di
Chiara Del Furia

Ogni volta che subiamo la frustrazione di un piacere anticipato non soddisfatto il nostro cervello e il nostro corpo emettono risposte caratterizzate da rabbia più o meno intensa. Tale emozione geneticamente consolidata che venga esperita o meno in un atto comportamentale è comune a tutti i mammiferi. I bambini che si trovano in queste situazioni solitamente reagiscono in due modi: se hanno acquisito un buon sistema di regolazione dello stress sono in grado di contenere le proprie emozioni negative oppure, se il loro sistema di regolazione non è del tutto adeguato, si ritrovano ad essere prigionieri della propria rabbia ed esplodono. I bambini sovraeccitati e arrabbiati non sono in grado di sopportare la tensione e lo stress provocati da queste situazioni e la conseguenza è una scarica motoria. Insegnanti e genitori sanno bene che quando si ha a che fare con bambini irascibili e impulsivi, la frustrazione di un piacere anticipato e non soddisfatto può portarli a superare il limite della sopportazione.

La rabbia è definita da Damasio una massiccia disorganizzazione del sé, una vera e propria perturbazione della mente e del corpo. Durante uno scoppio d’ira, il livello di tensione nel corpo e nella mente del bambino è talmente alto da essere necessariamente scaricato, verbalmente e/o fisicamente. La rabbia è parte integrante della condizione umana ed è regolata da specifici meccanismi neurofisiologici e neurochimici.

Nel circuito della rabbia situato nella parte del cervello inferiore (o subcorteccia) gioca un ruolo fondamentale l’amigdala, ghiandola che gestisce le emozioni, in particolar modo la paura, che ci avvisa ogni volta che ci troviamo in una situazione minacciosa. Quando percepiamo una minaccia, l’amigdala si attiva, trasmettendo l’allarme nel cervello e nel corpo e predispone un attacco (rabbia) o una fuga (paura).

Tutto questo è mediato da specifici trasmettitori chimici e ormoni dello stress. Nel bambino in preda a rabbia costante, le vie nervose della corteccia e della sub-corteccia non funzionano in modo appropriato. In questi bambini che si trovano a vivere emozioni di rabbia intensa, invece che fermarsi a riflettere, le scaricano impulsivamente. Questo succede quando non siamo riusciti ad acquisire un buon sistema di regolazione dello stress. La serotonina nel cervello diminuisce, rendendo il bambino più incline all’aggressività e agli atti impulsivi (Sunderland, 2008). Tipicamente in età evolutiva non si è ancora pienamente sviluppato nella parte del cervello superiore, quella in grado di riflettere sulle emozioni, un adeguato sistema di moderazione dello stress, così l’unica via di uscita dall’intensità dell’emozione percepita è scaricarla fisicamente.

Per tale motivo ci rendiamo conto nella quotidianità che un bambino rabbioso dipende necessariamente da qualunque altra persona che sia in grado di moderare lo stress al posto suo, un adulto che sia in grado di abbassare i suoi stati troppo elevati di stimolazione emotiva, psicologica e fisiologica. Un bambino preda della sua rabbia può sentirsi prigioniero di un incubo creato da lui stesso. Stabilizzare nel cervello un buon sistema di regolazione dello stress è una tappa fondamentale dello sviluppo. Senza ricevere il giusto aiuto alcuni bambini e alcuni adulti possono non raggiungerlo mai. Per un bambino simile la questione non è l’autocontrollo, o la buona volontà ma, “un’assenza della capacità di autocalmarsi che protegge l’individuo normale dall’essere traumatizzato di fronte all’esplodere delle proprie emozioni” (Kout e Wolf, 1978).

Si rende necessario quindi comprendere la rabbia sia dal punto di vista psicologico che neurobiologico se ci si vuole porre con atteggiamento di comprensione e compassione nei confronti di un bambino chiuso nella propria rabbia. La letteratura in campo psicologico ed educativo sostiene che sono questi gli atteggiamenti, al contrario della punizione, a giocare un ruolo fondamentale per accompagnare il bambino dalla rabbia alla capacità di riflettere.

Le sostanze chimiche emozionali naturalmente prodotte dal nostro organismo in grado di contrastare la risposta aggressiva nel cervello sono l’ossitocina e gli oppiacei. Queste due sostanze si attivano nel cervello di ogni bambino quando riceve interazioni amorevoli da parte di adulti: l’essere consolato, i gesti d’amore, le coccole, i sorrisi, le voci rassicuranti dei genitori e i giochi coinvolgenti concorrono alla produzione di queste sostanze e al mantenimento di un adeguato livello di serotonina,  sostanza fondamentale per inibire l’impulsività. Alcune ricerche evidenziano come in società in cui è presente un alto livello di manifestazioni fisiche di affetto tra adulti e bambini corrispondano bassi livelli di violenza fisica. Come scrive Kotulak “un buon genitore costituisce il salvagente contro la serotonina bassa” offrendo un efficace conforto al disagio e ponendo i giusti limiti al comportamento.

Grazie alla plasticità cerebrale non è mai troppo tardi per sviluppare un sistema chimico anti-ansia e un sistema di regolazione dello stress. Certo, più il tempo passa più diventa difficile, perché anche la rabbia e l’ira possono radicarsi diventando parte del temperamento di un bambino. Col passare del tempo, per modificare questi schemi di azione si renderà necessario l’intervento psicoterapeutico affinché questo processo possa modificarsi. Talvolta si rende necessaria anche l’esperienza terapeutica genitoriale del Parent Training a supporto del buon esito del percorso terapeutico.

Come possiamo aiutare un bambino prigioniero della propria rabbia? Questa domanda risuona nella testa di molti genitori e insegnanti, delle volte produce intuizioni strategiche ed efficaci altre volte non porta nessun risultato facendoci sentire disarmati e sconfitti. La psicoterapista Margot Sunderland individua quattro funzioni regolatrici nel rapporto tra adulto e bambino pieno di rabbia, queste sarebbero utili a far comprendere e stabilire nel cervello del bimbo i processi necessari a regolare i propri impulsi e a calmarsi.

Questo percorso suggerisce agli adulti come prima azione da intraprendere quella di sintonizzarsi con l’intensità delle emozioni del bambino. Al fine di mostrargli chiaramente che abbiamo compreso la qualità e la forza di quello che sta provando, dovremmo cercare di assumere un’espressione del viso e usare un tono della voce in sintonia con l’intensità dell’emozione del bambino. In questo modo si sentirà davvero in contatto con l’adulto. Quindi, se in quel momento il bimbo sta gridando per la rabbia, non rispondiamo con tono pacato e un filo di voce ma con voce energica e forte, connotata da vivace empatia come “Caspita! Sei proprio arrabbiato”, “Capisco che tu sia scocciato per non aver potuto prendere la cioccolata”, “Ti fanno proprio arrabbiare tanto queste nostre regole eh!”. La seconda funzione regolatrice suggerita risiede nel convalidare l’esperienza che il bambino sta vivendo, offrendogli l’esperienza di effettivo riconoscimento di quello che lui è e di quello che prova. In questo modo avrà la possibilità di trovare una connessione tra le emozioni e le parole in modo che possa riflettere e pensare alla sua rabbia, esercizio che non riesce a compiere in autonomia nei momenti di esplosione. L’adulto cercherà di affermare e comprendere le emozioni che il bimbo sta provando senza fargli credere che si sente come lui “Quando Giovanni ti ha chiamato stupido ti sei sentito attaccato in modo orribile vero? Deve averti fatto stare molto male!”. Altra funzione regolatrice che l’adulto può mettere in pratica consiste nel contenere il bambino e le sue emozioni in questo modo il bambino si sentirà sicuro nel provare le proprie emozioni. Per l’adulto significa riuscire ad essere sufficientemente calmo, forte e gentile da riuscire ad interagire con un bambino emotivamente agitato, privo di senso del limite, sopraffatto da tutto, aggressivo e respingente. Si tratta di contenere le emozioni di un bambino che ancora non riesce attraverso il suo sviluppo emotivo a farlo in autonomia, può essere anche un contenimento fisico per esempio attraverso un deciso e dolce abbraccio. Se ci troviamo di fronte a bambini davvero molto eccitati e fisicamente dirompenti possiamo contenerli in un abbraccio sedendoci con le spalle al muro e possiamo proteggerci con un cuscino per evitare di essere colpiti o morsi nei momenti di maggior perdita di controllo. Anche il linguaggio è un valido strumento di contenimento, trovare le parole giuste per le emozioni del bambino aiuta a farlo sentire contenuto. In età evolutiva non si è ancora pienamente in grado di rappresentare le emozioni con le parole per tale motivo la rabbia come la felicità spesso sono rappresentate con una forte scarica di energia fisica. Ogni volta che l’adulto riesce a trovare le parole giuste offre al bambino la possibilità di riflettere e pensare alle sue emozioni, una possibilità che possiede un gran potere di contenimento. Infine calmare il bambino cercando di riportare nella norma i livelli delle sostanze chimiche dello stress. I professionisti dell’età evolutiva descrivono varie tecniche che genitori ed insegnanti possono usare per tranquillizzare un bambino rabbioso.

Non è realistico pensare che un bimbo abituato a scaricare l’intensità della sua rabbia gridando, picchiando o mordendo possa smettere improvvisamente, offrirgli un canale di espressione  e comunicazione diverso sembra essere un’alternativa interessante per molti autori. Attività di espressione artistica possono essere un buon canale comunicativo per abbassare il livello delle emozioni negative percepite, ad esempio pitturare con mani o pennelli, manipolare la sabbia o suonare strumenti a percussione. Insegnare al bambino a chiedere aiuto quando si sente che starà per scoppiare, far comprendere che in caso di emergenza, quando sente che la rabbia cresce può venire da voi a dirvelo, a parole, stringendovi la mano, con lo schiocco delle dita o con un colpo di tosse. In questo modo l’adulto fornirà ricezione ed ascolto alla sofferenza creando un’alternativa creativa e non distruttiva alla rabbia del bambino che sta per esplodere.

In letteratura è possibile trovare testi che illustrano strategie su come aiutare il bambino a comunicare ed elaborare la rabbia, si compongono di storie, esercizi e compiti che se svolti con la collaborazione dell’adulto possono aiutare il bambino a pensare ed elaborare la rabbia affrontandola con strategie alternative non distruttive.

Per affrontare la rabbia in modo diverso un bambino abituato ad esplodere  ha bisogno di passare da un’esperienza corporea e sensoriale dell’emozione a pensarla e rifletterci sopra. In questo modo il bambino non vivrà le sue emozioni solo come forze dirompenti e insopportabili da contenere ma come aspetti dell’esperienza umana che trasmettono informazioni e possono aiutare a reagire in modo efficace alle situazioni difficili (Taylor, Bagby e Parker 1997).

 

 

 

 

Bibliografia

 

Damasio A. (1996). The Feeling of What Happens. Vintage

 

Kohut H. e Wolf E.S. (1978). The disorders of the self and their treatment. Internal Journal of Psycho-Analysis, n.59 pp. 413-424.

 

Katulak R. (1997). Inside the brain: revolutinary discoveries of how the mind works. Andrew McMeel Publishing

 

Sunderland M. (2005).  Aiutare i bambini pieni di rabbia o odio. Erickson

 

Taylor G.J., Bagby R.M., Parker J,D,A. 1997. Disorder of affect regulation. Cambirdge University Press.

 

Viola D. (2012). Il ragazzo dai capelli rosa. Esercitazioni per la prevenzione dell’omofobia e del bullismo omofobico. Ferrari Sinibaldi