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Lisa Lari e Stefania Iazzetta

Insieme agli interventi psicologici, la terapia farmacologica assume un ruolo frequentemente indispensabile nel trattamento del Disturbo Bipolare (DB). La matrice biologica tipica di questo disturbo dell’umore ha un peso importante nel far emergere, spesso in modo esplosivo e perturbante, le fasi di alterazione dell’umore sia di tipo depressivo che eccitatorio. In questo senso, l’inserimento di un piano trattamentale di tipo farmacologico “ritagliato” dallo specialista psichiatra sullo specifico quadro clinico presentato dalla persona assume un ruolo centrale nella misura in cui: modera l’interferenza della sintomatologia attuale, riduce la frequenza e la gravità delle ricorrenze timiche, limita il rischio di ospedalizzazioni e, più in generale, migliora la qualità della vita dell’individuo.

Nonostante i chiari vantaggi che derivano da una corretta assunzione dei farmaci, avviene di frequente che le persone interrompano il trattamento farmacologico in modo non condiviso con gli specialisti. Effettivamente questo può accadere anche quando la farmacoterapia sembra dare sollievo alla persona stessa.

Tali interruzioni possono avvenire in diversi momenti del decorso del disturbo. In particolare, durante le fasi di salita dell’umore, l’individuo avverte una sensazione di benessere sia fisico che psichico inarrestabile e ritiene di poter “spaccare il mondo” tanto che, in questa condizione, il farmaco viene letto come un limite alle proprie potenzialità imposto ingiustamente dall’esterno: “le medicine mi faranno perdere la felicità”, “servono solo a chi sta male…io invece sto benissimo, quindi perché le dovrei prendere?”, “se prendo i farmaci perderò tutte le mie buone idee”, “perderò tutte le mie energie e tornerò ad essere depresso”, “mi faranno diventare piatto…non sentirò più le mie emozioni” etc.

Durante la fase depressiva, la visione dei farmaci è meno negativa rispetto alle fasi eccitatorie anche perché i pazienti depressi sono più consapevoli della propria sofferenza e quindi più motivati a cercarne sollievo anche attraverso la terapia farmacologica. Nonostante questo, i pazienti in questa fase possono avanzare comunque delle lamentele perché i sintomi depressivi perdurano anche se attenuati, perché preferirebbero “cavarsela da soli” temendo di poter sviluppare una dipendenza (Newman e coll., 2005).

La sospensione della terapia può verificarsi anche durante i periodi di eutimia anche per la sgradevolezza e l’interferenza di eventuali effetti collaterali (“queste medicine fanno male al cervello e al mio corpo in generale”). In alcuni momenti succede proprio che venga messa in dubbio la validità della diagnosi ricevuta e, quindi, per questo motivo interrompono la terapia nella speranza che l’umore rimanga comunque in equilibrio.

In generale, si può dire che queste credenze disfunzionali originano dal fatto che spesso il farmaco è visto come la prova schiacciante della malattia (“se prendo il farmaco significa che sono davvero malato”) che viene percepita come una condizione di estrema debolezza e vulnerabilità scarsamente tollerabile per l’individuo con DB. In un certo senso, è come se, nella mente del paziente si creasse l’equivalenza FARMACO=MALATTIA=DEBOLEZZA. A questo punto, la persona cerca di fare qualsiasi cosa per evitare di percepirsi debole e vulnerabile, agli occhi propri e altrui, tra cui togliere di mezzo il farmaco con la credenza illusoria di spazzare via anche la malattia e la debolezza, senza rendersi conto però, purtroppo, che così facendo non farà che aumentare queste ultime due condizioni.

 

Cosa fare?

“Il miglioramento dell’aderenza terapeutica deve essere uno degli obiettivi principali di qualsiasi intervento psicologico nei disturbi bipolari, dal momento che il problema della cattiva aderenza è, senza dubbio, la pietra angolare della evoluzione infausta della malattia…” (Colom e Vieta, 2006 p. 89).

Con queste affermazioni, chiare e significative, i clinici spagnoli Francesc Colom e Eduard Vieta, esperti nel trattamento del DB, introducono la sessione di psicoeducazione dedicata alle terapie farmacologiche. Tra i vari obiettivi terapeutici che il loro programma psicoeducazionale si propone di perseguire, uno consiste specificatamente nell’accrescimento del livello di informazione sulle terapie farmacologiche disponibili in modo da incrementare l’aderenza al trattamento farmacologico, proprio perché se questo non accade allora aumentano le probabilità di ricadere nelle fasi depressive e maniacali con una conseguente perdita dell’equilibrio psico-fisico.

Oltre a fornire spiegazioni chiare sui farmaci in un’ottica psicoeducazionale, lo psicoterapeuta dovrà approfondire e monitorare costantemente quali sono le credenze disfunzionali del paziente rispetto ai farmaci in modo che possa assumerli regolarmente e nella modalità indicata dallo specialista psichiatra. In ogni fase del percorso psicoterapico, sarà quindi necessaria la valutazione dell’effettiva aderenza alla terapia farmacologica e altrettanto necessario è il confronto costante con lo psichiatra soprattutto quando vengono notati sintomi depressivi e maniacali in modo che questo possa modificarla per ridurre prontamente la fluttuazione disfunzionale dell’umore. L’obiettivo, più in generale, è che il paziente diventi consapevole sia delle assunzioni che, in modo dannoso, lo portano ad interrompere il piano terapeutico, sia delle pericolose conseguenze che tale interruzione può comportare. Solo tramite questa consapevolezza, l’individuo potrà rendere la “pillola meno amara” e prendere in mano la gestione di questo disturbo.

 

Bibliografia

 

Colom F, Vieta E. Manuale di psicoeducazione per il disturbo bipolare. Roma: Giovanni Fioriti Editore; 2006.

 

Newman C.F., Lehay R.L., Beck A.T., Reilly-Harrington N.A., Gyulai L. Bipolar Disorder. A cognitive therapy approach. American Psychological Association, Washington, DC, 2005. Ed. It a cura di Antonio Nisi Il disturbo bipolare. Un approccio terapeutico cognitivo. Giovanni Fioriti Editore s.r.l Roma, 2012.

 

Perlis RH, Ostacher MJ, Patel JK, Marangell LB, Zhang H, Wisniewski SR, et al. Predictors of recurrence in bipolar disorder: primary outcomes from the Systematic Treatment Enhancement

Program for Bipolar Disorder (STEP-BD). Am J Psychiatry 2006;163(2):217—24.

 

Saettoni M, Bartoletti P. Farmacoterapia del Disturbo Bipolare. Cognitivismo Clinico. 2008; Volume 5-Numero 1.