Fidarsi o non fidarsi? La fiducia nelle relazioni interpersonali

di Debora Pratesi

Che cos’è la fiducia? E perché spesso essa è al centro dei conflitti tra le persone e danneggia le relazioni?

Con “fiducia” possiamo intendere un sentimento basato su una profonda esperienza interiore che esista “qualcosa” che ci sostiene e che si prenda cura di noi donando la sensazione di poter affrontare le esperienze della vita senza temere di esserne sopraffatti.

La “fiducia” è un elemento chiave per dare avvio a una buona comunicazione e interazione e spesso spiega il successo nelle relazioni permettendoci di distinguere tra persone di cui fidarsi o non fidarsi.

La fiducia negli altri è un sistema che si è evoluto negli esseri umani poiché risulta necessario per la sopravvivenza; si impara a “fidarsi” degli altri in fasi molto precoci della vita, sin dalla nascita si ha bisogno di affidarsi a “qualcuno” per sopravvivere.

Le esperienze che si hanno, durante la vita e specialmente nell’infanzia, determinano in una certa misura l’aspettativa di trovare o non trovare in seguito una sicura base personale e la misura in cui saremo capaci di stabilire e mantenere, quando ve ne sia l’opportunità, un rapporto reciprocamente gratificante.

Ci fidiamo generalmente delle persone che ci “riconoscono”, che esprimono interesse nei nostri confronti e che comprendono il nostro stato d’animo: l’esperienza di essere compresi genera senso di fiducia e di sicurezza.

Per cui la natura delle aspettative che si nutrono nei confronti degli altri ha un ruolo rilevante nel determinare i tipi di persone a cui ci accosteremo in relazione a come queste risponderanno nei nostri confronti.

Ci fidiamo in sostanza di chi soddisfa le nostre aspettative.

Per questo motivo la prima manifestazione del nostro senso di fiducia si concretizza con la capacità individuale di riconoscere le figure appropriate, volenterose e capaci di fornire una base sicura e, in secondo luogo, nella capacità di collaborare con tali figure in un rapporto reciprocamente gratificante; in altre parole un buon senso di fiducia è dato da una capacità di far fiduciosamente conto sugli altri quando l’occasione lo richieda e di sapere su chi è giusto far conto e di cambiare ruolo se la situazione cambia.

Avere fiducia vuol dire “affidarsi”, significa pensare che abbiamo gli strumenti per affrontare la situazione e far affidamento su altri, da noi selezionati, che potranno sostenerci e darci la forza nei momenti di difficoltà. Il potersi affidare rende necessario aver quindi fiducia nelle proprie capacità e risorse.

Quando ci sentiamo “fiduciosi” potremo avere aspettative positive nei confronti degli altri così da permettere di relazionarci con loro in modo autentico e senza difese ed avere una maggiore possibilità che gli altri tengano conto dei nostri bisogni.

Capita spesso invece di pensare che siamo stati traditi o che non ci si può fidare di qualcuno: la sfiducia che si attiva nelle relazioni spesso causa diffidenza e comportamenti di chiusura, portando a volte alla rottura delle relazioni.

Quando accade che qualcuno ci rifiuta, ci ferisce o in qualche modo non soddisfa le nostre aspettative possiamo provare “sfiducia” nei loro confronti.

È possibile che la sfiducia che si attiva nella relazione presente riapra ferite provocate durante la nostra vita di esperienze vissute negativamente, può risvegliare ricordi in cui siamo stati traditi o abbiamo subito dei torti.

Quando questo accade siamo portati a non fidarci e il non aver fiducia porta a difendersi per evitare di essere danneggiati.

Così avremo più difficoltà a creare e a mantenere  rapporti con le altre persone e tenderemo ad attuare schemi comportamentali coerenti con le nostre aspettative ed emozioni. Senza fiducia possiamo diventare sospettosi, ansiosi, timorosi di essere traditi. La fiducia può quindi essere compromessa se non si riesce ad individuare nell’ambiente figure affidabili e dal comportamento coerente credendo che le loro intenzioni siano diverse da quelle dichiarate.

L’oscillare tra la sensazione di fiducia e sfiducia è normalmente frequente: è possibile fidarsi fino a che l’altro si accorda con le nostre aspettative e mettere in discussione la fiducia nei suoi confronti quando, al contrario, l’altro fa qualcosa contro tale soddisfacimento; allora inizieremo a accumulare risentimento e sfiducia sempre più profonda e generalizzata.

Vivere esperienze di “fiducia” permette di accrescere anche la fiducia in noi stessi e sentirci meno vulnerabili generando momenti personali positivi ma anche accettare il dolore  generato da esperienze di sfiducia può essere vantaggioso. Le situazioni che mettono in discussione le nostre aspettative o speranze possono dimostrarsi occasioni utili per iniziare a prendere consapevolezza della realtà. Farsi guidare dalle nostre fantasie porta ad influenzare il modo di valutare una situazione o una persona generando reazioni emotive negative che possono mettere in discussione  la relazione con gli altri. Se riusciamo a riconoscere quando questo accade, quando le fantasie prendono il controllo, potrebbe essere possibile acquisire consapevolezza su cosa sta realmente accadendo.

Può essere doloroso vedere le cose come stanno e probabilmente una parte di noi continuerà a sentirsi ferita in certe occasioni e non smetterà di sperare che le cose vadano diversamente, ma se siamo consapevoli della provenienza di tale sofferenza possiamo provare a non reagire ad essa, prendendo atto della realtà e di quello che effettivamente ci mostra accrescendo la fiducia in noi stessi.

Per approfondimenti:

  • Costruzione e rottura dei legami affettivi. Bowlby