di
Sara Rustici

In psicoterapia è molto utile ricorrere all’uso delle tecniche esperienziali di tipo immaginativo che sfruttano la naturale tendenza umana ad elaborare meglio le informazioni in presenza della componente emotiva, provocando così un impatto più immediato e dirompente sull’individuo rispetto a quello generato dall’elaborazione verbale.

Questo è avvalorato dalla ricerca scientifica in merito che, nella Teoria Bio-Informativa sull’Immaginazione Emotiva di Lang (1987), ha formulato l’ipotesi secondo cui l’immaginazione gioca un ruolo centrale nella elaborazione delle emozioni: immaginare una situazione o un oggetto attiva la stessa reazione emotiva del confronto reale con la situazione o l’oggetto immaginato.

 

Holmes e Mathews (2010) descrivono tre ipotesi per spiegare l’associazione tra immaginazione e emozione:

  1. L’immaginazione attiva le stesse aree cerebrali implicate nella elaborazione delle informazioni verbali;
  2. L’immaginazione attiva le stesse aree cerebrali coinvolte nella percezione visiva reale;
  3. Nell’immaginazione vengono impiegati gli elementi autobiografici delle proprie esperienze emotive, cioè, le immagini generate originano da elementi presenti nella memoria autobiografica e dalle emozioni collegate.

 

L’uso di queste tecniche risulta quindi utile in tutti quei casi in cui a livello verbale la persona rimane distaccata da esperienze passate significative, non riuscendo a portare a livello consapevole i ricordi di vita alla base degli schemi (strutture generatrici di rappresentazioni di sé e dell’altro, che permettono di interpretare la realtà e che generano previsioni e aspettative) e delle credenze fonte di sofferenza psicologica. Con questa modalità tipicamente svolta ad occhi chiusi, si passa dalla componente razionale (fredda) alla componente emotiva (calda) degli schemi, permettendo all’individuo di sentire emotivamente quelli che sono presenti in lui e di capire in modo migliore e profondo quali bisogni emotivi sono stati insoddisfatti nella sua infanzia.

 

Le finalità delle tecniche immaginative sono essenzialmente tre:

  1. Identificare gli schemi centrali per l’individuo;
  2. Mettere la persona nelle condizioni di sentire gli schemi a livello emotivo;
  3. Aiutare il soggetto ad associare emotivamente le difficoltà presenti oggi nella sua vita, alle origini degli schemi individuate nell’infanzia e nell’adolescenza.

 

Tra le tecniche immaginative vi sono:

  • L’imagery del luogo sicuro: questa è una tecnica che permette di iniziare a familiarizzare con le tecniche immaginative in modo semplice e non rischioso. Consiste nel guidare la persona nella visualizzazione di un posto sereno e tranquillo, reale o immaginario, dove potersi sentire al riparo, al sicuro e in pace con se stessa, attivando calma e serenità. Questo è un luogo a cui sarà possibile ricorrere in ogni momento della terapia in cui il paziente magari entrerà in contatto con immagini sgradevoli fonte di attivazione e sofferenza emotiva.
  • L’imagery with rescripting: questa è una tecnica molto intensa proposta soltanto quando vi è una buona alleanza terapeutica tra il clinico e l’individuo. Lo si può usare partendo da eventi negativi per il soggetto che già conosciamo, o partendo da situazioni spiacevoli del presente e arrivando al passato, attraverso quello che si chiama “effetto ponte”. L’imagery with rescripting consiste nell’uso dell’immaginazione per riscrivere il decorso di eventi negativi avvenuti nell’infanzia/adolescenza, direzionandolo verso una conclusione più favorevole. Nella riscrittura del ricordo si possono far avvenire cose assolutamente sovraumane o impossibili nella realtà, avendo alla mente chiaro l’obiettivo della tecnica cioè, modificare il connotato emotivo del ricordo facendo sperimentare non solo emozioni positive ma anche negative (ad esempio una rabbia mai emersa prima nei confronti di un genitore che non è mai stato responsivo e benevolo) e consentire alla persona di imparare a riconoscere i propri bisogni fondamentali frustrati e/o di accettare la realtà dei fatti per favorire il processo di elaborazione del lutto. È stato visto che la ripetuta applicazione della tecnica consente alla persona di cominciare a provare sentimenti più funzionali verso se stessa.
  • I dialoghi immaginativi: in immaginazione vengono intraprese conversazioni con le figure più significative dell’infanzia che tipicamente sono coinvolte nella formazione degli schemi fonte di sofferenza psicologica attuale dell’individuo. È molto importante vedere come ciò permette alla persona di avere la forza per opporsi e prendere le distanze dal modo in cui si è sempre considerata e dal tipo di comportamento passivo che ha sempre adottato, sperimentandosi così come oggetto degli stesi diritti di tutte le altre persone.

 

Nonostante la loro estrema utilità e potenza, queste tecniche non sono prive di difficoltà. Ad esempio ci può essere una resistenza da parte del soggetto a chiudere gli occhi, oppure una difficoltà nel reperire e poi scegliere un ricordo o ancora, una diffidenza nei confronti dell’ intervento visto come “non reale”. Ciò che risulta importante è guidare la persona a comprenderne l’utilità e la validità, nonché far presente le evidenze scientifiche che ne avvalorano l’efficacia.

 

Bibliografia:

 

  • Remco van der Wijngaart (2022), L’imagery rescripting. Teoria e pratica. Traduzione di Kristel Campaert. Edizione italiana a cura di Barbara Basile

 

  • Young J.E., Klosko J.S., Weishaar M.E. Schema Therapy (2018), La terapia cognitivo-comportamentale integrata per i disturbi di personalità. Edizione italiana a cura di Alessandra Carrozza, Nicola Marsigli e Gabriele Melli.