di
Cecilia Lombardo

Il narcisista sceglie “prede” con particolari caratteristiche: si tratta di persone empatiche, sensibili, che hanno una propensione all’autosacrificio, che sono quindi abituate a mettere al centro i bisogni dell’altro, trascurando i propri. Sono persone che in quel momento sono fragili, vulnerabili, hanno un’autostima bassa. Il narcisista fiuta questa vulnerabilità da lontano, così come la disponibilità, il calore umano, l’empatia, elementi che costituiscono il suo nutrimento emotivo, caratteristiche della preda che alimentano l’ego del narcisista, perché lo fanno sentire importante, l’“ombelico del mondo” del partner, e quindi un dio che ha diritto di essere adorato e magnificato. Eh già, non c’è in queste relazioni reciprocità, che è la base delle relazioni sane tra adulti: per i narcisisti le regole sono diverse che per i comuni mortali, si sentono dotati di maggiori diritti, non fanno parte della “plebaglia” per cui sono state fatte le leggi e le convenzioni sociali, sono al di sopra. Per questo trovano normale per sé stessi disattendere gli accordi, arrivare in ritardo, usare due pesi due misure.

Per le caratteristiche della personalità narcisista si rimanda agli articoli “Egoista che non sei altro” di Lisa Lari http://www.psicoterapia-cognitiva.it/egoista-che-non-sei-altro/ e “La relazione con un narcisista” di Giulia Paradisi http://www.psicoterapia-cognitiva.it/la-relazione-con-un-narcisista/

Spesso le “vittime” del narcisista hanno dei talenti, particolari capacità, o bellezza, perché il narcisista deve avere la sensazione di essere legato a persone speciali, di cui potersi vantare e per cui potersi dire: “Sono invidiabile” o “Io ottengo tutto ciò che voglio”. Il partner per il narcisista non è visto come persona, con bisogni e diritti pari ai suoi, ma è un’estensione di sé, rappresenta lui”. Le qualità e i successi del partner diventano parte della sua persona, rinforzando l’idea/illusione di essere migliore, superiore agli altri. Ciò che lega a doppio filo la “vittima” è il proprio estremo bisogno di guida, supporto, conferme, perché non confida nel suo valore, si sente sempre incompleta, vuota, incapace, se sola. Da un punto di vista tecnico si può dire che ha tratti dipendenti di personalità, se non un vero e proprio Disturbo Dipendente di Personalità, illustrato in modo completo nell’articolo di Giulia Paradisi “Disturbo Dipendente. Arianna e il vuoto della solitudine” http://www.psicoterapia-cognitiva.it/disturbo-dipendente-arianna-e-il-vuoto-della-solitudine/

Certamente non tutti i “dipendenti” finiscono tra le fauci di un narcisista, ma chi ha tratti dipendenti e nella propria infanzia ha sperimentato maltrattamenti, o abusi fisici o emotivi, o trascuratezza dei propri bisogni psicologici, ovvero era un/a bambino/a “non visto”, gli era impedito di esprimere sentimenti e necessità, sarà inconsciamente attratto da relazioni che ripropongono lo stesso schema vissuto nella famiglia di origine, perché lo svilimento o la negligenza risultano normali, familiari. Su questo tema si veda la trattazione più ampia di Giulia Paradisi nell’articolo “La relazione con un narcisista”.

Si consideri che chi è narcisista nella maggior parte dei casi non sa di esserlo, non lo riconosce, non lo ammette e molti dei comportamenti li attua in automatico, senza rendersi conto del danno che compie e, in ogni caso, non sentendosi in colpa per questo.

Le relazioni di coppia con un narcisista di solito ricalcano il cliché di queste tre fasi, occorre puntualizzare che nessuna di esse ha una durata precisa, possono essere cicliche e anche sconfinare una nell’altra.

  • Bombardamento d’amore (love bombing) o periodo d’oro

È la fase dell’aggancio, dell’innamoramento, delle sensazioni positive. È una fase in cui il narcisista indossa una maschera e si mostra meraviglioso, il partner ideale, tutto ciò che l’altro/a poteva desiderare.

Può comprendere grandiosi atti d’amore, per esempio regali, complimenti, promesse, attenzioni, gesti eclatanti. Una persona sana, che ha un’autostima solida, in questa fase si accorge che c’è qualcosa di non autentico in questi atteggiamenti, il partner sta recitando una parte. Ma siccome la “vittima” ha un bisogno enorme di riconoscimento, di valore, si lascia facilmente ingannare. Durante questa fase il narcisista brucia le tappe, può arrivare a parlare di convivenza, matrimonio, figli, e questo ha un duplice scopo:

  1. cercare di agganciare la vittima, appagando il suo bisogno di sentirsi di valore, importante, e rassicurandola sulla profondità del legame;
  2. accorciare la fase di love bombing, che per il narcisista richiede un forte impegno, dispendio di risorse, e così arrivare in minor tempo alla seconda fase.

 

  • Svalutazione

In questa fase il narcisista si può rilassare, perché sente di aver stabilito un rapporto solido e di avere potere sull’altro, che viene messo in un ruolo secondario, servile. A questo punto si mostra per quello che è: incoerente, poco disponibile, non empatico, non mantiene le promesse, mente, pretende, può avere comportamenti scorretti. Il partner si ribella a questo, perché non corrisponde all’immagine idilliaca mostrata nella fase di bombardamento d’amore, e manifesta disaccordo, esprime critiche, fa delle richieste. In una relazione sana il litigio porta a mettersi in discussione e infine ad arrivare ad un punto di incontro, mentre con il narcisista i litigi non portano da nessuna parte, perché la persona narcisista non ammette i suoi errori e non ha interesse a vedere il punto di vista dell’altro, né a soddisfarne i bisogni: per questo può arrivare a distorcere e negare l’evidenza, perché non può permettersi di intaccare la propria immagine perfetta.  La colpa è sempre al di fuori, non c’è assunzione di responsabilità. Anzi, le critiche vengono vissute con estrema rabbia, al narcisista non passerà per la mente di fare tesoro delle osservazioni che gli vengono mosse, utilizzandole per evolvere, cercherà piuttosto con svalutazioni o manipolazioni di dimostrare quanto è l’altro ad essere sbagliato.

A questo punto una persona con una buona autostima se la darebbe a gambe. Per una persona dipendente, invece, è troppo difficile chiudere, sembra impossibile fare a meno di lui/lei. La vittima non scappa perché si attacca alla prima immagine, quella vista durante il love bombing, e allora, non potendo rinunciarvi, cade nella trappola della manipolazione: giustifica, perdona, “passa sopra”, si dice che è anche colpa sua, o che è un periodo particolare poi magari le cose cambieranno. Invece su questo non si può avere speranza: il narcisista non cambia perché l’immagine perfetta di sé che si è creato è vitale, non riesce a sopravvivere allo smascheramento che svela i limiti e i difetti, perché è troppo doloroso.

Se le manipolazioni non funzionano reagirà con aggressività, in certi casi addirittura con violenza, furore. In alternativa o in aggiunta può dipingere sé stesso come vittima, avere esplosioni di depressione, di disperazione che servono a ripristinare l’ordine iniziale, perché una persona empatica, di fronte a tanto dolore esibito cederà facilmente alla tentazione di accorrere, accogliere, accudire. Se però questo non accade, al narcisista rimarrà solo una carta da giocarsi, ovvero lo scarto.

  • Scarto

Lo scarto consiste in una rottura drastica, fatta in modo sprezzante, da un momento all’altro, senza avvisaglie. Annientare la vittima è l’ultima arma a disposizione del narcisista, per cui sceglie con cura la data e il momento, selezionando situazioni in cui il partner è particolarmente fragile (per esempio dopo una malattia, un lutto), oppure un giorno che dovrebbe essere lieto (ad es. il compleanno), in modo da avere il maggiore impatto possibile, perché l’altro è impreparato, inerme. L’intento è distruggere in modo crudele quando l’altro ha meno risorse per reagire, perché sotto shock.

Lo scarto spesso è preparato con cura in anticipo, così come da tempo è possibile che il narcisista parli alle spalle del partner con amici e parenti, dipingendolo/a come una persona negativa, instabile, problematica, ecc… e convincendo quindi gli altri che è lui la vittima. Mentre gli altri (magari anche le future prede) sono intente a consolarlo e a consigliarlo di troncare la relazione, lui prepara l’attacco finale, lo scarto, che ha due scopi:

  • Ripristinare l’immagine grandiosa perché l’altro, annientato, disprezzato non è più una minaccia alla propria autostima. La condizione di debolezza della vittima le impedisce di ribellarsi e quindi il narcisista può troncare la relazione senza affrontare la sua responsabilità, le sue colpe e mancanze.
  • Indebolire l’altro in modo da tenerlo a disposizione, perché è possibile che in futuro ci sarà un nuovo tentativo di aggancio.

Chi, leggendo, si è sentito descritto nel ruolo di vittima, sappia che lo scarto è la vera chance di liberazione da una relazione tossica con un narcisista, perché può finalmente affrancarsi. L’uscita definitiva dal legame disperato riesce se si utilizza la tecnica del “no contact” (che verrà illustrata nei prossimi articoli sul tema) e se la persona dipendente sfrutta quel momento per rafforzarsi, accrescere la propria sicurezza e autostima, in modo da non cadere più nella stessa trappola.

Bibliografia

  • Bruzzone R. (2018) “Io non ci sto più. Consigli pratici per riconoscere un manipolatore affettivo e liberarsene”. Edizioni De Agostini.
  • Di Maggio G., Semerari A. (2006) “I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Stati mentali, metarappresentazione, cicli interpersonali. Editori Laterza.
  • Love C.V. (2019) “Basta narcisisti”. Edizioni Centro Studi Erickson.
  • Young J.Y., Klosko J.S. (2004) “Reinventa la tua vita”. Raffaello Cortina Edizioni.