di
Francesca Solito

La “visibilità” delle famiglie omogenitoriali

Diventare genitori rende la “visibilità” della coppia omosessuale una condizione imprescindibile.

Se fino a quel momento i partner della coppia avevano potuto decidere con chi e quando essere visibili come omosessuali, nel momento in cui diventano genitori questo non è più possibile.

Si possono identificare diversi gradi di trasparenza da parte della coppia, così come è possibile riconoscere diversi gradi di accettazione soprattutto da parte delle famiglie d’origine. Questo accade perché ogni persona ha la sua storia, la sua educazione, le sue esperienze di vita, la sua condizione sociale, tutti fattori che non appartengono strettamente alla condizione omosessuale, ma che determinano il modo di relazionarsi con il mondo. I neo-genitori affrontano prima e dopo l’arrivo del figlio un “percorso di visibilità”, più questo percorso si basa sulla trasparenza, sull’apertura e sull’accettazione e più avranno la possibilità di fornire ai propri bambini una crescita serena.

Per i figli nati in un contesto particolare conoscere la verità è importante, tutti i bambini sono curiosi di sapere come sono venuti al mondo e già intorno ai due-tre anni pongono domande sulla loro nascita, per i genitori omosessuali raccontare ai propri figli che sono nati dal loro amore non basta, non possono fermarsi a questo.

Alla consueta domanda: “Come sono nata?” si aggiunge quella riguardante il perché della propria composizione familiare, diversa da quella dei coetanei. Chiedono: “Perché ho due papà?”, “Perché ho due mamme?”. Si rende allora necessario spiegare loro anche come “nei fatti” siano stati concepiti, attraverso un linguaggio semplice, adatto alla loro età ma veritiero che permetta di comprendere la propria struttura familiare. Conoscere come sono venuti al mondo è importante non solo perché è il primo evento significativo che li riguarda, ma anche perché gli altri bambini glielo chiederanno (gli adulti di solito non lo fanno) e devono essere messi in condizione di poter rispondere con tranquillità e sicurezza.

 

Inserimento a scuola: le paure dei genitori omosessuali

La scuola dell’infanzia rappresenta per tutti i bambini il primo momento importante di socializzazione secondaria. Per la prima volta si trovano in un ambiente costituito da un gruppo e non filtrato dai propri genitori. L’incontro con la scuola è per tutti i genitori un momento ricco di emozioni e di timori, il proprio bambino viene affidato a degli estranei. Per i genitori omosessuali questa esperienza si carica anche di altre paure legate alla visione negativa che la società ha dell’omosessualità, e soprattutto può far riemergere la propria omofobia interiorizzata, ovvero la percezione di sé stesso come persona sbagliata, anormale, giustamente discriminata.

 

Sono tutti timori ricorrenti, che frequentemente riemergono con grande potere nell’incontro con l’esterno e accompagnano il percorso genitoriale a lungo.

Anche negli insegnanti emergono pregiudizi, paure, ansie, ma anche curiosità rispetto ad una situazione totalmente nuova. Il primo impatto inevitabilmente fa affiorare le proprie concezioni di base, non filtrate e non riviste. Non facciamo esperienza di tutto ma su tutto abbiamo un’idea, un’opinione. Ritrovarsi in prima persona in una situazione di cui finora abbiamo avuto solo un’opinione può rappresentare una grande opportunità di crescita.

 

Come si possono comportare gli insegnanti quando entrano in contatto con famiglie omogenitoriali?

Per gli insegnanti è molto importante fare domande ai genitori in modo da acquisire informazioni sulla composizione familiare e sulla loro storia. Sapere quello che il bambino conosce rispetto al suo concepimento è indispensabile per sostenere la sua esperienza sociale ed educativa nella scuola. Spesso i genitori hanno dato informazioni su come è nato, è molto frequente che i bambini ne parlino tra loro o si trovino a rispondere a domande dei propri compagni. Se l’insegnante è in possesso di questa informazione potrà interagire e intervenire con serenità. Sapere come il bambino chiama i suoi genitori, se chiama entrambi “papà o “mamme”, se usa il nome proprio o se utilizza altri termini nati all’interno della famiglia per distinguere le due figure genitoriali consente alle maestre di utilizzare gli stessi termini che sono in uso nel quotidiano e questo consente ai bambini di sentirsi confermati nelle loro sicurezze. Gli insegnanti devono anche chiedere che tipo di comunicazione dare ai genitori degli altri bambini in caso di domande sulla loro famiglia. Sono molteplici le informazioni da chiedere e gli insegnanti non devono temere di essere inopportuni o invadenti, in quanto la conoscenza è fondamentale per un buon inserimento e per una buona pratica didattica.

Negli ultimi tempi si è assistito ad un mutamento apprezzabile nella didattica nell’ambito di una maggiore apertura e integrazione, che ha avuto origine dal numero sempre più elevato di bambini stranieri.

Per gli insegnanti risulta più semplice lavorare nello specifico sull’integrazione di diversità che riguardano i bambini a causa di una maggiore letteratura, formazione e sensibilizzazione in materia. Ancora troppo raramente o secondo una modalità non troppo accurata viene presa in considerazione la diversità delle famiglie da cui i bambini provengono, dando per scontato la composizione classica. La conoscenza delle diverse composizioni familiari permette ai docenti di adeguare il materiale didattico alle peculiarità presenti, partendo dai vissuti reali dei bambini della classe.

Negli ultimi anni la letteratura, soprattutto estera ma sempre di più anche italiana, si è arricchita di materiale che prende spunto dalle nuove realtà familiari, dando vita a testi rivolti all’infanzia su temi delicati quali ad esempio le separazioni, l’amore tra persone dello stesso sesso, l’adozione, l’inseminazione artificiale, le famiglie omogenitoriali. Introdurre nella scuola, all’interno della didattica, questo nuovo materiale permette a tutti i bambini di rispecchiarsi all’interno del racconto e di conoscere le nuove realtà presenti anche se non gli appartengono direttamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

Per approfondire:

Beppato G., Scarano M.T. (2010), Il libro di Tommi. Milano, Il Dito e La Luna.

Goldberg A.E. (2015), Omogenitorialità. Famiglie con genitori gay o lesbiche: studi e ricerche. Trento, Erickson.

Lalli C. (2009), Buoni genitori. Storie di mamme e di papà gay. Milano, il Saggiatore.

 

Libri consigliati per genitori e insegnanti:

Brami E., Billon-Spagnol (2016), La dichiarazione dei diritti dei papà. Lo Stampatello.

Brami E., Billon-Spagnol (2016), La dichiarazione dei diritti delle mamme. Lo Stampatello.

Elliot M. (2019), La bambina con due papà. DeAgostini.

Kramer F., Panzini L. (2014). Ho due mamme. Terra Nuova dei Piccoli.

Kramer F., Panzini L. (2014). Ho due papà. Terra Nuova dei Piccoli.

Pardi F. (2014), Perché hai due mamme? Lo Stampatello.

Pardi F. (2014), Perché hai due papà? Lo Stampatello.