Di Paolo Rosamilia

Introduzione di Stefania Iazzetta

Un esempio dei meccanismi del Disturbo Ossessivo Compulsivo

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è  caratterizzato dalla presenza di ossessioni (pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti vissuti come indesiderati, sgradevoli e intrusivi e che si presentano ripetutamente nella mente della persona) e compulsioni (comportamenti o azioni mentali ripetitive che la persona si sente obbligata a compiere per ridurre lo stato di disagio derivante dalle ossessioni).

Il contenuto delle ossessioni può variare: ad esempio ci sono persone che si preoccupano in maniera eccessiva di potersi sporcare o essere contaminati da germi e/o sostanze disgustose, altre temono che la propria disattenzione o superficialità possa provocare conseguenze disastrose, altre ancora sono spaventate di perdere il controllo dei propri impulsi e poter far male a qualcuno o dire cose sconvenienti.

L’agitazione sperimentata non fa che confermare i timori della persona ed è erroneamente interpretata come segno della possibilità di perdere il controllo e commettere proprio ciò che più si teme, inoltre l’ansia che improvvisamente si alza rende lo scenario temuto più realistico e più probabile agli occhi del soggetto, che quindi si sente costretto a attuare le compulsioni per ridurre lo stato emotivo spiacevole ed evitare le conseguenze temute.

LA MATTINA DI Maria

Maria si alza come tutte le mattine alle ore 8.00. Accanto al letto ha riposto la sua agenda: ore 10 caffè con E., ore 12 pranzo con F., ore 15 lavoro.
Maria Lavora come segretaria per un noto avvocato ed è molto apprezzata a lavoro per la sua precisione e meticolosita’.
Appena si alza Maria non è al meglio, si sente minacciata dalla routine quotidiana: fare il caffè, la doccia, vestirsi…
Per lei queste non sono cose semplici.
Il rumore della moka avverte che il caffè è pronto, Maria subito spegne il gas e muove la manovella del fornello per 4 volte per esser sicura di averlo spento bene.
Maria non riesce a spiegarsi bene perché le servono 4 volte per sentirsi sicura, lo fa in automatico, quasi per scaramanzia.
Dopo il momento della colazione arriva quello della doccia.
Per Maria fare la doccia è una prassi complicata. Usa due spugne, una per le parti intime e una per la schiena, il torso e le spalle. Se accidentalmente una delle spugne entra a contatto con l’altra per lei è una cosa inaccettabile, non si sente apposto e deve ricominciare da capo.
Compie questa sequenza di lavaggio per 4 volte, numero quasi sempre sufficiente a farla sentire “pulita”.
Maria controlla l’orologio che segna le 9 meno 20, ci vogliono 30 minuti per arrivare a prendere il caffè con E., si deve sbrigare e gli sale un po’ di agitazione.
Inizia a lavarsi ma non è sicura di aver fatto bene la procedura e ricomincia da capo.
Maria è agitata più cerca di contare quante volte riesce ad insaponarsi e sciacquarsi piu ha la sensazione di non aver contato bene, come se non riuscisse più a fidarsi della sua memoria.
Finalmente Maria riesce ad uscire dalla doccia ma si sente molto insicura. Decide di ricontrollare di aver spento il fornello, si sente agitata, muove la manovella per 4 volte ma non si sente apposto, non è sicura di averlo fatto bene, inizia a ripetere la procedura.
Controlla l’ora, ormai sono le 10 meno 10, decide di mandare un messaggio ad E. per disdire l’appuntamento.
Si sente triste e in colpa, è  la terza volta in questa settimana che rimanda l’appuntamento con la sua amica E., chissà cosa penserà di lei.
Maria decide di vestirsi, deve andare a pranzo con F., quel ragazzo gentile conosciuto da poco e che a lei piace molto.
Si veste, ricontrolla il gas, si sente finalmente apposto. Prima di uscire di casa si specchia velocemente per sistemarsi i capelli e sentirsi più sicura.
Mentre alza il braccio per sistemare un ciuffo ribelle nota un piccolo alone di sudore sulla camicia di sera bianca.
Per Maria è inaccettabile, è estate, fa caldo, lei si è agitata ma queste spiegazioni non la fanno stare meglio.
Riapre l’acqua e riinizia la procedura di lavaggio. M. ha la sensazione sempre più forte di non aver fatto le cose per bene. Esce dalla doccia è troppo tardi per il pranzo con F., si sente a pezzi chissà se riuscirà ad andare a lavoro…

 

TRATTAMENTO

Il DOC arreca molto disagio a chi ne soffre e ai familiari, può compromettere la normale routine della vita quotidina al punto tale da mettere a rischio le relazioni interpersonali e il lavoro. In genere i pazienti tendono a nascondere le proprie preoccupazioni e percepiscono i loro comportamenti e pensieri come assurdi e inquietanti.

Le recenti ricerche in ambito psicologico hanno dimostrato come la tecnica dell’esposizione combinata con prevenzione della risposta sia molto efficace per questo disturbo poichè tende a interrompere i comportamenti sintomatici usando l’interazione diretta con la situazione o l’oggetto temuto.

Bibliografia

American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina

Mancini F.(2016) (a cura di) La mente ossessiva, Raffaello cortina editore.

Mancini F. (2008)I sensi di colpa altruistico e deontologico. Cognitivismo Clinico 5, 2, 123-144.

Perdighe C. e Mancini F. (2008) (a cura di) Elementi di Psicoterapia Cognitiva, Giovanni Fioriti Editore.