di
Stefania Iazzetta e Lisa Lari

Simone avrebbe descritto la sua vita come un’altalena che veniva spinta troppo forte da un genitore irresponsabile.
C’erano i momenti bui, il “suo piccolo inferno”, come lui lo chiamava, in cui tutto si spengeva e si faceva tenebroso. Ogni cosa, ogni azione perdeva di significato, il mondo diveniva grigio e privo di sfumature. Dentro di lui si faceva strada il senso di colpa che lo attanagliava e soffocava. Ogni energia scompariva e il pensiero era lento, faticoso, e Simone non poteva che abbandonarsi inerme all’abbraccio del letto.
Poi c’era la luce, la forza, l’energia, i “giorni luminosi dell’ esistenza”, in cui ogni dubbio spariva, ogni ostacolo sembrava solo un piccolo steccato e lui sentiva di poter arrivare in alto, di poter dominare veramente la sua vita e toccare le stelle. Certo, in quei periodi era un po’ disinibito, spendeva molto, troppo delle volte. Poteva capitare che non dormisse per alcuni giorni perché troppo impegnato a lavorare, senza avvertire minimamente la fatica, oppure che combinasse qualche guaio o litigasse con qualcuno, ma la sensazione inebriante di forza ed energia era irrinunciabile.
Fu però in uno di quei giorni bui, nella fatica del risveglio, che il pensiero arrivò. Senza preavviso e senza nessuna percezione del fatto che stesse arrivando, investì la sua mente. Un pensiero chiaro e netto, estraneo a lui, ma che lo lasciò senza difese. Il timore della colpa che quel pensiero annunciava se fosse stato reale lo terrorizzò.
Da li seguirono una serie di pensieri, di dubbi, che come una piovra allungarono i tentacoli nella vita di Simone, costringendolo a rituali mentali, come ripercorrere momento per momento o cercare prove per confutare tali pensieri. Simone sapeva che tali dubbi e tali timori erano irrazionali, privi di senso, se ne vergognava profondamente ma non riusciva superarli, non poteva rischiare, doveva esserne certo. La ricerca di tale certezza lo costringeva a ore di rimuginii, rituali e richieste di rassicurazione ai suoi familiari.
I dubbi peggioravano nei giorni in cui l’energia veniva meno. In quei momenti ogni decisione diveniva faticosa, macchinosa e difficile, e Simone cercava disperatamente appigli per superare l’ansia che provava.
Fu in seguito ad uno di quei periodi bui, due mesi passati a letto, che Simone decise di chiedere aiuto.

Il disturbo bipolare è un disturbo dell’umore che si caratterizza per un’alternanza di fasi d’innalzamento e fasi di calo dell’umore. Si susseguono periodi di estremo benessere ed euforia in cui la persona si sente piena di buone idee ed energie che, con il proseguire della fase, divengono eccessive e prendono le forme di condotte pericolose, scoppi di rabbia, fino al delirio, a stati in cui il paziente si sente totalmente privo di energie, incapace di intraprendere anche le attività quotidiane, con sentimenti di colpa, tristezza e ansia. Le oscillazioni dell’umore possono essere caratterizzate anche dalla compresenza di sintomi e segni di entrambe le polarità, in questo caso si parla quindi di stato misto. Si possono distinguere due forme principali: il disturbo bipolare di tipo I che si caratterizza dall’avvicendamento di fasi maniacali e fasi depressive e il disturbo bipolare di tipo II che presenta fasi depressive maggiori e fasi ipomaniacali.
Il disturbo bipolare può essere cronico e ricorrente, per cui gli episodi di scompenso tendono a ripresentarsi nel tempo, con gravità variabile, soprattutto quando la persona non riceve le cure adeguate. Può inoltre presentarsi in associazione con altri disturbi (comorbilità) tra cui il disturbo ossessivo compulsivo.
Ma cos’è il disturbo ossessivo?

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è  caratterizzato dalla presenza di ossessioni (pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti vissuti come indesiderati, sgradevoli e intrusivi e che si presentano ripetutamente nella mente della persona) e compulsioni (comportamenti o azioni mentali ripetitive che la persona si sente obbligata a compiere per ridurre lo stato di disagio derivante dalle ossessioni).

Il contenuto delle ossessioni può variare: ad esempio ci sono persone che si preoccupano in maniera eccessiva di potersi sporcare o essere contaminati da germi e/o sostanze disgustose, altre temono che la propria disattenzione o superficialità possa provocare conseguenze disastrose, altre ancora sono spaventate di perdere il controllo dei propri impulsi e poter far male a qualcuno o dire cose sconvenienti.

L’agitazione sperimentata non fa che confermare i timori della persona ed è erroneamente interpretata come segno della possibilità di perdere il controllo e commettere proprio ciò che più si teme, inoltre l’ansia che improvvisamente si alza rende lo scenario temuto più realistico e più probabile agli occhi del soggetto, che quindi si sente costretto a attuare le compulsioni per ridurre lo stato emotivo spiacevole ed evitare le conseguenze temute.
Il legame tra i due disturbi:
Recenti studi riportano tassi di compresenza dei due disturbi che variano dal 7 al 35% (Joshi et al., 2010; Magalhães et al., 2010; Nabavi et al., 2015; Jeon et al, 2018)
Quando il disturbo ossessivo compulsivo emerge all’interno del disturbo bipolare presenta caratteristiche specifiche, con una maggiore prevalenza di ossessione di tipo religioso e sessuale e minori compulsioni di ordine e simmetria (Joshi et al., 2010). I sintomi del DOC sono maggiormente gravi durante le fasi di calo dell’umore e tendono a retrocedere negli episodi di innalzamento. L’aggravamento dei sintomi durante i periodi di calo dell’umore può essere collegato al fatto che la persona, durante la fase depressiva, sperimenta con una maggiore frequenza e intensità senso di colpa, centrale nel disturbo ossessivo, stati di inadeguatezza e timore di poter ferire e danneggiare l’altro.
La compresenza dei due disturbi porta ad una maggiore gravità della sintomatologia sia dell’umore che ossessiva, un maggior numero di fasi depressive, un trattamento sia farmacologico che psicoterapico complesso, oltre che una compromissione più elevata della qualità di vita della persona e un peggior funzionamento sociale e lavorativo.

La Terapia Cognitivo Comportamentale, associata al trattamento farmacologico per il disturbo dell’umore, ha lo scopo di consentire alla persona di imparare a gestire e prevenire le oscillazioni dell’umore. Parallelamente la terapia si occuperà del trattamento del disturbo ossessivo compulsivo, con lo scopo di ridurre la quantità e frequenza dei sintomi e di gestire l’influenza che questi hanno sull’umore e su possibili ricadute affettive. In seguito la terapia si occuperà di rendere la persona meno vulnerabile ai temi e meccanismi cognitvi che contribuiscono alla genesi e mantenimento sia del disturbo ossessivo compulsivo che del disturbo dell’umore.

Bibliografia

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