di
Paolo Rosamilia

La depressione è la seconda malattia più diffusa al mondo, seconda solo alle patologie cardiache, il 4,4% della popolazione mondiale ne è afflitta.

Questa patologia crea delle dannose conseguenze sul piano psico-sociale, tanto che rappresenta il 1,5% delle cause di morte al mondo e il 12% di queste morti comprende la fascia di età che va dai 20 ai 34 anni.

La depressione, oltre a compromettere il funzionamento fisiologico, cognitivo e psico-sociale, è caratterizzata da un forte vissuto di tristezza, irritabilità e senso di vuoto. Nel DSM-V i vari disturbi depressivi si differiscono per la durata, per l’eziologia e per la distribuzione temporale. Essi sono:

Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente (età evolutiva), il disturbo depressivo maggiore, il disturbo depressivo persistente (distimia), il disturbo disforico premestruale, il disturbo depressivo indotto da sostanze/farmaci, il disturbo depressivo dovuto ad un’altra condizione medica, il disturbo depressivo con altra specificazione, il disturbo depressivo senza specificazione.

La depressione può partire da una semplice emozione di tristezza o da un vissuto di demoralizzazione, fino ad arrivare ad una vera e propria malattia che coinvolge un’alterazione del sistema neurovegetativo, come la mancanza delle ore di sonno o una riduzione dei bisogni primari.

I sintomi principali dello stato depressivo possono essere caratterizzati da:

  • sintomi somatici (ad esempio: perdita di energie, senso di fatica, disturbi della concentrazione e della memoria)
  • sintomi cognitivi (ad esempio: rallentamento ideativo, incapacità decisionale, ruminazione, autosvalutazione).
  • sintomi emotivi (tristezza, disperazione, senso di colpa, vuoto, perdita di interesse, irritabilità e ansia).
  • sintomi comportamentali (ad esempio: isolamento sociale, comportamenti passivi, riduzione dell’attività sessuale, tentativi di suicidio).

Le cause della depressione possono variare da soggetto a soggetto. Forti esperienze di fallimento come la perdita di lavoro, le bocciature, le rotture relazionali, ecc… possono innescare aspettative negative su di sé, sul mondo e sul futuro. Negli ultimi anni si è avvalorata la tesi che tra le cause della depressione ci sono i fattori biologici, ovvero, i familiari di primo grado di pazienti afflitti da depressione hanno maggiori probabilità di sviluppare il medesimo disturbo.

Il processo che caratterizza tutti i disturbi depressivi e ne causa l’aggravamento, il mantenimento e la ricomparsa, è la ruminazione. La ruminazione è una forma circolare di pensiero, rivolto al passato e legato alla perdita di qualcosa di importante. Quando si presenta un vissuto di tristezza, il soggetto sposta l’attenzione sulle proprie sensazioni e sulle proprie preoccupazioni, poiché c’è l’esigenza di comprenderne il significato e la causa. Questo meccanismo ruminativo accresce maggiormente la sensazione di non riuscire a fronteggiare il sentimento di angoscia. Di conseguenza si intensifica il tentativo di trovare la soluzione e si genera la percezione di mancanza di controllo sui propri processi di pensiero e sul proprio umore.

Secondo le linee guida internazionali APA (1993, 2000), per la cura della depressione, risultano essere efficaci la terapia cognitivo comportamentale (CBT) e la terapia interpersonale (IPT), oltre alla terapia farmacologica a base di antidepressivi.

Le ultime ricerche in ambito di efficacia mostrano come, il trattamento psicoterapico (CBT e IPT) in confronto agli antidepressivi ha un effetto più duraturo nel tempo diminuendo la probabilità di ricaduta dopo il trattamento. Infine, l’integrazione dei trattamenti risulta essere efficace su vari aspetti del disturbo depressivo, per esempio, i farmaci possono ridurre velocemente i sintomi nelle forme medio-gravi, la CBT può lavorare efficacemente sui sintomi soggettivi (es. la ruminazione), anche quando il paziente ha gravi deficit sociali e concomitanti disturbi di personalità, e l’IPT può lavorare efficacemente sulla qualità delle relazioni sociali anche quando il paziente ha gravi difficoltà di attenzione e concentrazione.

 

BIBLIOGRAFIA

  • Rainone, Mancini (2019). La mente depressa: comprendere e curare la depressione con la psicoterapia cognitiva.
  • American Psychiatric Association (1993). Practice guideline for major depressive disorder in adults. American Journal of Psychiatry
  • American Psychiatric Association (2000). Practice guideline for treatment of patients with major depressive disorder (revision). American Journal of Psychiatry