di
Francesco Baccetti

L’integrazione, la valorizzazione della diversità e la didattica individualizzata.

Ancora oggi la “diversità” crea situazioni di discriminazione di cui sono vittime bambini/e e adolescenti in Italia e nel mondo. Diversità di genere, di origine, di condizioni fisiche, di stato economico – sociale e familiare possono generare esclusione e provocare gravi conseguenze, influendo negativamente sullo sviluppo materiale, psicologico e affettivo. L’attenzione alla diversità ed alle persone diverse quali persone con diritti e doveri, che esigono rispetto si è andata sempre più affermando negli ultimi cinquant’anni. In questa prospettiva l’attenzione al diverso e ai suoi diritti si è aperta a partire dal secondo dopoguerra ed ha portato oggi ad una concezione della diversità quale risorsa per tutta la comunità. Quando si parla di diversità non si può che parlare di due dimensioni: la dimensione intersoggettiva e la dimensione culturale.

La dimensione intersoggettiva si riferisce all’ambito della rete formale e informale di relazioni, dove entrano in comunicazione differenti corpi, sensibilità e bisogni, differenti intelligenze, deficit, handicap e talenti.

La dimensione culturale si riferisce all’ intreccio più ampio e anche invisibile di rapporti, sistemi di segni, gestualità, lingua, riti, cerimoniali, usi, costumi, valori che permeano i contesti di appartenenza, condizionando azioni e comportamenti.

In questa prospettiva l’istruzione e la formazione sono i luoghi principali per l’inserimento e l’integrazione del diverso nella società. Il processo di integrazione è intrinsecamente intersoggettivo e presuppone che l’essere umano trovi la propria  realizzazione nel rapporto con gli altri. Risulta quindi evidente che il processo di integrazione non si riferisce al soggetto individuato come svantaggiato o diverso ma all’intera comunità.

Secondo tale concezione una buona integrazione nel gruppo classe e nella società si realizza alla luce di un equilibrio tra il principio didattico con quello della dell’individualizzazione. L’istruzione individualizzata non è un’istruzione individuale, realizzata semplicemente in un rapporto uno a uno, piuttosto si realizza nell’adeguare l’insegnamento alle caratteristiche individuali degli alunni (cioè ai loro ritmi di apprendimento, alle loro capacità linguistiche, alle loro modalità di apprendimento ed ai loro prerequisiti cognitivi), con lo scopo  di conseguire individualmente quegli obiettivi di apprendimento comuni al resto della classe. Il dibattito sui piani di studio personalizzati previsti dalle indicazioni delegate al D.M. n. 59/04 applicativo della legge 53/03 ha riproposto la questione individualizzazione e/o personalizzazione. La personalizzazione indica il bisogno di rivedere curricula, obiettivi, contenuti e attività didattica in sintonia con i bisogni propri di ciascuna persona (Resico, 2005). Si può quindi parlare d’integrazione quando in tale processo è presenta la relazione dialettica tra personalizzazione ed individuazione; la persona adattivamente integrata conserva una propria identità diversa dalle altre, pur mantenendo un ruolo nel gruppo. La didattica individualizzata in tal senso costituisce la base del processo d’integrazione e pertanto  mette i contenuti scolastici nella prospettiva di stimolo percepibile e utilizzabile dall’alunno. Il ricorso ad una didattica integrata, in questa accezione, si fa sempre più urgente se si considera che nella nostra scuola, oggi, accanto agli alunni disabili sono presenti alunni stranieri, alunni deprivati culturalmente, alunni con problemi famigliari (genitori tossicodipendenti, disoccupati, alcoolisti, etc.).

 

Concentriamoci in questa sede sulla disabilità; in riferimento alla normativa vigente in tema d’integrazione non si può non far riferimento alla legge 517/77 che ha segnato una svolta importante nella cultura pedagogica del nostro Paese, anche con riguardo alle politiche di integrazione scolastica dei disabili. Attraverso tale norma la scuola è passata da un approccio assistenzialistico nei confronti degli alunni in situazione di handicap ad un approccio di sistema,  trasformando la scuola in comunità educativa accogliente e, al tempo stesso, in comunità professionale competente, capace di ristrutturarsi per consentire anche agli alunni disabili, e a tutti quelli che oggi definiamo portatori di bisogni educativi speciali, di condividere la loro esperienza di apprendimento in situazione non emarginante. È attraverso tale legge che si parla di programmazione curriculare fortemente individualizzata, di organizzazione di tempi, spazi, gruppi di alunni e l’apporto di insegnanti specializzati e specialisti del settore e del servizio socio-psico-pedagogico.

Quando si parla di handicap è necessario far riferimento a strumenti e prassi specifiche. L’approvazione della Legge Quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate (febbraio 1992), sottolinea la necessità di una continuità educativa tra i diversi gradi di scuola con forme di consultazione tra gli insegnanti e la stipula di accordi tra gli Enti Locali, con il fine di favorire lo strutturarsi della presa in carico globale. Ciò è reso possibile attraverso la stesura di alcuni documenti quali la Per poter attuare tale piano d’integrazione è necessario conoscere e saper padroneggiare alcuni mezzi e strumenti come:

–       la Diagnosi Funzionale,

–       il Profilo Dinamico Funzionale

–       il Piano Educativo Individualizzato

La Diagnosi Funzionale. “Per diagnosi funzionale si intende la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psico-fisico dell’alunno in situazione di handicap, al momento in cui accede alla struttura sanitaria per conseguire gli interventi previsti dagli artt. 12 e13 della legge n. 104/92”, essa è un atto sanitario medico legale, che descrive analiticamente la compromissione funzionale dello stato psicofisico dell’alunno in situazione di handicap, essa viene redatta dall’equipe di professionisti che valuta la persona portatrice di handicap, e descrive analiticamente la compromissione dello stato psico – fisico dell’alunno.

Il Profilo Dinamico Funzionale. La stesura del Profilo Dinamico Funzionale è finalizzata alla stesura del Piano Educativo Individualizzato. Il Profilo Dinamico Funzionale è atto successivo alla diagnosi funzionale e indica le caratteristiche fisiche, psichiche, sociali ed affettive dell’alunno e pone in rilievo sia le difficoltà di apprendimento conseguenti alla situazione di handicap e le possibilità di recupero, sia le capacità possedute che devono essere sostenute, sollecitate e progressivamente rafforzate e sviluppate nel rispetto delle scelte culturali della persona disabile. Il Profilo Dinamico Funzionale è frutto di un lavoro di equipe cui partecipano congiuntamente gli operatori sanitari coinvolti, i genitori, il personale docente curriculare e specializzato e il dirigente scolastico, al fine di stabilire oltre alle difficoltà di apprendimento conseguenti l’handicap, le possibilità di recupero e le capacità possedute che devono essere sostenute, sollecitate e potenziate. Il Profilo Dinamico Funzionale comprende la descrizione funzionale dell’alunno in relazione alle difficoltà che l’alunno dimostra di incontrare in settori di attività, e l’analisi dello sviluppo potenziale dell’alunno a breve e medio termine, desunto dall’esame dei seguenti parametri:

– cognitivo, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione al livello di sviluppo raggiunto (normodotazione; ritardo lieve, medio, grave; disarmonia medio grave; fase di sviluppo controllata; età mentale, ecc.) alle strategie utilizzate per la soluzione dei compiti propri della fascia di età, allo stile cognitivo, alla capacità di usare, in modo integrato, competenze diverse;

– affettivo-relazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili rispetto all’area del sé, al rapporto con gli altri, alle motivazioni dei rapporti e dell’atteggiamento rispetto all’apprendimento scolastico, con i suoi diversi interlocutori;

– comunicazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione alle modalità di interazione, ai contenuti prevalenti, ai mezzi privilegiati;

– linguistico, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione alla comprensione del linguaggio orale, alla produzione verbale, all’uso comunicativo del linguaggio verbale, all’uso del pensiero verbale, all’uso di linguaggi alternativi o integrativi;

– sensoriale, esaminato, soprattutto, in riferimento alle potenzialità riferibili alla funzionalità visiva, uditiva e tattile;

– motorio-prassico, esaminato in riferimento alle potenzialità esprimibili in ordine alla motricità globale, alla motricità fine, alle prassie semplici e complesse e alle capacità di programmazione motorie interiorizzate;

– neuropsicologico, esaminato in riferimento alle potenzialità esprimibili riguardo alle capacità mnesiche, alla capacità intellettiva e all’organizzazione spazio- temporale;

– autonomia, esaminata con riferimento alle potenzialità esprimibili in relazione all’autonomia della persona e all’autonomia sociale;

– apprendimento, esaminato in relazione alle potenzialità esprimibili in relazione all’età prescolare, scolare (lettura, scrittura, calcolo, lettura di messaggi, lettura di istruzioni pratiche, ecc.).

Il Profilo Dinamico Funzionale è aggiornato a conclusione della scuola materna, della scuola elementare e della scuola media e durante il corso di istruzione secondaria superiore.

 

Piano Educativo Individualizzato. È il documento nel quale si descrivono dettagliatamente il progetto operativo interistituzionale tra operatori della scuola, dei servizi sanitari e sociali, in collaborazione con i familiari ed il progetto educativo e didattico personalizzato riguardante la dimensione dell’apprendimento correlata agli aspetti riabilitativi e sociali. A redigere il PEI, provvedono congiuntamente: gli specialisti presenti nei processi di presa in carico, gli insegnanti curriculari, il docente di sostegno, in collaborazione con i genitori. Il PEI tiene presenti i progetti didattico- educativi, riabilitativi e di socializzazione individualizzati, nonché le forme di integrazione tra attività scolastiche ed extrascolastiche. In sintesi il PEI permette innanzitutto l’identificazione della situazione al momento di ingresso del soggetto nella scuola, contiene la valutazione approfondita degli aspetti generali, dei livelli di capacità, dei livelli di apprendimento, delle abilità pratiche e operative ottenute anche attraverso l’uso di strumenti di osservazione come griglie, schede, etc. Il PEI individua, inoltre, gli obiettivi didattici contenenti ciascuno il materiale didattico, i luoghi e i tempi, la collaborazione tra i vari docenti; “in corrispondenza” la definizione di interventi terapeutico-riabilitativi da parte degli operatori socio-sanitari; e permette la verifica da parte del gruppo del “programma svolto” anche attraverso una valutazione complessiva volta all’eventuale riformulazione del “programma per obiettivi”.

 

Tali strumenti risultato fondamentali per imbastire un processo d’integrazione e valorizzazione della diversità, ma non sono sufficienti a garantirne il buon esito, risulta fondamentale non solo la presenza di normativa di riferimento e la presenza di strumenti didattici, ma l’elemento che risulta fondamentale è la comunicazione e della compartecipazione delle figure presenti (specialisti, insegnanti, genitori, istituzioni), il processo di presa in carico può essere riportato alla metafora di un’orchestra, nonostante possano essere presenti degli ottimi musicisti, nel complesso, se non suoneranno in armonia, rispettando tempi, ruoli e spazi, la melodia che ne risulterà non sarà piacevole all’orecchio.

Così le varie figure adulte coinvolte, se riusciranno a rispettare i propri ruoli, instaurare un buon clima di comunicazione, favorire lo strutturarsi di una rete professionale durante il processo d’inserimento, integrazione, recupero e valorizzazione del bambino con difficoltà, la risultante del percorso sovradescritto massimizzerà la propria utilità e la propria efficacia.

 

Per Approfondimenti:

–       Guido, M. (1996). L’integrazione scolastica degli handicappati. Profilo storico – giuridico – culturale. Bari: Franco Milella Editore.

–       Pavone, M. (2001). Educare nella diversità. Brescia: La Scuola.

–       Rivoltella, P.C. (2017). L’agire didattico. ELS La Scuola.