Che cos’è e come si manifesta

Lo shopping compulsivo o oniomania, viene generalmente inquadrato tra le nuove dipendenze comportamentali, che vanno a costituire una categoria diagnostica di recente interesse. Come le altre dipendenze si definisce attraverso comportamenti eccessivi e una mancanza di controllo che vanno a produrre disagio emotivo, danno a livello relazionale e sociale, con possibili conseguenze economiche e legali.
L’ezipatogenesi risulta complessa ed i fattori in gioco sono molteplici: mentre alcuni autori considerano tale disturbo simile all’uso e all’abuso di sostanze, per altri risulta essere parte dei disturbi appartenenti allo spettro ossessivo-compulsivo, insieme alla dipendenza da gioco d’azzardo, la cleptomania, la piromania ed i comportamenti sessuali compulsivi. Lo shopping compulsivo non è comunque stato inserito nel DSM-5 nella macrocategoria disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati (APA, 2013), categoria sostanzialmente sovrapponibile al concetto di spettro ossessivo.
Lo shopping compulsivo non rientra tra i disturbi indicati nei manuali diagnostici, nello specifico non viene descritto nel DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) (APA, 2013) né nello ICD-10 (International Classification of Diseases). Tenendo conto dei criteri diagnostici formulati può essere inquadrato sul piano diagnostico come “disturbo del controllo degli impulsi non altrimenti specificato”.
Riguardo all’insorgenza, l’età media stimata è intorno ai 17,5 anni, ma il disturbo si conclama circa un decennio dopo. Il decorso è di tipo cronico-recidivante, i sintomi sono persistenti dal loro esordio, con diversi gradi di intensità, senza periodi di remissione. Alcune persone descrivono lo shopping compulsivo come episodico, con periodi asintomatici della durata di mesi o anni.
Gli episodi di shopping compulsivo hanno una frequenza media di 17 episodi mensili ed una durata di circa 7 ore ad episodio, con una media settimanale di ore di circa 7,8 che impegnano la persona a fare acquisti.
Riprendendo i criteri di questo disturbo, ci sono due aspetti essenziali che definiscono il comportamento di acquisto patologico, differenziandolo dall’acquisto ordinario: a) il comportamento deve essere ripetitivo; b) il comportamento deve risultare problematico per l’individuo; generalmente, almeno in una prima fase, la persona con shopping compulsivo non considera problematico il proprio comportamento; al contrario, molto spesso viene percepito come una risposta positiva ed efficace ad una condizione iniziale di ansia e di stress emotivo. Per la persona con shopping compulsivo comprare è molto gratificante e solo in un secondo momento vengono comprese le conseguenze negative per la propria vita (Marlatt et al.,1988).

Trattamento
Come per gran parte dei disturbi che prevedono la presenza di fenomeni di natura compulsiva e impulsiva, è bene valutare il livello di compromissione dell’individuo in modo da considerare l’eventuale integrazione alla psicoterapia, di un sostegno farmacologico.
Rispetto alla psicoterapia viene proposto un trattamento suddiviso in 12 step, all’interno dei quali sono presenti una presentazione del trattamento al paziente seguita dall’identificazione dei comportamenti compulsivi ed all’analisi dei pro e dei contro nel cambiare tale modalità comportamentale; l’introduzione di un sistema di gestione del denaro maggiormente funzionale che miri alla riduzione del danno economico e finanziario, accompagnata dal ritiro delle tanto desiderate carte di credito, l’analisi del comportamento andando a riconoscere e esplorare i contenuti di pensiero e gli stati emotivi attivati durante gli acquisti, alla quale è da associarsi una ristrutturazione cognitiva delle principali credenze disfunzionali rispetto allo shopping ed agli oggetti, alla quale seguirà un lavoro sulle principali strategie di coping da mettere in atto e l’esposizione con prevenzione della risposta nella quale la persona si troverà a dover affrontare negozi e vetrine esponendosi agli stessi stimoli che precedentemente lo inducevano a comprare. Altro aspetto, da affrontare in un trattamento è l’autostima e la percezione di sé, aspetti che in questo disturbo sembrano essere centrali; l’autostima è, infatti, particolarmente instabile e fortemente influenzabile dal tono dell’umore e dal possesso degli oggetti nelle persone con shopping compulsivo. Inoltre può essere di aiuto prevedere una parte relativa all’addestramento all’assertività, per coloro che presentano difficoltà a contrastare le influenze sociali (come ad esempio le lusinghe dei commessi), volto a sviluppare un’immagine positiva e al tempo stesso ampliare il repertorio comportamentale della persona.
Rispetto alla terapia farmacologico, si ritiene che lo shopping compulsivo, così come il gioco d’azzardo patologico, l’anoressia nervosa, la bulimia, la cleptomania, la tricotillomania e la compulsività sessuale mostrano un’origine serotoninergica; pertanto ritiene che tali patologie rispondono al trattamento con SSRI, inibitori del reup-take della serotonina, come fluoxetina e fluvoxamina. Alcuni psicofarmaci come il citalopram, il bupropione, la fluoxetina e la nortriptilina sembrano in grado di attenuare il comportamento di acquisto ed i pensieri ansiogeni ad esso associati.

Per sapere di più sull’argomento

American Psychiatric Association, 2014. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. DSM-5. Milano: Raffaello Cortina Editore

“Lo shopping compulsivo” in “Il disturbo da accumulo”, Mancini F., Perdighe C.; 2014 Raffaello Cortina Editore