Di
Stefania Iazzetta e Lisa Lari

Ringraziamo BE_postit per l’immagine

Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore che si caratterizza per un’alternanza di fasi d’innalzamento e fasi di calo dell’umore. Si susseguono periodi di estremo benessere ed euforia in cui la persona si sente piena di buone idee ed energie che, con il proseguire della fase, divengono eccessive e prendono le forme di condotte pericolose, scoppi di rabbia, fino al delirio, a stati in cui il paziente si sente totalmente privo di energie, incapace di intraprendere anche le attività quotidiane, con sentimenti di colpa, tristezza e ansia. Le oscillazioni dell’umore possono essere caratterizzate anche dalla compresenza di sintomi e segni di entrambe le polarità, in questo caso si parla quindi di stato misto.

 

Il disturbo bipolare presenta un’ampia gamma di comorbilità, per esempio con i disturbi d’ansia, disturbi da uso di sostanze, disturbi alimentari etc..

 

Ma cosa si intende per comorbilità? Con questo termine si intende la compresenza di due o più disturbi di origine diversa.

Nel caso del disturbo bipolare la comorbilità più elevata è con i disturbi d’ansia che hanno un peso estremamente significativo sia per la frequenza con cui si manifestano sia per l’impatto che questi possono avere sull’andamento del disturbo affettivo e sul benessere e il funzionamento della persona che ne soffre. Tra i disturbi d’ansia il disturbo di panico è forse quello che presenta il legame più significativo con il disturbo bipolare.

Lia ha 46 anni, quando aveva 20 anni ha avuto il suo primo periodo depressivo in seguito alla rottura con il fidanzato. Nel corso della vita il suo umore è andato un po’ su e giù, in alcuni periodi dell’anno si sentiva piena di energie e capace di fare molte cose, spendeva molti soldi, iniziava a dipingere, scrivere…insomma aveva mille idee per la testa, ma finiva per non portare mai a termine nulla, litigava con tutti e faceva grossi  danni economici. Durante l’inverno, invece, arrivava la depressione “quella brutta”, dice Lia, in cui  rimaneva a letto per settimane senza riuscire a fare nulla, anche il semplice lavarsi e vestirsi le sembrava un’impresa impossibile.

Mi racconta che quando l’umore le va giù le capita spesso di sentirsi molto in ansia, di sentirsi inadeguata, debole e incapace di gestire tutto quello che le accade, di gestire se stessa perché in  quei momenti tutto le sembra difficile e insormontabile. Questi pensieri le danno una forte preoccupazione agitazione e quando sente le sensazioni fisiche che si accompagnano a questo stato, come la testa confusa e la sensazione che tutto sia un po’ lontano e ovattato, si spaventava  ancora di più e teme che potrebbe perdere totalmente il controllo di sè…questo da avvio all’attacco di panico…

 

Ma che cos’è il Disturbo di Panico?

Il DISTURBO di PANICO è un disturbo di ansia, caratterizzato da attacchi di panico frequenti e inaspettati, con un aumento brusco dell’intensità dell’ansia e della paura, che assume tutte le caratteristiche di un crisi che si consuma in pochi minuti ma che è fonte di profonda angoscia e preoccupazione per la persona.  I sintomi dell’attacco di panico sono:

  • palpitazioni o tachicardia
  • sensazione di asfissia o di soffocamento
  • dolore o fastidio al petto (es. senso di oppressione toracica)
  • sensazioni di sbandamento o di svenimento (es. debolezza alle gambe, vertigini, visione annebbiata);
  • disturbi addominali o nausea;
  • sensazioni di torpore o di formicolio;
  • brividi di freddo o vampate di calore;
  • tremori o scosse;
  • bocca secca o nodo alla gola;
  • sudorazione accentuata sensazione di irrealtà (derealizzazione) o sensazione di essere staccati da se stessi (depersonalizzazione);
  • confusione mentale;
  • paura di perdere il controllo o di impazzire;
  • paura di morire.

Questi sintomi si accompagnano alla convinzione che qualcosa di catastrofico stia accadendo. Tale disturbo deriva da credenze disfunzionali riguardo le sensazioni della paura e di fronte a sintomi quali ad esempio la tachicardia o la confusione mentale la persona comincerà a pensare “Sto per svenire!”, !”, “Sto per avere un infarto!”, “Perderò il controllo di me!”, “Impazzirò!”, “Oddio, sto per morire!”. Questi pensieri spaventano ancora di più la persona, incrementando l’ansia fino al picco più alto di intensità.

Gli attacchi di panico sono accompagnati da una forte ansia del ripresentarsi dell’episodio o delle conseguenze dello stesso, che porta la persona ad evitare alcune situazioni ritenute rischiose o ad affrontarle assumendo “comportamenti protettivi”(muoversi solo con i farmaci per l’ansia dietro, solo dove ci sono strutture mediche..).

Il disturbo di panico presenta alti tassi di comorbilità con il disturbo bipolare, che variano dal 16% al 21% e si verifica con maggiore frequenza durante le fasi depressive perché è in questi momenti che la persona tende a percepirsi come maggiormente incapace, oppure si manifesta durante gli stati misti dove la compresenza dei disturbi disorienta la persona e aumenta il timore di poter impazzire o perdere il controllo.

La compresenza del disturbo bipolare e del disturbo di panico, come per altri disturbi d’ansia, si associa da una maggiore gravità del disturbo, con un peggioramento della sintomatologia sia ansiosa che affettiva, con episodi più gravi e più duraturi dell’umore e all’uso di sostanze e di alcool fino alla dipendenza, come forma di autocura.

Un altro aspetto rilevante è che questa compresenza porta ad un aumento della suicidalità e un netto peggioramento della qualità della vita della persona e del suo funzionamento sociale e lavorativo.

Per queste ragioni è importante il riconoscimento precoce dei due disturbi e un trattamento efficace.

Le Terapia Cognitivo Comportamentale, associata al trattamento farmacologico per il disturbo bipolare, può consentire alla persona di imparare a gestire e prevenire le oscillazioni dell’umore e trattare con efficacia il disturbo di panico.

Nel corso del trattamento del panico il terapeuta accompagna la persona a prendere consapevolezza dei circoli viziosi del disturbo e liberarsene gradualmente attraverso l’acquisizione di modalità di pensiero e comportamento più funzionali.

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