psicologica, da affiancare a quella fisiologica dell’aumento delle citochine infiammatorie (NGF, BAFF, PAF, TNF-alfa, ecc…), risiede probabilmente nel cambiamento nello stile di vita dopo l’esposizione a traumi, he spesso implica disturbi del sonno, abuso di alcol o sostanze e aumento del fumo, che possono indirettamente alterare il rischio di malattia autoimmune.
I risultati del presente studio hanno dimostrato che non solo i pazienti con PTSD, ma anche individui con altri e più comuni disturbi legati allo stress, hanno sperimentato un considerevole aumento del rischio relativo di malattia autoimmune, oltre a essere coerenti con alcune evidenze biologiche che collegano lo stress psicologico e gli eventi stressanti a diverse alterazioni della funzione immunitaria, fornendo supporto a un modello biopsicosociale nell’eziologia della malattia autoimmune.

Nello specifico, sotto stress il sistema nervoso autonomo attivato potrebbe indurre una disregolazione della funzione immunitaria e la disinibizione della risposta infiammatoria attraverso il riflesso infiammatorio. Inoltre, i pazienti con PTSD hanno riportato livelli di cortisolo eccessivamente bassi, in particolare in seguito a esposizione a traumi precoci. Lunghi periodi caratterizzati da bassi livelli di cortisolo possono portare alla produzione citochine infiammatorie, con conseguente invecchiamento accelerato delle cellule immunitarie e sovra-attivazione sistema immunitario.

Alla luce di queste scoperte, diviene sempre più importante il ruolo della psicoterapia, anche in quelle aree che per anni sono state appannaggio esclusivo della medicina.

Infatti, alla base di una patologia “fisica” ci potrebbero essere delle basi anche psicologiche. Per fronteggiare efficacemente questi elementi, negli ultimi anni la terapia cognitivo comportamentale e le evoluzioni di III generazione hanno fornito protocolli molto efficaci nella cura del trauma.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

  • DeVries GJ, Olff M. The life time prevalence of traumatic events and posttraumatic stress disorder in the Netherlands. J Trauma Stress. 2009;22(4): 259-267. doi:10.1002/jts.20429
  • Kwiatkowska B et al, Reumatologia. 2018;56(4):219-227. doi: 10.5114/reum.2018.77973. Epub 2018 Aug 31
  • Song H et al, JAMA. 2018 Jun 19;319(23):2388-2400. doi: 10.1001/jama.2018.7028