di
Debora Pratesi

“Ciao, ti ringrazio per questa opportunità…mi va proprio di raccontare questa cosa. Credo di non riuscire a trovare un posto nel mondo, almeno per quanto riguarda il mio orientamento sessuale, se così lo posso definire.

Questo dubbio ha iniziato a essere presente da quando avevo circa 11 anni, mi sembra…mi trovavo bene con tutti, ragazzi e ragazze e non ci pensavo, stavo proprio bene….poi son cominciati i discorsi tra i miei compagni…mi piacciono le femmine, mi piacciono i maschi…loro esprimevano tranquillamente e convinti la propria scelta…..io invece mi sentivo confuso e già diverso da loro…..come oggi del resto. La mia situazione è un po’ difficile da spiegare, mi sento davvero tanto diverso perché mi sento un po’ maschio e un po’ femmina, mi piacciono sia i maschi che le femmine, ma non tutti così a caso, dipende con chi mi trovo bene…ti ho detto che è difficile da capire figurati da spiegare. Tra l’altro è una cosa che proprio non riesco neanche a dire ai miei…chissà cosa succederebbe, chissà cosa penserebbero, almeno avessi deciso cosa mi sento di essere e quale sesso mi piace, almeno questo mi farebbe sentire più sicuro di portare avanti la mia scelta, ma così proprio non saprei per cosa battermi.

Comunque da quando ho scoperto il movimento lgbtq che esiste davvero per chi come me ha interessi sessuali diversi ho capito che almeno non sono solo al mondo, cioè almeno mi sento identificato in qualcosa…questa cosa mi fa sentire meglio, diciamo che mi sono preso un po’ di tempo per capire, come altri che ho conosciuto, mi è andata via la fretta di scegliere, così forse poi avrò meno paura di dirlo. La cosa più brutta è che gli altri si sono accorti di questa cosa, mi prendono spesso in giro, ormai mi ci sono abituato ma non si sta bene…già per me è un problema e gli altri non fanno altro che ricordarmi sempre che sono diverso, è proprio una brutta cosa” (Giulio 14 anni).

 

Siamo nel 2021 e ancora sentiamo parlare di omofobia. Negli anni però, per fortuna, ci sono stati tanti progressi, soprattutto da quando si è messo l’accento sui diritti LGBT.

Le prime occorrenze della sigla LGBT risalgono agli Stati Uniti degli anni Ottanta, ma l’acronimo si diffuse soprattutto a partire dagli anni Novanta. Nonostante il vivace e talvolta duro dibattito che accompagnò la sua genesi, la sigla LGBT divenne presto molto popolare e usata, accompagnata spesso dalla bandiera arcobaleno. In parte sostituì i termini usati in precedenza, come omosessuale e lesbica, e soprattutto l’espressione “comunità gay”, termine ritenuto troppo generico per rappresentare una comunità ben più vasta e diversificata.

L’acronimo ha infatti il fine di indicare le molteplici diversità sessuali esistenti senza discriminare alcun genere ma cercando di soddisfare il desiderio di identificazione personale di tutti.

È una storia piuttosto recente fatta di grandi discussioni e di graduali modifiche, e che non è ancora finita: e racconta un pezzo di cosa è stato il movimento internazionale per i diritti civili degli ultimi trent’anni. Non sono mancate, e non mancano, manifestazioni nelle piazze delle maggiori città di Italia per portare alta la bandiera arcobaleno che è quella che da anni è sinonimo di libertà, intesa come libertà di orientamento sessuale.

“io ho bisogno di sentirmi libera, ho tutto il diritto di esprimere le mie preferenze, come si preferisce un colore ad un altro, un cibo ad un altro….è la stessa cosa…perché non posso dire se mi piace di più una ragazza di un ragazzo??…ma tanto è così sai, non ci si può fare niente…la gente pensa che io sono strana! Mi sono tagliata i capelli, a maschio si, perché io mi ci sento meglio…lo sapevo che avrei preso infamate da tutti gli angoli…a na certa sai che ti dico? Chi se ne frega!! Ora perché sto cercando di capire bene chi sono, poi mi prenderò le mie rivincite!! Intanto W l’lgbt!!” (Gioia, 15 anni).

 

Nel corso del tempo alla sigla originale LGBT si sono aggiunte altre lettere, a indicare altri orientamenti sessuali e altre identità di genere, così come alla bandiera arcobaleno sono stati aggiunti altri colori: questo è stato reso possibile dal progresso degli studi di genere e con la diffusione di maggiore sensibilità su questi temi.

C’è un grande dibattito su quale sia oggi la miglior sigla da utilizzare, e anche se la sua versione più attestata rimane quella iniziale di quattro lettere, è frequente imbattersi in diverse variazioni.

Oggi con LGBT si indicano solitamente le persone che non sono eterosessuali, cioè che non sono attratte unicamente dalle persone dell’altro sesso, e le persone non cisgender, cioè che non si identificano con il proprio sesso biologico. Questo include persone lesbiche (L), gay (G) e bisessuali (B), cioè con orientamenti sessuali diversi da quello eterosessuale, e persone transgender (T), che cioè si identificano con un genere diverso da quello del sesso di nascita. Il termine transessuale è rimasto associato generalmente a chi si sottopone a un’operazione chirurgica per la riassegnazione del sesso, che però sono soltanto una parte delle persone che si identificano in un sesso diverso; transgender le include tutte, per questo è considerato un termine più corretto e inclusivo.

A partire dal 1996 a LGBT si cominciò ad aggiungere la lettera Q di “queer”. È un termine che negli anni è stato usato con connotazioni diverse, oggi queer, che letteralmente significa “eccentrico”, è usato principalmente da quelle persone che non si riconoscono nelle tradizionali definizioni usate per gli orientamenti sessuali e per le identità di genere,

che vogliono rimettere in discussione la convinzione che quello eterosessuale sia l’unico orientamento legittimo e che esistano soltanto il genere maschile e quello femminile.

C’è anche chi sostiene che la Q debba significare “questioning”, cioè che debba definire quelle persone che non sono ancora sicure del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere. Questa è però un’interpretazione minoritaria.

Oltre alla Q di queer, alla sigla LGBT è ormai spesso aggiunta la I di intersessuale, cioè una persona con caratteristiche fisiche diverse da quelle tradizionalmente associate a maschi e femmine. La scienza riconosce circa 40 variazioni diverse che rientrano nell’intersessualità: non tutte sono congenite e possono manifestarsi in caratteristiche biologiche proprie di entrambi i sessi, oppure di nessuno dei due.

Le persone intersessuali sono spesso associate alla comunità LGBT, anche se di per sé l’intersessualità è una condizione fisica che può benissimo coincidere con l’eterosessualità e la cisessualità (cioè l’identificarsi con il genere corrispondente al proprio sesso biologico di nascita). Alcuni studi hanno rilevato che le persone intersessuali sono in leggera maggioranza omosessuali, mentre la maggior parte di loro si identifica con il sesso assegnato alla nascita.

LGBTQI è quindi la versione estesa di LGBT. Gli ultimi anni hanno visto un acceso dibattito tra chi chiedeva che venissero aggiunte altre lettere per rappresentare nella sigla altri orientamenti sessuali.

La prima è la A di asessuale, cioè una persona che non prova attrazione sessuale per nessun genere (c’è dibattito sul fatto se sia un orientamento sessuale o piuttosto una mancanza di orientamento sessuale). Poi c’è la P di pansessuale, un termine spesso confuso con bisessuale anche se non sempre sovrapponibile. Bisessuale è una persona attratta da persone di più generi: maschi e femmine, per esempio, ma anche da persone non binary, cioè che non si identificano come maschio o femmina, ma con tutti e due i generi, con nessuno dei due o con in parte con l’uno e in parte con l’altro. Una persona pansessuale prova attrazione indipendentemente dal genere, e quindi per tutti i generi (tutti, mentre i bisessuali possono provarla solo per alcuni).

“ma io mica lo so ancora da chi sono più attratto, comunque non fa niente, provo a capirlo piano piano, ci sono tanti come me ormai, e se ne parla tranquillamente, anzi ormai son dibattiti quotidiani e menomale che è così…almeno non ho più l’ansia di prima! LGBT tutta la vita! Comunque io per ora, se ho capito bene, mi sento pansessuale, io mi devo trovare bene di carattere, poi se è maschio o femmina poco importa…poi si vedrà” (Edoardo, 17 anni).

 

LGBTQIAP non è comunque la versione più estesa della sigla LGBT: negli ultimi anni alcuni attivisti e attiviste hanno chiesto l’aggiunta di altre lettere, anche se evidentemente ogni lettera che si aggiunge rende più difficile la comprensione, l’uso e la diffusione della sigla, compromettendone gli obiettivi. Non sempre quindi queste proposte sono state bene accolte, e in molti casi il dibattito è ancora in corso. Spesso, per evitare di escludere alcuni orientamenti o identità di genere dalla sigla, si usa LGBTQ+, o talvolta LGBTQI+.

 

  • Maya De Leo. Queer: storia culturale della comunità lgbt+.
  • Simone Alliva. Fuori i nomi! Intervista con la storia italiana Lgbt.