di
Francesca Maria Gori

La sensazione di essere un bluff e il timore di essere smascherati
LA SINDROME DELL’IMPOSTORE

La Sindrome dell’Impostore si identifica con la sensazione di frode percepita in coloro che ne sono affetti che considerano immeritata la loro posizione sociale, il loro ruolo lavorativo e i risultati ottenuti nel corso della propria carriera, nonostante vi siano le testimonianze oggettive del contrario. Attribuiscono il loro successo a fattori esterni, quali la fortuna o il caso, piuttosto che alla propria abilità e competenza. Proprio per questo motivo queste persone, considerandosi dei truffatori, vivono nel timore di essere smascherati come impostori e di veder crollare il mondo fittizio che si sono costruiti attorno. Questo meccanismo psicologico viene innescato dalla netta separazione che le persone applicano fra realtà, nella quale si verifica una condizione di successo e di realizzazione, e sentimento, ossia, la sensazione di ipocrisia che li conduce a negare i propri traguardi perché considerati fasulli.

La Sinfrome dell’Impostore è un fenomeno molto comune, non annoverato fra i disturbi mentali presenti nel DSM, basato sulla distorsione della realtà fatta dal soggetto nel momento in cui si riconosce immeritevole della propria posizione sociale e lavorativa, misconoscendo i propri meriti ed imputando invece il proprio successo a fattori esterni, quali il caso, il destino o le circostanze fortuite nelle quali si è scontrato durante le cosiddette fasi di “aut-aut” della propria esistenza.

La SI infatti riguarda principalmente l’auto-percezione, in particolare, l’auto-inganno, in quanto gli individui, negando le proprie capacità e le proprie qualifiche, si convincono di una menzogna e fabbricano loro stessi la truffa per la quale temono poi di essere scoperti: immaginano nella loro mente di essere un qualcuno (un incompetente, un inetto, etc…) che, nella realtà, non sono.

Una delle modalità più diffuse nel tentativo di giustificare, in qualche misura, il proprio successo è quello di attribuire ogni merito alla fortuna o, addirittura, ad un disegno finalistico organizzato dal destino che, con la disposizione di una serie di variabili favorevoli, ha permesso la realizzazione dell’individuo. Un altro aspetto riguarda, poi, la convinzione che il proprio successo sia direttamente proporzionale alla semplicità del compito assegnato, ma anche la certezza che quest’ultimo si sia verificato a causa di un errore di valutazione. Tutte queste scuse che vengono elaborate dal soggetto e assemblate insieme contribuiscono a potenziare la sensazione di sentirsi un impostore e di essere sbugiardati da una sorta di interlocutore socratico che, sollevando il velo di Maya, “punzecchia” la saldezza del proprio sapere.

La dinamica psicologica dell’autoinganno, inoltre, determina la produzione di pensieri e sentimenti impostori che, non solo portano questi soggetti a smentire i riconoscimenti esterni e oggettivi del loro merito, ma li conducono anche a negare i successi che sono già stati raggiunti. La sindrome, infatti si affianca alla paura del fallimento, dal momento che questi individui hanno già raggiunto dei risultati, e proprio per questo, temono di perderli.

 

Il ciclo dell’impostore, ricostruito da Pauline Clance è di fondamentale importanza per capire il fenomeno della SI. Questo ha inizio nel momento in cui viene assegnato un compito che richiede un risultato, come ad esempio il lavoro scolastico o un compito professionale. Gli individui che soffrono della SI, possono reagire a questo incarico e responsabilità o con una preparazione eccessiva (perfezionismo) o con una procrastinazione iniziale seguita da una preparazione finale frenetica. Dopo il completamento dell’attività, tali soggetti provano un iniziale senso di sollievo e soddisfazione, ma queste sensazioni positive non persistono. Infatti, sebbene essi possano ricevere dei feedback positivi riguardanti la buona riuscita dell’attività da loro svolta, gli impostori negano che il proprio successo sia correlato alle loro capacità e, di conseguenza, coloro che si sono eccessivamente preparati per svolgere il compito che gli era stato assegnato si convincono che il successo ottenuto si dipeso dal duro lavoro svolto, dall’altro lato, quelli che inizialmente procrastinavano, rimandando lo svolgimento dell’incarico che gli è era stato affidato, attribuiscono poi il proprio successo a fattori esterni, come la fortuna. La convinzione degli impostori nell’attribuire il successo allo sforzo o alla fortuna contribuisce a rafforzare e a mantenere il ciclo dell’impostore. Infatti, quando viene assegnato loro un nuovo compito da svolgere, l’insicurezza crea in questi individui un alto livello di ansia e il ciclo dell’impostore viene ripetuto.

Di seguito alcuni dei principali fattori caratteristici della SI individuati attraverso vari studi, fra i quali le ricerche svolte su questo fenomeno dalla dottoressa Valerie Young, e descritti in prima persona da individui che sono state affetti da SI, come Joyce Roché, presidente e CEO della Girls Inc. (“Conquering Impostor Syndrome: lessons from female and minority business leader”, Joyce Roché, 2014)

  • Timore di non essere all’altezza delle aspettative altrui.
  • Attribuzione del successo a fattori esterni, quali la fortuna o il caso.
  • Timore di essere smascherati come incompetenti o inidonei.
  • Incertezza sulla propria capacità di raggiungere nuovamente un traguardo già ottenuto in passato.
  • Convinzione riguardante la superiorità intellettuale altrui.
  • Tendenza a non divulgare una eventuale promozione prima del suo effettivo ricevimento, per il timore che questa possa essere improvvisamente detratta.
  • Ostinazione e immenso sacrificio nel portare a termine i propri lavori per dimostrare il proprio valore.
  • Ricerca costante di una convalida esterna, che attesti le proprie qualità.
  • Tendenza a mantenere la propria vita reale (educazione, lauree, etc..) segreta ai coetanei, in modo tale che essi non abbiano motivo di dubitare riguardo ai risultati ottenuti e si astengano, quindi, dal tentativo di scoprire l’imbroglione che si cela al di sotto del proprio profilo apparentemente qualificato e stimato.
  • Senso di angoscia per le imperfezioni presenti nel proprio lavoro o nei compiti assegnati.

La Sindrome dell’Impostore genera un notevole impatto sul benessere psicologico, fisico e professionale di un individuo, di seguito sono riportate alcune condizioni psicopatologiche che solitamente accompagnano la SI: ansia, depressione, burnout, esaurimento fisico come conseguenza di una mole eccessiva di lavoro, mentalità fissa, eliminazione di feedback positivi (cioè, la tendenza ad ignorare complimenti o riconoscimenti provenienti da altre persone o da fattori esterni), perfezionismo, procrastinazione, utilizzo di un atteggiamento umoristico esplicitato sotto forma di “autodeprecazione”, che viene innescato da questi individui come un meccanismo di difesa psicologica per rispondere agli elogi e ai riscontri positivi ricevuti da parte degli altri, dialogo interno negativo.

La sindrome dell’impostore affligge in silenzio coloro che ne sono affetti, in quanto si identifica con la paura di “essere messi allo scoperto”. Proprio per questo motivo, il passo fondamentale per imparare a gestirla è quello di uscire dal proprio silenzio, riconoscere il fenomeno e, di conseguenza, dare un nome al problema ed aprire un dialogo al riguardo.

 

Per approfondimenti:

 

  • Clance P. R., Imes S. (1978). The imposter phenomenon in high achieving women: dynamics and therapeutic intervention.
  • Harvey J. C. (1981). The Impostor Phenomenon and Achievement: A Failure to Internalise Success.
  • https://www.paulineroseclance.com/impostor_phenomenon.html
  • Subani Chandra, MD, FCCP, Candace Huebert, MD, FCCP, Erin Crowley, MD, Aneesa M Das, MD, FCCP (2019). Impostor Syndrome: Could it be Holding You or Your Mentees Back?.
  • Valerie Young (2012). Vali più di quel che pensi.
  • Paola Arisci (2020). Sindrome dell’impostore. Ovvero, accettare il proprio valore soprattutto quando anche gli altri lo riconoscono.
  • Monica Zoppè (2015). La sindrome dell’impostore: non sono davvero brava come sembra.