di
Andreina Arcuri

Tutti ci siamo ritrovati almeno una volta a procrastinare, cioè a rimandare un impegno, un lavoro da finire, una telefonata. A volte questo può servire a prendere tempo, organizzare le nostre idee e strategie, può aiutarci ad orientare meglio le nostre scelte e comprendere se queste rispecchiano davvero i nostri desideri o vogliono solo soddisfare le aspettative altrui.

Cosa significa procrastinare?

Il verbo procrastinare deriva dal latino procrastinàre, composto da “pro” (“a favore di”) e “cràstinus” (“che appartiene a domani”), quindi procrastinare significa letteralmente “rinviare a domani”.

In psicologia, la procrastinazione è definita come una decisione volontaria (ma irrazionale) di rimandare un’azione importante o anche urgente, sostituendola con attività di minore importanza, spesso più piacevole.

Si tratta di una strategia per evitare lo stress e le emozioni dolorose e lo facciamo nonostante sappiamo che andremo incontro a delle conseguenze negative (ad esempio accumulo di lavoro, mancato rispetto delle scadenze, e ansia che aumenta anziché diminuire).

La procrastinazione è quindi una forma di evitamento che risponde all’esigenza impellente di ricercare un sollievo immediato e gestire uno stato d’animo sgradevole.

Spesso questo può essere accompagnato da un nodo alla bocca dello stomaco, una forma di ansia o panico che compare alla sola idea di svolgere o iniziare quell’attività; rimandarla sembra quindi essere il modo più immediato e pronto all’uso per provare un sollievo. Si tratta però di una forma di autoinganno, il benessere è effimero e temporaneo, ed è seguito da un aumento del carico di lavoro e di conseguenza anche dello stress.

Procrastinare diventa quindi una vera e propria trappola, ci sarà sempre una nuova scusa per rimandare e nonostante ci consenta di provare un transitorio sollievo, i costi della procrastinazione sono infatti molto elevati: ci impedisce di raggiungere un obiettivo personale, abbassa l’autostima e il senso di autoefficacia, è fonte di stress perché la nostra mente continuerà ad occuparsene finché il compito non sarà risolto, rappresenta uno spreco di energie perché dedicheremo i nostri sforzi e il nostro tempo a rimuginare senza mai agire.

A livello emotivo questo può determinare alti livelli di ansia e stress, sentimenti depressivi di inefficacia e insoddisfazione, tendenza a pensare persistentemente senza trovare soluzioni, sentimenti di inadeguatezza e insicurezza, vissuti di noia.

Se utilizzata in piccola parte, la procrastinazione rappresenta una strategia adattiva e funzionale perché ci permette semplicemente di prendere tempo, riflettere, pianificare e non agire sull’onda dell’impulsività, ma se questo meccanismo si cronicizza può trasformarsi in una vero e proprio inganno; non solo non si riesce a ottenere ciò che si vuole, ma si perde anche fiducia nelle proprie capacità e nella propria crescita personale, generando ansia e stress che peggiorano la qualità della vita, creando un senso di disorientamento e frustrazione che bloccano il raggiungimento dei propri obiettivi.

Si instaura, infatti, un circolo vizioso che si autoalimenta: meno faccio, meno mi sento capace di fare e meno farò, continuando così a procrastinare.

Si possono distinguere vari profili del procrastinatore:

  • Il procrastinatore evitante: tende ad evitare sistematicamente le difficoltà rimandandole finché possibile, pur di non affrontare lo stress che ne deriverebbe.

 

  • Il procrastinatore disorganizzato: spesso tende a sopravvalutare il tempo a disposizione o a stabilire delle priorità.

 

  • Il procrastinatore insicuro: è caratterizzato da una scarsa fiducia nelle proprie capacità, tende a indugiare molto prima di decidere di agire per la paura di poter commettere errori o fallire.

 

  • Il procrastinatore passivo-aggressivo: la persona usa la procrastinazione come strategia relazionale, in questo modo comunica in maniera indiretta qualcosa all’altro, ad esempio potrebbe procrastinare intenzionalmente solo per punire o danneggiare un’altra persona.

 

  • Il procrastinatore perfezionista: tende ad assumersi più impegni e responsabilità di quanto riesca effettivamente a portare a termine; tende a fare spesso tutto da solo, restando così schiacciato dal peso delle sue responsabilità.

 

  • Il procrastinatore edonista: è colui che dedica la maggior parte del proprio tempo alla ricerca del piacere personale, rimandando la gestione di impegni che richiamano la responsabilità e il dovere; spesso giustifica il suo comportamento descrivendosi come molto pigro.

Abbiamo visto come il benessere ottenuto dal rimandare sia solo temporaneo, il sollievo sarà una sensazione a breve termine e piuttosto, aumenterà invece il carico emotivo negativo e la spinta a procrastinare.

Ma allora, se so che non porterà niente di buono, perché continuo a procrastinare?

Le cause più comuni riguardano:

  • Paura del fallimento: quando la paura di un fallimento è molto forte, preferiamo procrastinare piuttosto che provare inadeguatezza. Molte persone rimandano all’infinito le cose che vorrebbero fare per paura di fallire. Le persone si trovano spesso bloccate davanti al conflitto di “ottenere ciò che voglio o fallire”. Questa paura può a volte essere talmente forte da bloccare qualsiasi tipo di iniziativa, basando tale comportamento sulla convinzione che “siccome sicuramente fallirò non vale nemmeno la pena di provarci”.

 

  • Paura del successo: la persona può inconsciamente sentire di non meritare il successo e quindi vive una sorta di senso di colpa, oppure può avere il timore che gli altri poi si aspettino sempre delle prestazioni positive da lei e quindi vive queste aspettative con forte ansia e stress. In realtà chi ha paura di farcela tende a rimandare determinando così un auto-sabotaggio.

 

  • Paura del giudizio altrui. Non iniziamo delle cose perché abbiamo timore di quello che penseranno gli altri. Potrebbero giudicarci negativamente, potrebbero disapprovare e magari questo potrebbe mettere a rischio la nostra relazione, abbiamo paura di essere considerati incapaci, o di minore successo, di non essere perfetti, e così rimandiamo.

 

  • Obiettivi troppo alti. A volte ci scontriamo coi nostri limiti: l’obiettivo è davvero alla nostra portata? Se tendiamo ad avere degli standard troppo elevati, potremmo sentirci sopraffatti dalla paura di non farcela e facilmente cadremo nella trappola della procrastinazione.

 

  • Resistenza al cambiamento. A volte sappiamo che, facendo quella determinata cosa, andremmo a migliorare. Spesso potremo avere però la sensazione di fare “un salto nel buio”. Sappiamo che ci farà stare bene, ma nella nostra testa non sappiamo come sarà e a volte rimanere dove siamo è più facile. Questo porta ad avere un blocco psicologico perché spaventati dall’ignoto.

 

  • Insicurezza o incertezza su come fare alcune cose. A volte procrastiniamo perché non abbiamo una strategia ed un piano di azione ed è per questo che non la iniziamo, con il risultato che non la completiamo e rimandiamo le parti difficili ad un ipotetico domani.

 

  • L’ansia e lo stress non permettono di gestire i compiti con il giusto stato d’animo, questo genera ancora più sensazioni negative.

 

  • Mancanza di interesse. In altri casi non iniziamo qualcosa perché nella realtà non è per noi così importante e non ne capiamo il senso. Magari l’abbiamo inserita tra le cose da fare perché pensiamo che sia doveroso, o perché ce l’hanno chiesta altri, ma noi non ne siamo convinti.

 

  • Attesa del “tempo giusto”. A volte ci può essere anche una sovrastima di quanto tempo ci vorrebbe per fare una certa attività e non avendolo mai a disposizione finiamo per il rimandare l’attività stessa. Oppure pensiamo che alcune cose richiedono delle condizioni ideali e fino a quando non ci saranno siamo convinti che non potremo iniziarle.

 

  • In questo caso non ci sentiamo in grado di affrontare un compito o un problema se non riusciamo o siamo sicuri di farlo in maniera perfetta. Non ci sentiamo mai abbastanza pronti o sufficientemente sicuri delle nostre capacità, conoscenze o competenze e così restiamo bloccati.

Quali possono essere le strategie da utilizzare per evitare o smettere di procrastinare e aumentare la nostra produttività?

Cosa possiamo fare per non rimandare a domani ciò che possiamo fare oggi?

  • Darsi un obiettivo. L’obiettivo deve essere specifico, concreto e preciso ed è importante darsi un termine per portarlo a termine e cercare di rispettarlo. Può essere utile fare una lista dei principali impegni, stabilendo una priorità in base alle scadenze e all’importanza, programmando e pianificando le azioni da compiere per raggiungere l’obiettivo ed eliminando ogni fonte di distrazione. Inoltre, per non essere sopraffatti dall’ansia è importante non sceglierne troppi contemporaneamente, ma è più utile aggiungerne di nuovi una volta affrontati i precedenti.

 

  • Concentrarsi sul primo passo da fare. Quando decidiamo di fare qualcosa spesso tendiamo a pensare e concentrarsi sulla mole di lavoro che questo comporta, portandoci a demoralizzarci e a rimandare con facilità. Un’ottima strategia è quella di concentrarsi sul presente e quindi su quale sia il primo passo da fare; una volta iniziato ad agire e superata la pigrizia iniziale, noteremo che sarà tutto più facile, permettendoci così di affrontare il passo successivo e così via.

 

  • Cambiare prospettiva ed evitare di formulare previsioni negative o catastrofiche, cioè anticipare nella nostra mente un fallimento certo. Se evitiamo di immaginare un sicuro fallimento, saremo più predisposti ad affrontare i nostri impegni.

 

  • Imparare ad essere positivi. Spesso abbiamo l’abitudine di rivolgersi a noi stessi in modo scoraggiante perché manchiamo di fiducia in noi stessi; purtroppo, quello che ci diciamo attraverso il nostro dialogo interiore, può condizionare il nostro modo di pensare e sentire, portandoci a bloccarci. È quindi importante cambiare il registro del tono delle parole che usiamo quando ci rivolgiamo a noi, passando ad esempio da “è troppo difficile, non ce la faccio” a “posso elaborare una strategia per affrontare la situazione”. Il linguaggio che utilizziamo dentro di noi gioca infatti un ruolo importante nella procrastinazione. Per far questo può essere utile trasformare l’attività che dobbiamo svolgere in una scelta (“voglio, posso, farò”), piuttosto che in un dovere o un’imposizione (“devo”). È altresì importante motivare se stessi e incoraggiarsi, riconoscendo e valorizzando ogni passo effettuato.

 

  • Smettere di pensare ed agire. Pensare ad un impegno invece che affrontarlo non fa altro che ingigantirlo fino a convincerci che sia impossibile affrontarlo.

 

  • Imparare a dire di no in modo assertivo cioè esprimendo in modo tranquillo e diretto i propri pensieri e sentimenti senza ledere l’altro. Questo ci permette di non cedere ad ogni richiesta o responsabilità, evitando di sentirsi sopraffatti dalle richieste e tendere in questo modo a procrastinare continuamente.

 

  • Smettere di fare paragoni con l’altro per non alimentare un continuo e spesso ingiustificato senso di inferiorità

 

  • Imparare a chiedere aiuto. Spesso crediamo che chiedere aiuto sia una dimostrazione della propria debolezza o incapacità

 

  • Conoscere i propri limiti e accettarli permette di agire nella loro direzione, fa sì che non si corra il rischio di vedere deluse già in partenza le proprie aspettative

 

Bibliografia

Basco, M. R. (2018). Prima o poi lo faccio! Vincere la procrastinazione e smetterla di rimandare sempre. Edizioni Ericson, Trento.