Che cos’è e come si manifesta
La vulnerabilità emotiva, la dissociazione, le reazioni emotive acute ed improvvise, l’impulso ad agire sulla base di esse, la forte sensibilità verso la perdita, i profondi sentimenti di vuoto. E ancora, il brutale istinto che trascina verso la distruzione delle relazioni, l’oscillazione della consapevolezza che porta a confondere l’immaginazione con la realtà e ad agire sulla base di rappresentazioni fantastiche. Sono l’eterogeneità e la variabilità sintomatiche a caratterizzare il quadro del Disturbo Borderline di personalità (DBP). Le caratteristiche principali del disturbo sono l’instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività.
Instabilità delle relazioni interpersonali. Questi individui compiono sforzi disperati per evitare un reale o immaginario abbandono fino a commettere azioni impulsive come comportamenti suicidari o automutilanti; possono credere che questo “abbandono” implichi che essi sono “cattivi”. Questi timori di abbandono sono associati all’intolleranza a restare soli e alla necessità di avere persone con loro. Sono inclini a cambiamenti improvvisi e drammatici della loro visione degli altri: chi soffre di questo disturbo può passare rapidamente dall’idealizzazione alla svalutazione dell’altro, quando sente di non essere sufficientemente accudito e supportato.
Instabilità dell’immagine di sé. Vi sono variazioni improvvise e drammatiche dell’immagine di sé, caratterizzate da cambiamenti di obiettivi, valori, aspirazioni. Possono esservi improvvisi cambiamenti di opinioni e di progetti a proposito della carriera, dell’identità sessuale, dei valori e dei tipi di amici. Sebbene abbiano di solito un’immagine di sé che si basa sull’essere indegni, cattivi e pericolosi, gli individui con DBP possono talvolta sentire di non esistere affatto. Tali esperienze solitamente si manifestano in situazioni in cui percepiscono la mancanza di una relazione significativa, di accudimento e di supporto.
Instabilità dell’umore. Questi individui tendono a reagire più intensamente del normale ad eventi stressanti in ambito interpersonale. Ad esempio possono andare incontro a forte irritabilità, ansia, rabbia, panico o disperazione che di solito durano poche ore o, raramente, alcuni giorni. Gli individui con questo disturbo possono essere afflitti da sentimenti cronici di vuoto. Facilmente annoiati, possono costantemente cercare qualcosa da fare. Quando si trovano ad essere molto arrabbiati e ad esprimere questa emozione, talvolta anche in maniera esplosiva, successivamente possono provare vergogna e senso di colpa, emozioni che contribuiscono a confermare la valutazione di sé come indegni, cattivi e pericolosi. Durante i periodi di stress estremo, possono manifestarsi idee paranoidi transitorie o sintomi dissociativi.
Impulsività. L’impulsività di manifesta in almeno due aree potenzialmente dannose per sé. Possono giocare d’azzardo, spendere soldi in modo irresponsabile, abbuffarsi, abusare di sostanze, avere rapporti sessuali non sicuri o guidare in maniera spericolata. Inoltre possono manifestare ricorrenti comportamenti, gesti o minacce suicidari, o comportamento auto mutilante (per es. tagli, bruciature). Le azioni distruttive sono solitamente indotte da minacce di separazione o di rifiuto e frequentemente vanno a compromettere l’equilibrio nelle relazioni già instabili di questi soggetti. Spesso queste azioni agite impulsivamente portano sollievo nel breve termine, riaffermando la capacità di sentire o di espiare la sensazione di indegnità personale; tuttavia, oltre ad essere pericolosi per l’incolumità fisica, questi comportamenti generano solitamente negli individui dei vissuti di vergogna, colpa, tristezza e rabbia verso se stessi.

Trattamento
Gli obiettivi generali del trattamento sono una riduzione delle oscillazioni emotive, dei comportamenti impulsivi potenzialmente dannosi, una ridefinizione dell’immagine di sé e una maggiore stabilità nel dominio relazionale.
Nello specifico, nell’ambito di un clima relazionale collaborativo, terapeuta e paziente si impegnano a lavorare su diversi obiettivi specifici: riduzione dell’eccessiva sensibilità emotiva per favorire una migliore gestione di reazioni intense e impulsive; incremento del controllo di stati mentali ed emotivi attraverso l’acquisizione della consapevolezza del momento presente (es. abilità di mindfulness); sostituzione di comportamenti disfunzionali con altri maggiormente efficaci; acquisizione di abilità di efficacia interpersonale (es. saper chiedere ciò di cui si ha bisogno, saper dire no e gestire i conflitti relazionali mantenendo e il rispetto di sé e il rapporto con l’altro); ridefinizione dell’immagine di sé per favorire la formazione di un senso di identità più stabile.
Tali interventi sono in parte mutuati dalla Dialectical Behavioral Terapy, una terapia evidence-based ideata negli anni ‘70 da M. Linehan, di provata efficacia su popolazioni cliniche e non cliniche. Il nucleo centrale di questo modello di intervento è il trattamento della vulnerabilità emotiva e del discontrollo degli impulsi che sottendono ai comportamenti disfunzionali descritti. Nel caso in cui la sofferenza degli individui affetti da questo disturbo raggiunga livelli di elevata pericolosità per la loro incolumità (es. stati suicidari, atti automutilanti, abuso di sostanze, guida pericolosa), si rende necessario un trattamento integrato che vede il coinvolgimento di familiari e/o incontri di gruppo (gruppi di skills training e di mindfulness) e/o della farmacoterapia. Il coinvolgimento dei familiari permette di creare attorno al paziente un nucleo di persone consapevoli delle dinamiche del disturbo e dell’impatto che questo ha sull’individuo e sull’ambiente. Il trattamento di gruppo ha come obiettivo quello di aiutare i pazienti a comprendere maggiormente il disturbo, individuare e gestire i momenti di crisi, incrementare le abilità interpersonali, ridurre la conflittualità nelle relazioni importanti e facilitare i soggetti nell’accettazione degli stati di sofferenza. Ciò che permette l’efficacia di questi interventi è un lavoro di équipe costante e ben strutturato.

Per sapere di più sull’argomento
American Psychiatric Association, 2014. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore

Clarkin J.F., Lenzenweger M.F., 1997. I disturbi di personalità . Eds. 1997, Raffaello Cortina Editore, 1997, Milano.

Clarkin J., Yeomans Frank E.; Kernberg O. F., 2000. Psicoterapia delle personalità borderline. Raffaello Cortina Editore, 2000, Milano.

Dimaggio G., Semerari A., 2007. I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Stati mentali, meta rappresentazione, cicli interpersonali. Laterza.

Linehan M., 2015. Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline. Raffaello Cortina Editore, 2015, Milano.

Safran J. D., Muran J. C., 2003. Teoria e pratica dell’alleanza terapeutica. Laterza 2003.

Swales M. A., Heard H. L., 2012. La terapia dialettico-comportamentale. Caratteritiche distintive. Ed It a cura di Silvia Cabrini. Franco Angel s.r.l., 2012, Milano.

Il disturbo borderline di personalità: modelli di comprensione e strategie di trattamento cognitivo-comportamentali

http://www.psicoterapeutiinformazione.it/rokdownloads/Rivista%20n.%207%20Giugno%202011/Giulia%20Paradisi%20-%20Disturbo%20Borderline%20di%20Personali