di
Cecilia Lombardo

I fattori alla base del disturbo antisociale di personalità

Le persone che non stanno alle regole del vivere civile e ricercano vantaggi personali, non curanti dei danni che provocano agli altri, sono definite “antisociali”. Si può parlare di tratti antisociali, o di un vero e proprio “Disturbo Antisociale di Personalità”, a seconda della gravità dei comportamenti e del numero di criteri soddisfatti del DSM 5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) per tale diagnosi.

Per porre questa etichetta l’individuo deve aver compiuto almeno 18 anni e avere in anamnesi alcuni sintomi del Disturbo della Condotta, insorti prima dei 15 anni di età.

L’individuo antisociale (una volte definito “psicopatico”) presenta almeno tre di queste caratteristiche:

  • Non riesce a conformarsi alle norme sociali per quanto riguarda il comportamento legale
  • È frequentemente disonesto o manipolativo per profitto o piacere personale (per es. per ottenere denaro, sesso, potere)
  • Può prendere decisioni sotto l’impulso del momento, senza riflettere e considerare le conseguenze per sé e per gli altri
  • Tende ad essere irritabile ed aggressivo
  • Mostra una non curanza sconsiderata della sicurezza propria o degli altri
  • Tende ad essere spesso estremamente irresponsabile
  • Mostra scarso rimorso per le conseguenze delle sue azioni

Questi soggetti non hanno la capacità di adottare la prospettiva dell’altro, né la capacità di entrare in connessione emotiva con gli altri, non provano quindi empatia, simpatia, affetto o gratitudine, senso di colpa, erotismo. I rapporti sono centrati sull’antagonismo, sulla dinamica di dominanza/ sottomissione, la gamma di emozione positive esperite è quindi limitata alle situazioni in cui si sentono sul versante “dominanza” e “controllo”, in questi casi provano soddisfazione, orgoglio, euforia. Per contro, lo status di sottomissione è aborrito perché collegato ad umiliazione, senso di inferiorità, rabbia, invidia, impotenza.

L’umore di base è caratterizzato da noia, distacco, indifferenza per la situazione e per gli altri.

Nella popolazione carceraria questo disturbo è sovrarappresentato, sia tra i detenuti cosiddetti “definitivi”, cioè coloro che sono stati giudicati colpevoli al termine dei tre gradi di giudizio, sia tra i ristretti imputati, quindi ancora presunti innocenti, ma ritenuti socialmente pericolosi. Le sostanze d’abuso possono esacerbare o slatentizzare i tratti antisociali, inoltre alcuni reati possono essere una conseguenza della tossicodipenza (es. spaccio, furti o rapine per ottenere denaro e poter acquistare la droga) in una spirale negativa che può arrestarsi solo con…l’arresto.

La pericolosità sociale dei soggetti antisociali è data dal fatto che sono disposti a tutto per conseguire i loro obiettivi, violando le regole del vivere civile e le leggi, a rischio anche di compromettere la loro stessa incolumità, infatti il pericolo di morire o di pagare con il carcere non sono deterrenti.

Chi ha un disturbo antisociale di personalità crede di essere speciale, di avere più diritti degli altri, in quest’ ottica le vittime meritano di essere schiacciate, perché di rango inferiore. L’autostima dello psicopatico però è vacua, non fondata su un’autentica valutazione positiva di sé, bensì su un’ipotetica maggiore forza o capacità, su ciò che in ambito psicoanalitico viene definito un “falso sé”. La verità viene offuscata, se non rifiutata, perché pericolosa per l’autoimmagine, essendo potenzialmente svilente, senza appello. La mancanza di autenticità è un’altra caratteristica peculiare: gli antisociali creano con naturalezza narrazioni fantasiose su di sé e sugli altri e, mischiando elementi inventati e autobiografici, danno forma ad una storia con la funzione di ottenere un determinato impatto sull’interlocutore, in cui, alla fine, è difficile distinguere cosa è reale da cosa non lo è.

Al di là delle implicazioni giudiziarie, su cui non si entra nel merito, risulta interessante l’interrogativo su quali percorsi di vita, quali elementi familiari, relazionali, quali eventi, quali tratti temperamentali (e quindi determinati geneticamente) sono alla base dei comportamenti antisociali.

Gli studi in materia mettono in luce il collegamento tra fattori ambientali precoci e i tratti antisociali. In un campione esaminato di 206 adolescenti pregiudicati (Christian et al, 2016) è stata riscontrata una correlazione positiva tra eventi di vita negativi subiti nei primi quattro anni di età e le caratteristiche emotive e di interazione nucleari della psicopatia. Inoltre è stato evidenziato che il numero di eventi precoci è correlato positivamente alla severità della componente affettiva della psicopatia ed ha un impatto sulla qualità dell’attaccamento.

Come accade che gli eventi di vita e la relazione di attaccamento con i genitori portino ad una scarsa propensione alla colpa e ad una maggiore aggressività?

Nel loro articolo Mancini e Capo (2009) esaminano gli studi in materia, concludendo che la propensione al disimpegno morale, presente nei bambini e ragazzi con Disturbo della Condotta (precursore del Disturbo Antisociale) e con Disturbo Oppositivo Provocatorio è collegata al non riconoscere l’autorità come legittima e giusta in quanto percepita, a seconda dei casi

  1. Arbitraria e non prevedibile
  2. Non disinteressata e non imparziale
  3. Trascurante o assente
  4. Debole/ inadeguata
  5. Lesiva e/o abusante
  6. Eccessivamente autoritaria / controllante

Come conseguenza si ha avversione per le regole e iper-investimento nello scopo della dominanza, parallelamente a disinvestimento nello scopo dell’affiliazione, che comporterebbe pariteticità e cooperazione.

Non vi sono dubbi sul fatto che l’attaccamento insicuro (soprattutto ambivalente) e l’attaccamento disorganizzato si trovino sistematicamente tra gli antecedenti di disturbi di personalità gravi. Tali tipi di attaccamento si esprimono attraverso una scarsa sintonia emotiva tra bambino e genitore e disciplina incoerente, nel caso dell’attaccamento disorganizzato la relazione può essere caratterizzata da imprevedibilità, negligenza, trascuratezza, mancanza di responsività, violenza, ipercriticismo.

Scott (1998) evidenzia cinque caratteristiche distintive dei genitori di bambini e adolescenti aggressivi

  • Scarsa supervisione
  • Disciplina episodicamente dura e punitiva
  • Discordie tra genitori
  • Rifiuto del bambino
  • Scarso coinvolgimento dei genitori nelle attività del piccolo.

Le difficoltà vissute a scuola, a causa dei problemi relazionali innescati dall’aggressività e/o oppositività, e, a volte, delle difficoltà di apprendimento rendono l’esperienza scolastica negativa e frustrante, ciò porta ad  un disinvestimento sullo scopo dell’integrazione con il gruppo . Le difficoltà scolastiche e il fallimento si associano al marinare la scuola e alla dispersione scolastica, tali condizioni rendono più probabile l’avvicinamento a gruppi e sub culture devianti, e quindi lo sviluppo di comportamenti antisociali e l’avvio di un percorso di devianza.

In conclusione si può dire che la psicopatia non è geneticamente determinata, non è quindi un “difetto di fabbrica”, alcune serie condizioni avversive vissute nell’infanzia – in concomitanza con una relazione con l’adulto di riferimento caratterizzata da incapacità genitoriale – rendono più probabile il suo esordio.

 

BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association. (2014) DSM-5. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Raffaello Cortina Editore.

Bruni A. (a cura di) (2013). Psicologi “dietro” le sbarre. Appunti di psicologia penitenziaria. Edizioni SImple, Macerata.

Christian E.J, Meltzer C.L., Thede L.L., Kosson D.S. (2016). The Relationship Between Early Life Events, Parental Attachment, and Psychopathic Tendencies in Adolescent Detainees. Child Psychiatry and Human Developlment. 48:260–269

Mancini F. Capo R. (2009). La moralità nel disturbo antisociale di personalità. Cognitivismo clinico, vol.6 n.2.