di
Chiara Melone e Francesca Solito

L’Acceptance and Commitment Therapy, l’ACT, è un approccio transdiagnostico cognitivo-comportamentale di “terza generazione” sviluppatosi negli ultimi decenni, grazie agli studi di Hayes e colleghi.

La visione dell’approccio cognitivista secondo la quale la modifica di credenze e pensieri, che danno luogo a comportamenti disfunzionali, sia necessaria per il raggiungimento del benessere, subisce una modifica nell’ACT verso un’accettazione attiva dei propri processi cognitivi, aperta e conforme ai valori personali.

L’ACT ha come obiettivo ultimo lo sviluppo della flessibilità psicologica, rappresentata dalla capacità della persona di restare consapevolmente a contatto con il momento presente, senza rifiutare ciò che sta accadendo e di modificare il proprio comportamento secondo i valori che l’individuo stesso ha deciso di render propri. L’adattamento e il benessere sono rappresentati dalla padronanza di un approccio flessibile nei confronti degli accadimenti della vita quotidiana e dei propri processi di pensiero, mentre la psicopatologia emerge a seguito di una condizione di inflessibilità che conduce alla fusione cognitiva e all’evitamento esperienziale, processi rigidi e intransigenti.

Tale approccio psicoterapeutico ha dimostrato numerose evidenze di efficacia nel trattamento di condizioni psicopatologiche e di malessere nei soggetti adulti ed inizia ad essere presente una crescente letteratura che dimostra l’utilità dell’ACT in età evolutiva.

L’ACT è stata utilizzata nel trattamento di disturbi d’ansia, depressivi, ossessivo-compulsivi, anoressia e psicosi nei bambini e negli adolescenti. Risulta essere un approccio utile anche nella gestione del dolore cronico e della psicopatologia associata a condizioni fisiche debilitanti come il diabete, l’anemia falciforme o i danni neurologici permanenti.

Nel lavoro con i bambini e gli adolescenti, la terapia ha subito degli adattamenti nell’utilizzo del linguaggio, rendendolo maggiormente comprensibile in base all’età e allo stadio di sviluppo del bambino o dell’adolescente. L’uso di metafore, molto utili nel lavoro con gli adolescenti e largamente usate nella terapia ACT, e il loro contenuto deve essere il più possibile vicino al contesto sociale e agli interessi del giovane paziente. Insieme alle metafore, altre attività che sono proposte al fine di promuovere una maggiore flessibilità psicologica riguardano la riproduzione di un pensiero su un foglio di carta, così da riflettere sulla differenza fra il pensiero stesso e l’individuo e stimolare un atteggiamento cosiddetto di “defusione”. Il bambino non è il pensiero che produce nella sua testa, ma questo è frutto di un suo processo cognitivo che avviene in un preciso momento.

Sono proposti inoltre esercizi di mindfulness, finalizzati a mantenere il contatto con il vissuto esperito nel momento presente e discussioni sull’importanza dei valori e delle azioni impegnate. Possono essere per esempio decisi con il ragazzo quali comportamenti significativi scegliere come importanti obiettivi da raggiungere.

Alcuni studi mostrano come la consapevolezza del proprio vissuto e l’accettazione agiscano migliorando il benessere psicologico dell’adolescente, mentre l’inflessibilità psicologica esponga l’individuo a sperimentare vissuti depressivi.

Nei bambini con dolore cronico elevati livelli di accettazione sono associati con una minore disabilità e minori livelli di distress, nonostante i punteggi relativi alle sensazioni dolorifiche non diminuiscano. Sempre nell’ambito della gestione del dolore cronico, l’ACT promuove anche un miglioramento della qualità della vita che non riguarda soltanto il benessere fisico e psicologico, ma anche le relazioni con i genitori e la percezione di sé.

La riflessione sull’importanza dei valori e delle azioni impegnate comporta una riduzione di un atteggiamento evitante e permette al ragazzo di partecipare ad azioni quotidiane come la lezione scolastica o lo sport.

L’evitamento esperienziale invece conduce a outcome negativi nel corso dell’intero ciclo di vita ed è associato a una cattiva salute psicologica dell’individuo.

L’ACT inoltre potrebbe essere utilizzato anche a scopo preventivo. All’interno di un progetto di educazione sessuale volto a promuovere un comportamento maggiormente consapevole è emerso che coloro che hanno preso parte ad un protocollo ACT mostrano un minor numero di comportamenti a rischio e una maggiore accettazione delle proprie emozioni.

L’efficacia dell’ACT per i bambini e gli adolescenti passa inoltre attraverso il lavoro svolto con i genitori, che sono coinvolti nel percorso terapeutico del figlio o ricevono un trattamento psicoterapico ACT individuale. Quando il bambino presenta problematiche comportamentali, fisiche o emotive, la terapia risulta supportare il genitore nella gestione del proprio ruolo e nell’accettazione della condizione del figlio e indirettamente migliora i comportamenti e la qualità della vita del bambino stesso.

 

 

Bibliografia

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