di
Estelle Leombruni

 

Prendendo spunto da tre libri autobiografici vediamo insieme cosa si intende con evento spartiacque e perché è così rilevante all’interno di una storia di vita.

 

Tra i vari pregiudizi nei confronti dell’approccio cognitivo comportamentale c’è quello secondo cui questo orientamento psicoterapico non considererebbe la storia di vita del paziente. Come molti pregiudizi anche questo si dimostra essere inappropriato: la storia di vita di una persona rappresenta una parte fondamentale della psicoterapia e viene affrontata con l’obiettivo di individuare i fattori che hanno favorito lo sviluppo dell’attuale funzionamento psichico. Questo passaggio è necessario per rendere la persona consapevole di come sia arrivata oggi alla sofferenza e per poter prevenire future ricadute.

Nell’affrontare i fatti, le relazioni, i sogni e i miti che si sono succeduti nel corso dell’esistenza del paziente, viene focalizzata l’attenzione anche sugli eventi che hanno rappresentato punti di svolta: gli eventi spartiacque ovvero quando succede qualcosa che ti porta a cambiare la prospettiva della tua vita.

 

Ognuno di noi può identificare un preciso momento del passato in cui ha fatto un patto con se stesso, in cui ha giurato di non voler più far accadere un determinato fatto/evento/dinamica o in cui ha deciso l’obiettivo che assolutamente avrebbe voluto ottenere un giorno. Questi specifici passaggi di vita è possibile individuarli anche in molte delle autobiografie di personaggi famosi e meno famosi. Per tale motivo questi prodotti letterari rappresentano un interessante spunto di riflessione anche dal punto di vista psicologico e possono essere utilizzati per illustrare cosa si intende con evento spartiacque. Sono numerose le autobiografie che possono venire in mente in cui l’autore descrive precisi momenti di vita caratterizzati da patti con se stessi o che semplicemente hanno rappresentato momenti per riflettere sulla propria esistenza e trarne dei propri motti.

 

Una delle più recenti in ordine di tempo è l’autobiografia di Marsha M. Linehan (Una vita degna di essere vissuta) in cui l’autrice descrive come a un certo punto della propria vita sia arrivata a sviluppare la Dialectical Behavior Therapy (DBT), un trattamento famoso in tutto il mondo e di comprovata efficacia. Marsha vive in prima persona la malattia mentale (“l’inferno”) ed è proprio dalla sua esperienza diretta che trae spunto per indirizzare le proprie scelte di vita e, appunto, per compiere un importante patto con se stessa di cui oggi trae beneficio tutto il mondo della salute mentale: “Il giorno in cui mi trovavo seduta nella sala del pianoforte da sola, un’anima solitaria in mezzo alle altre anime solitarie del reparto, non so esattamente cosa mi spinse a fare quello che feci. Qualunque fosse il motivo, lì per lì giurai a Dio che mi sarei tirata fuori dall’inferno e ne avrei tirato fuori le altre persone. Da allora quel giuramento ha guidato e controllato pressoché tutta la mia vita (pag. 49).

Marsha fa questo giuramento mentre si trova ricoverata in un istituto psichiatrico e proprio dopo aver raggiunto l’apice della sofferenza prende tale decisione che la porterà a iscriversi a psicologia, studiare, conseguire il dottorato di ricerca e proseguire fino a delineare un trattamento in grado di aiutare le persone con tendenze suicidarie e condotte autolesive.

 

Di tutt’altro tipo è la storia di Edward Bunker (Educazione di una canaglia) un famoso scrittore statunitense venuto a mancare nel 2005 a 72 anni, la maggior parte dei quali trascorsi in carcere per atti criminali. I suoi libri e in particolar modo le descrizioni delle rapine mano armate e i suoi brillanti dialoghi, sono stati spesso d’ispirazione per registi del calibro di Quentin Tarantino che gli ha dedicato un cameo (Mr. Blue) nel film Le Iene.

Fin da piccolo Edward mostra un forte senso di ribellione verso le autorità e in generale gli adulti, al punto da venir escluso da tutte le scuole, attraversare vari riformatori fino ad arrivare al famoso carcere di San Quintino a soli 17 anni. A 11 anni, dopo che il padre mancò la promessa di andarlo a trovare nell’istituto militare, evade da quest’ultimo e torna a casa dopo aver dormito per giorni in strada: “[…] Nella camera da letto notai delle buste sulla toeletta. Alcune erano bollette; su una c’era l’intestazione della Società per la Protezione degli Animali. Era aperta. Estrassi la lettera. Era una ricevuta: la mia cagnetta era stata soppressa. Quando mi resi conto di ciò che avevano fatto, credo che mi misi a urlare. Mi sono successe tante cose in vita mia, ma penso che questo sia stato il dolore più terribile che abbia mai provato. Un dolore si gonfiò dentro di me. Mi sentii soffocare e restai senza fiato; avevo l’impressione di un peso schiacciante sul petto. Vacillai e sfogai in un pianto convulso il mio tormento estremo e assoluto. A ripensarci, dopo più di mezzo secolo da allora, mi vengono ancora le lacrime agli occhi. Mia zia e mio padre mi avevano detto che Babe aveva trovato una nuova casa a Pomona. E invece se ne erano sbarazzati facendola uccidere, perché per loro era un fastidio. Credo che questo fu il momento preciso in cui il mondo mi perse, perché la sofferenza si tramutò in rabbia (pag 31).

Considerata la storia di vita dell’autore questo passaggio descrive forse l’evento che più lo ha allontanato dal mondo degli affetti spingendolo a costruirsi una strada alternativa al riconciliamento con gli altri: la presa di consapevolezza del grave tradimento da parte del padre e della zia (sostituto della madre) ha rappresentato per Edward un fondamentale cambio di prospettiva della vita (il mondo mi perse).

 

Per ultimo vediamo L’arte di correre di Haruki Murakami che non è una vera autobiografia ma un libro in cui l’autore racconta il suo rapporto con la corsa descrivendo gli allenamenti, le maratone e le gare di triathlon. Se come scrittore eccelle, come maratoneta Haruki non ha raggiunto un livello equiparabile e le descrizioni che fa delle varie esperienze da atleta sono a tratti veramente comiche. Tuttavia ciò che rimangono particolarmente in mente, sono le riflessioni che lo scrittore trae dagli allenamenti e dalle gare che diventano veri e propri insegnamenti sulla condizione umana. In seguito a una gara andata particolarmente male giunge a tali conclusioni: “[…] Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro. […] Non importa se otteniamo dei risultati o meno, se facciamo bella figura o no, in fin dei conti l’essenziale, per la maggior parte di noi, è qualcosa che non si vede, ma si percepisce nel cuore. […] La maratona mi ha fatto crescere, e grosso modo, nel bene e nel male, mi ha formato. Nella misura del possibile, d’ora in poi spero che attività della stessa natura mi siano compagne man mano che invecchio” (pag 140-141)

L’aver concluso la gara lo porta quindi alla consapevolezza che ciò che gli rimane non è il traguardo raggiunto ma il cammino che lo ha portato a raggiungerlo e quindi non è rilevante il risultato ma, appunto, un valore intrinseco dell’attività e della persona.

 

Queste tre autobiografie sono quindi servite come esempio per illustrare gli eventi spartiacque su cui, tra le altre cose, si focalizza il terapeuta nel momento in cui ricostruisce insieme al paziente la storia di vita. Potrebbero essere citati molti altri libri (Open di Andre Agassi, Una storia di amore e di tenebra di Amos Oz, Born to run di Bruce Springsteen ecc) e graphic novel (LMVDM di Gipi, Lo scontro quotidiano di Manu Larcenet, Troppo non è mai abbastanza di Ulli Lust ecc) che portano alla luce storie di vita complesse caratterizzate da momenti rivelatori per il protagonista. Momenti, eventi, esperienze che hanno portato la persona a prendere decisioni importanti (o a farsi promesse) e che hanno contribuito a renderla così com’è oggi. Ciò che insegnano tutte queste storie è che non esiste una netta distinzione tra bene e male, tra giusto e sbagliato, bensì ogni evento, ogni scelta, ogni errore, ogni esperienza ha contribuito a renderci come siamo oggi e noi possiamo scegliere cosa farne o decidere di farci aiutare per compiere questa scelta.

 

Libri citati:

  • Marsha M. Linehan “Una vita degna di essere vissuta” (2021) Raffaello Cortina Editore, Milano
  • Edward Bunker “Educazione di una canaglia” (2000) Einaudi, Torino
  • Hakuri Murakami “L’arte di correre” (2007) Einaudi, Torino
  • Andre Agassi “Open. La mia storia” (2009) Einaudi, Torino
  • Amos Oz “Una storia di amore e di tenebra” (2002) Feltrinelli, Milano
  • Bruce Springsteen “Born to run” (2016) Mondadori, Milano
  • Manu Lacernet “Lo scontro quotidiano” (2003) Coconino press
  • Ulli Lust “Troppo non è mai abbastanza” (2009) Coconino
  • Gian Alfonso Pacinotti “LMVDM – La Mia Vita Disegnata Male” (2008) Coconino press