di
Francesca Batacchioli

COME RICONOSCERE ED AFFRONTARE UN DISTURBO SCHIZOIDE DI PERSONALITÀ

“why live in the world when you can live in your head”

(“perché vivere nel mondo quando puoi vivere nella tua testa”)

Monday morning – Jarvis Cocker

 

Un sound post-punk e questo verso della Canzone “Monday morning”, ci portano all’interno della personalità schizoide, in cui uno degli stati mentali chiave è quello del DISTACCO/INDIFFERENZA rispetto alle altre persone e ai contesti sociali; ciò comporta una sorta di ANEDONIA SOCIALE, associata ad una concentrazione su propri pensieri e sentimenti ed una preferenza per la speculazione teorica anziché per l’azione.

 

IN COSA CONSISTE IL DISTURBO DI PERSONALITÀ SCHIZOIDE?

 

La persona affetta da Disturbo di Personalità Schizoide si mostra generalmente fredda, emotivamente coartata, di poche parole. Risulta estremamente difficile instaurare una relazione con lei, o solamente cogliere, dalle sue espressioni facciali, dai suoi gesti e dalla sua limitata comunicazione verbale e paraverbale, segnali di sofferenza o di appezzamento.

 

Proprio quella sensazione di essere tenuti a distanza accompagna il terapeuta attraverso i colloqui inziali con Ivan, dai quali sono stati tratti i seguenti passaggi:

 

Sono sempre stato una persona chiusa ed ho sempre preferito stare da solo e fare le cose per conto mio…. Trascorro circa 6 ore al giorno al PC tra navigazione e videogiochi, leggo “Focus” ed alcune volte vado al bar, porto il cane che sta lì a fare un giro, leggo il giornale e gioco qualche euro alla fruit machine…. Ho un amico che però non vedo molto perché ha famiglia; di solito, se esco a cena, vado con la mamma e la zia in pizzeria. In generale non sento la voglia di uscire e non mi interessa stare con la gente. Mi infastidiscono i rumorii che fanno le persone quando mangiano, il fatto che mentre parlano capita che mi tocchino…. Non ho mai avuto una relazione con una ragazza né esperienze sessuali, ma nemmeno le cerco…. Non sento la necessità di avere un contatto …. Una famiglia mia? No non l’ho mai desiderata.  Per brevi periodi ho frequentato una palestra …… a metà mattina quando ci sono poche persone, le macchine sono libere e non si deve fare la fila per la doccia …. So che devo trovare lavoro… a volte mi trovo a fantasticare di fare il pilota di droni o di lavorare all’estero nel turismo … Però credo al momento di far meglio a continuare a cercare nel settore dei computer…..  magari un lavoro da casa sarebbe buono, anche se ho qualche resistenza a propormi”

 

Ivan è un ragazzo solitario, introverso, che non mostra il desiderio di instaurare legami significativi, per il quale le relazioni umane sembrano disagevoli, quasi inutili, infatti si relaziona solo con pochi parenti di primo grado; i suoi interessi si dirigono verso la scienza e l’informatica, ma all’atto pratico non riesce a tradurre il suo bagaglio di conoscenze in un’opportunità lavorativa. Il ragazzo trascorre la maggior parte del suo tempo in casa, dedito ad attività solitarie; talvolta scivola in fantasie ad occhi aperti riguardo al proprio futuro, che non si traducono in progetti perseguibili.

 

I soggetti con personalità schizoide vivono una vita solitaria e ritirata, tendono a limitare le interazioni con le persone, fondamentalmente ritenute intrusive; si mostrano indifferenti all’approvazione e alle critiche degli altri, affettivamente appiattiti, non partecipi, incapaci di reagire e mostrare emozioni.

 

Anche se frequentemente dichiarano di essere più felici stando da soli, in realtà queste profonde difficoltà nella sfera emotiva e in quella relazionale, mantengono nel soggetto schizoide uno stato d’animo negativo, una convinzione di base di essere strano, disadattato, riducono le possibilità di trovare un’occupazione soddisfacente, di coltivare rapporti amicali e sentimentali, di sentirsi partecipe di alcunché; se pur non venga manifestata, tali soggetti possono provare ansia allorquando costretti ad un’interazione ravvicinata con l’altro.

 

CRITERI DIAGNOSTICI E DIAGNOSI DIFFERENZIALE

 

Secondo il DSM 5, per formulare la diagnosi di disturbo schizoide della personalità, il soggetto deve presentare un quadro clinico caratterizzato da:

  1. Un pattern pervasivo di distacco dalle relazioni sociali e una gamma ristretta di espressioni emotive in situazioni interpersonali, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in svariati contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti elementi:

1)  non desidera né prova piacere nelle relazioni affettive, incluso il far parte di una famiglia;

2)  quasi sempre sceglie attività individuali;

3)  dimostra poco o nessun interesse di avere esperienze sessuali con un’altra persona;

4)  prova piacere in poche o nessuna attività;

5)  non ha amici stretti o confidenti, eccetto i parenti di primo grado;

6) sembra indifferente alle lodi o alle critiche degli altri;

7)  mostra    freddezza    emotiva, distacco    o    affettività appiattita;

  1. Il disturbo non si manifesta esclusivamente durante il decorso della schizofrenia, di un disturbo bipolare o depressivo con caratteristiche psicotiche, di un altro disturbo psicotico o di un disturbo dello spettro dell’autismo, e non è attribuibile agli effetti fisiologici di un’altra condizione medica.

 

La ricerca scientifica ha sempre mostrato forte interesse per lo studio degli individui ritirati e distaccati, ma gli studi che riguardano i pazienti con Disturbo Schizoide di Personalità sono ancora assai limitati.

Il dibattito sulla diagnosi differenziale tra personalità schizoide ed evitante è ancora in corso, però gli studiosi sembrano concordi sul fatto che, pur trattandosi in entrambi i casi di soggetti ritirati e socialmente distaccati,  esista una fondamentale differenza tra le due diagnosi: l’evitante desidera un coinvolgimento sociale, possiede una sensibilità verso gli altri, ma si ritira poiché è inibito e teme il giudizio negativo; nello schizoide il ritiro è invece caratterizzato, come abbiamo visto, da indifferenza ed anedonia.

Possiamo dire inoltre che i pazienti con Disturbo Schizoide di Personalità, pur lasciandosi non di rado prendere da fantasie, non presentano disturbi del pensiero o pensiero delirante, come invece accade nei pazienti Schizofrenici.

Non è certo quale sia il tasso di prevalenza del disturbo, anche se è plausibile stimare che ne soffra circa l’1% della popolazione mondiale. Solitamente il disturbo si manifesta nella prima età adulta, se pur sia possibile trovarne le tracce già nel periodo infantile.

 

 

Sono ancora poco note le cause specifiche di questo disturbo, ma si può presuppore che vi siano coinvolti sia fattori biologici, che ambientali (ad esempio esperienze di rifiuto o bullismo da parte dei coetanei che hanno fatto sentire il soggetto diverso dagli altri) e stili educativi in cui i genitori mostrano freddezza e scarsa rispondenza ai bisogni del bambino.

 

TRATTAMENTO

 

Il trattamento di eccellenza per il Disturbo Schizoide di Personalità è la psicoterapia individuale, in particolare la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale che, nel rispetto delle difficoltà e delle priorità del paziente, si propone di aiutarlo a ridurre la sua tendenza a tenere a distanza gli altri e a ritirarsi dalle esperienze, aumentando la consapevolezza dei propri modelli di comportamento e di pensiero, riducendo le difficoltà a riconoscere ed esprimere emozioni, andando ad implementare le abilità sociali e comunicative.

A fianco alle tecniche corporee ed immaginative, vengono proposti esercizi di ristrutturazione cognitiva e training dedicati all’apprendimento di abilità sociali e di strategie di coping per la gestione dell’ansia in contesti di interazione sociale.

In alcuni casi è raccomandabile associare alla terapia individuale una terapia di gruppo, ma bisogna tener conto del giusto timing. Di cruciale importanza infatti, per i professionisti che lavorano con questo tipo di pazienti, è la cura della relazione terapeutica; il paziente schizoide è continuamente a rischio di trovare nell’altro una riconferma della propria diversità ed inadeguatezza, della propria incapacità empatica, del senso di invadenza del prossimo, perciò dell’idea di doversi mantenere a distanza. È quindi opportuno procedere con cautela, conquistando la sua fiducia attraverso il rispetto dei suoi limiti, astenendosi dal forzarlo ad esprimersi in modo più ampio o ad ingaggiarsi in esperienze socializzanti più di quanto gli sia possibile.

 

 

 

 

Bibliografia:

  • American Psychiatric Association (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore.
  • Carcione A., Nicolò G., Semerari A. (2016). Curare i casi complessi. La terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità. Casa Editrice Laterza
  • Di Maggio G., Semerari A. (2007) I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Casa Editrice Laterza
  • Lenzenweger M. F., Clarkin J. F.L. (2006). I disturbi di personalità. Le principali teorie. Casa Editrice: Cortina Raffaello