di
Andreina Arcuri

L'ipocondria è un disturbo psichico, caratterizzato dalla preoccupazione ossessiva e del tutto
infondata di avere una qualche grave malattia. Gli ipocondriaci, infatti, sono persone consumate
dalla paura di essere malate o di soffrire di qualcosa, nonostante tutti gli esami medici svolti (anche
i più specifici) abbiano dimostrato l'esatto contrario.
Le preoccupazioni e le paure indotte dall'ipocondria possono essere così profonde da condizionare,
in maniera assai marcata, l'attività lavorativa e le relazioni sociali/affettive di una persona.
L'Ipocondria (o Disturbo da ansia di malattia, come definito dal DSM-5, 2013) è un disturbo
caratterizzato dalla presenza di un'eccessiva preoccupazione legata alla paura di poter contrarre o
alla convinzione di soffrire di una grave malattia.
I sintomi principali sono:
 Eccessiva paura di contrarre o convinzione di avere una grave malattia;
 In genere i sintomi fisici lamentati non sono presenti o, se presenti, sono di lieve entità e non
giustificano l’eccessiva preoccupazione; se effettivamente è presente il rischio di sviluppare
una malattia, la preoccupazione risulta comunque chiaramente eccessiva o sproporzionata;
 È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e una tendenza ad allarmarsi
facilmente per il proprio stato di salute;

 La persona mette in atto comportamenti eccessivi riguardanti la salute (per esempio, attua
ripetuti controlli sul proprio corpo cercando segni di malattia, ecc.) oppure presenta
comportamenti di evitamento che risultano disadattivi per la vita della persona (per esempio,
evitare gli appuntamenti dal medico, ecc.);
 Per definire tale condizione come Ipocondria è necessario che la preoccupazione per la
malattia sia presente da almeno 6 mesi (nell’arco di questo periodo però è possibile che la
persona cambi la specifica patologia temuta).
Gli individui che soffrono di ipocondria, infatti, sono persone convinte che ogni piccolo malessere
patito sia il segno di avere o di stare sviluppando una grave patologia senza avere una prova
obiettiva derivante da una corretta valutazione medica che giustifichi una tale preoccupazione,
nonostante tutti gli esami medici svolti (anche i più specifici) abbiano dimostrato l'esatto contrario.
Questo timore immaginario condiziona pian piano l'intera esistenza del soggetto colpito, dalla sfera
lavorativa ai rapporti sociali/affettivi; addirittura, nei casi più gravi, porta all'assunzione impropria
di farmaci, depressione, senso di frustrazione ecc.
Inoltre, i pazienti affetti da questo disturbo non ottengono rassicurazioni dagli esiti di una visita
specialistica: o, da una parte, continuano a consultare frequentemente i medici pur di cercare di
mitigare le loro paure o, dall’altra, evitano ogni tipo di contatto con figure e informazioni sanitarie.
Lo scopo di questi due comportamenti è quello di ridurre il disagio e l’ansia che, però, si dissipano
solo temporaneamente, riattivandosi velocemente in un circolo vizioso.
Gli individui con ipocondria manifestano questo disturbo in tanti modi.
Innanzitutto, sono ossessionati dalla paura di avere una qualche grave patologia e si spaventano
terribilmente a ogni minimo malessere percepito. Ciò li porta a prenotare continuamente visite
mediche ed esami diagnostici (risonanze magnetiche, ecocardiogrammi, chirurgie esplorative ecc.),
a contattare medici diversi per lo stesso problema, a misurarsi continuamente i segni vitali (polso o
pressione sanguigna) e a dirottare il tema di ogni discorso verso i loro fantomatici disturbi.
Quindi, nel loro tempo libero, vanno a consultare le enciclopedie mediche e i siti internet di
medicina, alla ricerca di informazioni e chiedendosi cosa potrebbe voler indicare il tal sintomo;
tante volte, durante queste ricerche, leggono di una patologia seria e si convincono di esserne affetti.
Infine, assumono delle abitudini del tutto anormali, come per esempio cambiare frequentemente
medico di riferimento, mantenersi nelle vicinanze di un ospedale anche nelle ore più impensabili
(così da poterlo raggiungere più velocemente qualora avvertano qualche dolore o malessere
immaginario) e chiamare il proprio medico di base anche a notte fonda.
Alla base dell’ipocondria vi è l’interpretazione distorta ed erronea di segni e sintomi fisici,
considerati prove di una grave malattia. Tale interpretazione è generata dalla riattivazione di schemi
mentali disfunzionali che riguardano la salute fisica, i quali a loro volta si sono costruiti nel corso
delle esperienze di vita, a seguito ad esempio di eventi critici per la persona come la morte o la
malattia di una persona cara, incidenti, comparsa di sintomi somatici prima ignorati, il soffrire di
disturbi s’ansia, il vivere con un familiare già affetto da ipocondria, episodi di malessere fisico
improvviso, epidemie, l'avere sofferto, in età adolescenziale, di una malattia molto grave,
trascuratezza da parte dei genitori, esposizione ad informazioni mediche e così via…che possono
portare la persona a sentirsi vulnerabile a qualsiasi malattia.
Le interpretazioni erronee e gli schemi disfunzionali sono alimentati e mantenuti da fattori
cognitivi, fattori comportamentali e fattori emotivi e fisiologici.
Fattori cognitivi
Tra i fattori cognitivi, un ruolo di primo piano è giocato dall’attenzione selettiva.

La persona ipocondriaca diventa particolarmente attenta alle sensazioni fisiche interne, quali ritmo
cardiaco, respirazione, deglutizione, sensazioni gastrointestinali ed anche a caratteristiche fisiche
esterne quali macchie sulla pelle, forma e grandezza delle pupille, capelli, colore della saliva, urine
e feci. Ascoltare di continuo i messaggi del proprio corpo è un modo per distorcerli e ingigantirli.
Controllare il proprio organismo produce come conseguenza a identificare proprio ciò che indica
che ci sarebbe un’alterazione organica, cosa che conduce ad aumentare l’attenzione ossessiva, che a
sua volta fa aumentare la percezione delle alterazioni dell’organismo… e così via, in un circolo
vizioso, insomma, dove più controlli più percepisci.
In altre parole, finiamo per percepire cose che non ci sono, o per ingrandire sensazioni del tutto
fisiologiche, magari addirittura alterandole.
Un altro fattore cognitivo è rappresentato dalla rimuginazione, ovvero da una attività mentale fatta
da catene di pensieri negativi percepiti come incontrollabili con cui la persona cerca di individuare e
monitorare i segni precoci di malattia. La rimuginazione, però, contribuisce a mantenere alta
l’attenzione sul corpo e sulle sensazioni che vengono, a loro volta, percepite ben di più di quanto si
farebbe normalmente.
Un terzo fattore cognitivo sono le distorsioni cognitive quali la minimizzazione di spiegazioni
alternative dei sintomi, astrazioni selettive e drammatizzazione.
Ovvero, la persona ipocondriaca svaluta e minimizza risposte mediche o dati che non confermano la
presenza di una patologia; astrae solo alcune informazioni, anche quelle meno importanti ma che
sono coerenti con la sua idea di avere una grave malattia; drammatizza e dà eccessiva importanza ad
alcuni sintomi senza considerare il quadro complessivo.
Fattori comportamenti di rassicurazione e controllo
I comportamenti di rassicurazione utilizzati dal paziente possono contribuire direttamente ad
accrescere i sintomi che costituiscono il cuore delle interpretazioni erronee e, perciò possono far
aumentare l’ansia. Il paziente che crede che il malessere che sta avvertendo indichi il
sopraggiungere di una malattia può essere indotto a controllare ripetutamente e focalizzare
eccessivamente l’attenzione su una determinata parte del corpo. Facendo così, aumenta il malessere,
che a sua volta, viene interpretato come un’ulteriore conferma della malattia temuta e, di
conseguenza, la paura cresce.
Fattori emotivi e fisiologici
L’emozione prevalente che si affianca alle interpretazioni distorte di segni e sintomi fisici è l’ansia.
Essa determina una normale comparsa di sensazioni somatiche quali sudorazione, aumento del
ritmo cardiaco, tremori o tensione muscolare, mancanza d’aria e nodo alla gola, gambe molli,
alterazioni del sonno ed altre ancora.
Queste reazioni sono a loro volta interpretare erroneamente dall’ipocondriaco con la conseguenza di
alimentare l’ansia e, con essa, l’iperattivazione delle sensazioni somatiche stesse e delle risposte
fisiologiche. In tal modo si acutizza l’attenzione sul corpo e la preoccupazione per la propria salute.
Si instaura così una spirale viziosa crescente di sintomi, interpretazioni erronee di tipo catastrofico e
ansia.
Si possono riassumere sette tipici circoli viziosi che mantengono l’ansia per la salute e che
descrivono questo disturbo.
Primo circolo vizioso: preoccupazione e ansia
Quando una persona è preoccupata per qualcosa, normalmente è anche in ansia. I due stati d’animo
vanno di pari passo: più si è preoccupati e più si è in ansia. Questi sintomi sono in effetti molto

sgradevoli, ma altrettanto innocui, cioè non sono un pericolo per la salute né tanto meno per la vita,
anche se ci sentiamo fisicamente molto male.
Le persone che soffrono di ansia per la salute, però, tendono a vivere come segnale di malattia
anche queste sgradevoli sensazioni, alimentando e aumentando così la loro preoccupazione di avere
qualcosa di grave.
Secondo circolo vizioso: preoccupazione e attenzione focalizzata sul corpo
Quando non si sta bene, è abbastanza normale formalizzare la propria attenzione sui sintomi che si
avvertono per capire se migliorano, peggiorano o aumentano. Nell’ansia per la salute questo
processo di attenzione centrata sul corpo viene distorto e in realtà serve solo ad amplificare la
propria sensibilità a percepire minimi cambiamenti naturali di un corpo sano e interpretarlo come
minaccia di malattia.
Una volta che la persona inizia attivamente a contemplare la possibilità di essere affetti da malattia
fisica grave, la sua attenzione si rivolge a raccogliere prove rilevanti di questa possibilità
considerando adeguata solamente la certezza completa di essere in buona salute. L’attenzione viene
focalizzata selettivamente sulle informazioni che potrebbero essere compatibili con la condizione di
essere ammalati, mentre tutte le altre informazioni tendono ad essere scartate considerandole, nella
migliore delle ipotesi, insufficienti e, nella peggiore, irrilevanti. Questo fenomeno, conosciuto come
bias di conferma, è ulteriormente rinforzato da altre convinzioni che sono frequenti nell’ansia della
salute, del tipo “Se non mi preoccupa della mia salute, allora è probabile che mi ammali”.
Terzo circolo vizioso: preoccupazione e controllo
Alcune persone fanno continui check-up mentali del proprio corpo, ma anche si tastano e si palpano
in cercano dei cambiamenti. Questo tipo di comportamento mantiene l’attenzione sui sintomi e sul
loro significato negativo. In questo modo, è più facile notare ogni minimo cambiamento del corpo,
così come alimentare ancora più preoccupazione e ansia. Inoltre, questo modo di controllare può far
peggiorare anche i sintomi che già preoccupano. Nuovamente il controllo aumenta il circolo vizioso
di aumento dell’ansia.
Questi costanti controlli sono altamente controproducenti perché mantengono elevata l’attenzione
allarmistica sul proprio corpo e di conseguenza mantengono stabilmente presente lo stato di
angoscia.
Allo stesso tempo facilitano la percezione di segni fisici che sarebbero invece ignorati perché
obiettivamente innocui; in più portano l’individuo ad interpretare catastroficamente anche quei
normali cambiamenti fisiologici che avvengono a seconda dei momenti della giornata e di quello
che si sta facendo (alimentazione, lavoro, sforzi fisici, sonno, ecc.)
Quarto circolo vizioso: preoccupazione e ricerca di rassicurazione
La persona più è preoccupata, più è in ansia, più sta male, più monitora i sintomi e controlla il
corpo, più le percepisce, più si spaventa, in un’escalation distruttiva, cerca quindi rassicurazioni
sulle proprie condizioni dal medico, dai familiari e amici. Spesso si sottopone a esami e
accertamenti medici anche invasivi pur di sentirsi più sicuro del fatto che i suoi timori sono
infondati. Il problema è che è difficile avere una garanzia al 100%. Inoltre, l’esito di questi
accertamenti vale solo per i sintomi ormai passati, ma non per i sintomi futuri
Così come i comportamenti protettivi, la serenità dura solo poco tempo, poiché l’ansia e le
preoccupazioni sulla propria salute tornano irrimediabilmente alla ribalta.
Inoltre, la difficoltà di accettare come convincenti le risposte rassicuranti avute dai professionisti ed
altre fonti di informazioni, porta l’ipocondriaco a coltivare nel tempo sfiducia nei confronti dei
professionisti stessi, etichettati come incompetenti, vaghi, o non capaci di comprenderlo. Una

conseguenza estrema di tale sfiducia è rappresentata dalla consultazione compulsiva di medici
sempre diversi o da un vero e proprio scetticismo nei confronti dell’intera Scienza medica.
Quinto circolo vizioso: preoccupazione e ricerca di informazioni sulle malattie
Un’altra forma di rassicurazione è costituita dal cercare continuamente informazioni sulla malattia
temuta. Questo comportamento rappresenta un altro modo di prestare attenzione alla salute. Se la
persona continuerà a cercare, prima o poi si troverà qualche sintomo.
Sesto circolo vizioso: preoccupazione ed evitamento delle informazioni
Alcune persone fanno l’opposto di cercare informazioni sulle malattie, e smettono di guardare
programmi televisivi o leggere articoli. Altre evitano di parlare della malattia o di andare dal
dottore, sottoporsi ad esami di controllo. Usano il pensiero “se non lo so, non c’è”. Queste forme di
evitamento possono ridurre nel breve tempo i pensieri e le preoccupazioni. A lungo termine,
l’evitamento impedendo di avere almeno qualche certezza, fa restare nell’ignoranza, favorisce
fantasie e deduzioni arbitrarie che mantengono il terreno fertile all’ansia e alla preoccupazione, e
non aiuta a pensare in modo realistico alla salute.
Settimo circolo vizioso: preoccupazione ed evitamento dell’attività fisica
Alcune persone evitano l’attività fisica per proteggersi dalla malattia. Questo comportamento non
solo rende la vita meno piacevole ma contribuisce a ridurre la forma fisica. L’effetto della mancanza
di attività fisica, come sentirsi stanchi, accaldati, può far aumentare le preoccupazioni per la salute e
portare a ridurre ulteriormente l’attività fisica
Oppure evitano di compiere sforzi fisici per prevenire l’iperattivazione di certe funzioni fisiologiche
e, in tal modo, non preoccuparsi degli effetti e dei significati di questi cambiamenti.
Tuttavia, questi evitamenti sono rischiosi perché non consentono alla persona di confutare le sue
credenze distorte sull’avere una malattia, mentre i tentativi di distrazione intensificano le
preoccupazioni stesse.
Trattamento dell’Ipocondria
Secondo le attuali linee guida, il trattamento dell’ipocondria implica l’intervento psicoterapico
e, se necessario, anche quello farmacologico. Solitamente l’intervento farmacologico è a base di
antidepressivi e/o ansiolitici, finalizzato a calmare l’ansia. Per quanto riguarda le varie forme di
psicoterapia, diversi studi indicano come trattamento di prima scelta la psicoterapia cognitivo-
comportamentale (TCC).
Il trattamento cognitivo-comportamentale si focalizza principalmente sull’individuazione e
interruzione dei circoli viziosi tipici dell’ipocondria, oltre a modificare i pensieri disfunzionali e
interrompere i processi di mantenimento (come i controlli e le richieste di rassicurazione)
relativi all’eccessiva preoccupazione per la salute e a costruire delle credenze alternative alla
visione di se stessi come fragili, deboli e vulnerabili alle malattie.
Il trattamento consiste di vari livelli di intervento: nelle prime fasi del trattamento è previsto un
intervento psicoeducativo che spieghi alla persona il disturbo; interventi mirati ad offrire una
spiegazione alternativa e più oggettiva del problema, introduzione del modello cognitivo del
disturbo, con l’obiettivo di iniziare a considerare anche altre ipotesi prima di quella catastrofica
(di avere una malattia). Vengono, inoltre, utilizzate diverse tecniche per mettere in discussione
le convinzioni del paziente, attraverso verifiche dirette delle credenze ed esperimenti
comportamentali.
Riassumendo…è quindi importante ricordare che:

 La preoccupazione non correttamente gestita alimenta comportamenti protettivi che hanno
l’obiettivo di tranquillizzare solo temporalmente.
 Questi comportamenti in realtà accrescono la preoccupazione in una serie di circoli viziosi.
 Estinguere questi comportamenti si traduce nell’evitare di instaurare circoli viziosi.
 Interrompere circoli viziosi significa non alimentare la preoccupazione e ottenere uno stato
di maggiore tranquillità.
 Per cambiare è necessario correre qualche rischio.

Bibliografia
Associazione Psichiatrica Americana (2014). DSM-5, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi
mentali. Cortina Raffaello Editore.
Leveni, D. Lussetti, M. Piacentini, D. (2011). Ipocondria. Guida per il clinico e manuale per chi
soffre del disturbo. Edizioni Centro Studi Erikson, Trento.