COME LA PSICOTERAPIA MI HA AIUTATO

 

Ho sempre pensato che la mia vita fosse una vita normale, anzi felice, forse al di sopra della media: un marito affettuoso, due figli splendidi e in salute, non mi è mai mancato niente. Certo, cosa volere di più? Buona salute, amici e un percorso spirituale da sperimentare. Era così che mi sentivo quando, per lavoro di mio marito ci trasferimmo tutti quanti a Francoforte, in Germania e otto anni dopo a Vienna, in Austria. Bè, avevo dovuto lasciare un figlio diciannovenne a Francoforte perchè proseguisse i suoi studi e gli amici di una volta non c’erano più, ma li sentivo per telefono e qualche volta mi venivano a trovare e quel cammino spirituale mi aveva fatto conoscere altre persone con le quali mi incontravo almeno una volta alla settimana. E poi, quei mesi invernali in un paesaggio incantevole mi riempivano di gioia. MA, c’era un ma: ogni tanto, all’improvviso mi prendevano degli attacchi di panico ed un’ansia così forte che mi faceva preoccupare non poco. Ma poi passava, anche se con l’aiuto di qualche compressa, e non ci pensavao più di tanto.

A Francoforte avevo appreso il Training Autogeno e approfittai di questa esperienza per insegnarla ad altri, che, a quanto affermavano, ne traevano molto giovamento. Poii quel periodo all’estero finì. Dopo venti anni mio marito era stato di nuovo spostato a Firenze e lo seguii con mia figlia. Ma non ero scontenta, anzi: finalmente avrei potuto frequentare i miei amici e stare più vicina a mia madre e mia sorella che, dopo la morte di mio padre, erano rimaste sole. Anche a Firenze mi adoperai per trovare un posto dove insegnare il Training Autogeno e la cosa andò bene finchè non mi capitò una forte labirintite che mi impediva di muovermi con sicurezza.
L’ansia aumentò e aumentarono anche le medicine.
Poco più tardi mio marito andò in pensione e spesso, data la mia insicurezza, delegavo a lui le faccende di cui mi ero occupata fino ad allora.
Non sentendomi più in grado di guidare regalai la mia auto a mia figlia,che nel frattempo si era sposata e aspetta la prima bambina.

Andare a trovare mamma e sorella diventava sempre più pesante e piuttosto triste a causa di vecchie incomprensioni ed al carattere difficile e rabbioso di mia sorella. Nonostante avessi vissuto in una famiglia agiata, la mia infanzia non è stata felicissima.
Mi è mancato molto l’affetto e la presenza dei miei genitori, perchè mia madre seguiva mio padre nelle sue toruneè e provavo spesso un senso di solitudine ed abbandono. Per ben otto anni ho subito abusi da parte di un familiare e non ho mai avuto il coraggio di parlarne con qualcuno, portando da sola, fin da piccolissima, questo grande peso.

Poi morì anche mia madre e mia sorella rimase sola nella grande casa, mentre io facevo l’ennesimo trasloco in un piccolo appartamento, lasciandomi dietro il ricordo delle belle villette con giardino in cui avevo abitato all’estero.
I miei amici poi, non li vedevo e non li sentivo quasi mai. I vent’anni trascorsi all’estero avevano cambiato le cose: loro avevano fatto altre scelte, altri programmi dei quali io non facevo più parte.
L’ennesima delusione per me che mi aspettavo di tornare indietro nel tempo. Ma non si può, si deve andare avanti. E questo mi ha un pò spaventata.

La mia ansia cresceva ogni giorno di più e per evitare gli attacchi di panico mi rinchiudevo in casa con mio marito che mi accudiava, cercando di farmi mangiare un pò si è inventato il mestiere di cuoco tuttofare, mentre io passavo le mie giornate rannicchiata nel letto a pensare alle cose più negative di questo modno e concedendomi solo qualche ora di svago davanti alla TV. Dimagrita di quasi trenta chili, e rinchiusa in casa da 3 anni, parlando con il medico di famiglia, mi convinsi che avevo bisogno di un aiuto che nessun familiare mi poteva dare.

Fu così che incontrai il mio psichiatra, un uomo sensibile e disponibile, che mi dette degli antidepressivi e mi fece conoscere una psicoterapeuta in gamba che mi prese per mano e mi insegnò i primi passi e, come si accompagna un bimbo al suo primo giorno di asilo, mi accompagnò verso un percorso, inizialmente irto di ostacoli emozionali, ma che, passo dopo passo, mi permise per prima cosa di aprire la porta di casa, poi di arrivare incortile, in seguito per strada e poi sempre più avanti.
Prove da superare, evitamenti da evitare, facendo crescere la mia utostima e l’amore per me stessa e per il coraggio che fino ad allora mi era mancato, facendomi capire le mie paure, le mie convinzioni sbagliate e i miei punti deboli.

E’ passato qualche anno da allora, ma ne è valsa la pena. Mi sono riappropriata della mia vita, dei miei figli, dei miei nipoti e… di qualche chilo in più.

E allora cosa rimane adesso se non esprimere un grande ringraziamento a quelle persone che si sono prese cura di me, che mi hanno ascoltato con tanta pazienza e che mi hanno guarito da quella “bestia nera” della depressione, che mi hanno consigliato, spronato, aiutato in tanti modi.
Credo che un semplice grazie non sia sufficiente. Spero solo che la mia testimonianza possa aiutare altre persone a capire che “da soli” non ce la facciamo, che dobbiamo prendere coraggio e avere l’umiltà di chiedere aiuto a persone competenti, prima possibile, perchè alla depressione se ne esce e perchè la sofferenza che si prova è come morire dentro ogni istante della nostra vita. E’ importante rendersi conto che basta allungare una mano per trovare chi ti tira fuori dal fango di queste sabbie mobili.

E’ l’atto più saggio che TU possa fare.

Daniela