Che cos’è e come si manifesta

La caratteristica essenziale dl disturbo schizotipico di personalità è un pattern pervasivo di deficit sociali e interpersonali caratterizzato da forte disagio e ridotta capacità nelle relazioni affettive, e da distorsioni cognitive e percettive ed eccentricità di comportamento. Spesso questi individui hanno idee di riferimento (ovvero interpretazioni scorrette di avvenimenti casuali e di eventi esterni come se avessero un significato particolare e insolito specificamente per la persona); in risposta allo stress possono presentare episodi psicotici transitori (della durata di qualche minuto fino a qualche ora). Questi individui possono essere superstiziosi o preoccupati da fenomeni paranormali in contrasto con le norme della loro subcultura. Possono sentire di avere il potere speciale di intuire gli eventi prima che questi accadano o di leggere i pensieri degli altri. Possono anche essere presenti alterazioni percettive, come ad esempio avvertire la presenza di un’altra persona o sentire una voce che sussurra il proprio nome. Il pensiero e l’eloquio sono spesso “strani”: spesso si esprimono in maniera vaga, circostanziale, metaforica, iperelaborata o stereotipata. Questi individui sono spesso sospettosi e talvolta possono avere un’ideazione paranoide (ad es. convincersi che i colleghi stiano tramando contro di loro per cercare di metterli in cattiva luce di fronte al principale). Solitamente hanno difficoltà ad esprimere le emozioni e gli affetti in contesti interpersonali e risultano spesso inappropriati, rigidi o limitati. Vengono in genere considerati strani o eccentrici anche per il loro atteggiamento manieristico, per il modo di vestire spesso trasandato, non coordinato e per la disattenzione verso le convenzioni sociali (es. evitare il contatto visivo, incapacità di unirsi agli scambi di battute nel gruppo, indossare abiti macchiati, ecc). Chi soffre di questo disturbo prova disagio nell’entrare in relazione con gli altri e, sebbene possa esprimere infelicità per la mancanza di relazioni, il comportamento suggerisce che ci sia un ridotto desiderio di contatti intimi. Hanno spesso pochi amici o nessun amico intimo oltre a un parente di primo grado. Nelle situazioni sociali in cui non siano coinvolti anche dei loro familiari, si sentono molto ansiosi. Interagiscono con gli altri solo quando “devono farlo”, ma in genere preferiscono stare per conto loro, perché sentono di essere diversi e di non avere la capacità di “inserirsi”. Con l’aumentare della familiarità rispetto alla situazione sociale (es. trascorrere molto tempo in un contesto interpersonale), solitamente non si rassicurano e l’ansia non diminuisce ma, al contrario, tendono a diventare sempre più sospettosi rispetto ai comportamenti e alle motivazioni degli altri.

 

Trattamento

Il trattamento cognitivo-comportamentale per questo tipo di disturbo è generalmente rappresentato da una psicoterapia individuale volta ad individuare pensieri, emozioni e comportamenti disfunzionali propri della persona che ne soffre. L’obiettivo terapeutico generale sarà quello di migliorare la qualità di vita del paziente in accordo con i suoi bisogni e priorità ma, allo stesso tempo, tenendo conto delle sue difficoltà. La terapia avrà come finalità principali l’acquisizione delle competenze sociali di base adeguate ai vari contesti di vita, e della capacità di identificare i propri stati emotivi, potendoli successivamente esprimere e verbalizzare in maniera più appropriata e funzionale.

 

Per sapere di più sull’argomento
American Psychiatric Association, 2014. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore