«Ho sofferto di disturbo ossessivo-compulsivo». Fino a qualche mese fa rispondevo così ai confidenti che mi domandavano perché mai la mia patente scadesse dopo un anno, o perché dicessi di aver avuto un’adolescenza più travagliata del normale. Parlavo di questo disturbo quasi fosse una forza esterna, irresistibile, che si era insinuata nella mia mente e contro cui io avevo lottato fino ad ottenere una vittoria soddisfacente agli inizi del 2015.
Scavando più a fondo, però, mi sono reso conto che questa visione era incompleta e soffriva ancora di una maturità non ancora pienamente conseguita. Crescendo, invece, ho cominciato a ragionare in modo diverso. Se veramente nella mia mente comparivano questi pensieri, essi dovevano comunque far parte del mio essere, per quanto mi potessero sembrare strani, disturbanti e incoerenti con la mia personalità. Vedendo le cose da questa prospettiva sono riuscito a capire molte cose in più. Anzitutto, ho capito che spesso questi pensieri disturbanti erano delle punizioni che io mi infliggevo in modo volontario, anche se non del tutto consapevole, per aver fatto, detto o pensato qualcosa che secondo me era inaccettabile.
 
 Ad esempio, intorno ai 16 anni, avevo la seguente ossessione: notavo e ingigantivo i difetti fisici delle persone, fin quando non mi parevano disgustose. Reagivo contro questi pensieri cercando argomentazioni che difendessero queste persone contro le mie accuse di essere brutte. Fino a qualche tempo fa attribuivo questi fatti ad un astratto disturbo ossessivo-compulsivo. Ora, però, ho capito che questa era una delle tante punizioni che mi ero inflitto. Una volta, infatti, rifiutai una ragazza sulla base del suo aspetto fisico. Ma dato che mi era sembrato di essermi comportato in modo superficiale, mi punii. Mi punii cercando in tutti dei difetti fisici in tutti e convincendomi che pensavo che tutti fossero disgustosi. Nessun disturbo ossessivo, quindi, nessuna malattia: ero semplicemente severo, punitivo, cattivo con me stesso.
 
Essendo arrivato a questa consapevolezza, cosa che mi è stata possibile anche grazie all’intervento del centro di psicoterapia cognitiva e agli importanti spunti che mi ha fornito, ho rivoluzionato la mia vita in modo ancora più profondo. Invece di trovare la causa dei miei comportamenti e dei miei pensieri in un presunto male psichico, la cerco dentro di me, dentro i miei atteggiamenti, dentro la mia personalità. Perché adesso sono consapevole che il motivo della mia severità contro me stesso, che tanto mi ha fatto soffrire, è da ricercarsi nella mia benevolenza verso il prossimo. Punendomi per delle cattive azioni volevo solo, in qualche modo, vendicare chi le aveva subite. Ma avendo capito in cosa consiste realmente la mia personalità posso ora svilupparla in modo costruttivo: creare cose meravigliose per tutti, invece che attaccare me stesso. E distribuire le mie consapevolezze al resto del mondo, in modo tale da salvaguardare la salute di tutti.