di
Luisa Demelas

 

Le difficoltà scolastiche sono uno degli ostacoli più comuni e significativi con cui un bambino si può dover confrontare lungo il suo percorso di vita. Un ostacolo che è spesso vissuto con ansia, conflitto e preoccupazione da tutto il nucleo familiare e che solleva molti interrogativi.

Perché a mio figlio non piace andare a scuola? Perché non vuole fare i compiti e quando li fa non riesce come gli altri? Perché dice di non essere capace?

L’ingresso alla scuola elementare segna un passaggio importante: fino a quel momento le conquiste del bambino si sono realizzate nella vita di tutti i giorni, nel gioco, nell’esplorazione del corpo e dell’ambiente, nella scoperta degli altri e delle relazioni; dal momento in cui entra nella scuola elementare egli si trova di fronte alla sfida dell’apprendimento formale, quello in cui nuovi strumenti dovranno essere acquisiti che necessitano di ascolto, attenzione, allenamento, memorizzazione, ragionamento, comprensione.  D’ora in poi sarà immerso in un ambiente sociale più ricco e complesso, con nuove regole ed aspettative; la scuola costituirà una parte fondamentale della sua vita ed uno dei suoi principali obiettivi sarà far bene i compiti, imparare e farlo al ritmo della classe.

In un passaggio così impegnativo, che vede il bambino di fronte a tante nuove sfide sul piano cognitivo, delle autonomie, relazionale e sociale, è relativamente frequente che ci possano essere momenti di difficoltà nelle attività scolastiche che però altrettanto di frequente hanno carattere transitorio e non compromettono in maniera significativa e duratura il rendimento. In particolare nel corso delle prime due classi elementari assistiamo ad una discreta variabilità di ritmo e facilità di apprendimento: alcuni bambini giungono più pronti alle nuove richieste, altri patiscono un po’ il dover stare seduti a lungo, la necessità di stare attenti e sacrificare parte del tempo del gioco ai compiti.

In questa fase è spesso necessario far trascorrere un periodo di adattamento e maturazione, che renda possibile a ciascun bambino superare le difficoltà iniziali e trovare il proprio modo di affrontare la scuola e i compiti di apprendimento.

Per alcuni bambini, al contrario, le difficoltà scolastiche possono manifestarsi in modo più intenso e assumere i connotati di disturbo significativo che si stabilizza nel tempo.

Quando il bambino esprime frequentemente un disagio nell’andare a scuola, vive i compiti con pesantezza e vi si oppone, quando fa stabilmente fatica nell’imparare a leggere e scrivere e a fare i calcoli è necessario chiedersi se queste manifestazioni siano frutto di difficoltà passeggere o se siano l’espressione di un disturbo più strutturato. Sarà allora consigliabile confrontarsi con il pediatra e con gli insegnanti, e se le difficoltà paiono anche ad essi significative procedere ad una richiesta di valutazione specialistica.

 

Alla base delle difficoltà nello svolgimento dei compiti possono infatti essere presenti vari disturbi del neurosviluppo. Tra questi i più frequenti sono:

  • i disturbi specifici della lettura (dislessia)
  • della scrittura (disortografia)
  • del calcolo (discalculia)

che possono esserci in forma isolata oppure associati tra loro e che frequentemente si associano a disturbi di attenzione e di memoria di lavoro. I bambini con questi disturbi sono intelligenti ma hanno una diversa funzionalità di quei circuiti neuronali coinvolti nei processi di lettura, scrittura e calcolo. Per cause di natura neurobiologica essi hanno una difficoltà nei processi che consentono di trasformare i suoni delle parole in segni scritti e viceversa, o processare il numero. Questo significa che pur potendo imparare a leggere e scrivere queste abilità vengono poco automatizzate, e richiedono un grande impegno mentale che ostacola tutte le attività scolastiche che passano attraverso di esse.

 

Perché è importante individuare precocemente i disturbi di apprendimento?

Una diagnosi precoce è necessaria per poter attuare percorsi di riabilitazione e per individuare strategie didattiche e metodi di studio che aiuteranno il bambino ad utilizzare i suoi punti di forza al meglio e minimizzare gli effetti della difficoltà di base, consentendogli un percorso scolastico soddisfacente.

Una diagnosi tempestiva è in tutti i casi necessaria perché l’esperienza scolastica si intreccia profondamente con la scoperta che il bambino fa di sé stesso, della sua capacità di fronteggiare i problemi e di avere successo; la scuola è l’ambito su cui i genitori riversano le loro aspettative ed in cui investono risorse ed attenzione; è quindi il terreno in cui il bambino si gioca una parte importante della sua relazione con loro, in cui struttura almeno in parte il suo senso di autostima ed autoefficacia, e dove sviluppa l’attitudine ad investire in sé stesso e nelle sue risorse, alla motivazione, all’impegno in vista di un progetto.

Il bambino con disturbo di apprendimento sperimenta che nonostante la sua fatica spesso non riesce ad ottenere i risultati sperati, si chiede come mai gli altri bambini facciano con rapidità ed apparente facilità ciò che a lui risulta molto faticoso e difficile, nella maggior parte dei casi non è in grado di identificare le specifiche difficoltà che incontra e si abitua a dar credito a ciò che gli altri dicono di lui: che non si impegna abbastanza, che è svogliato, che quando c’è qualcosa che gli interessa riesce.. quindi in fin dei conti è colpa sua se non impara come gli altri. Spesso questi bambini sviluppano un atteggiamento che potremmo definire fatalistico rispetto al loro percorso scolastico: non ci riesco, non sono capace, non capisco nulla, non c’è niente da fare perché sono fatto così.

In gioco quindi non c’è solo il successo scolastico, ma aspetti importanti della percezione di sé, e la scelta fondamentale tra un atteggiamento nella vita fiducioso nelle proprie risorse e motivato o al contrario insicuro, che evita le sfide perché ritiene di averle perse in partenza.

Una diagnosi approfondita quindi da una parte consentirà di individuare percorsi e metodologie di studio adeguate per favorire il pieno sviluppo del potenziale del bambino, dall’altra gli permetterà di avere una consapevolezza realistica delle sue difficoltà, ma altrettanto dei suoi punti di forza e dell’esistenza di strategie utili per gestire il problema, con ripercussioni positive sull’immagine di sé e sulla percezione della sua efficacia nell’affrontare i problemi.

Sono purtroppo ad oggi ancora frequenti i casi in cui la diagnosi avviene alla fine della scuola elementare o perfino nel corso della scuola media ed in tutte queste situazioni assistiamo a profonde conseguenze sul piano psico-emotivo che in molti casi diventano un ulteriore aggravio del problema scolastico e motivo di disagio personale strutturato. Si rendono necessari a quel punto percorsi terapeutici complessi, che affiancano la parte didattica specialistica con trattamenti psico-educativi e psicoterapici.