di
Debora Pratesi

È difficile che vengano rilevati e sottolineati i comportamenti positivi dei bambini, generalmente si tende ad evidenziare quelli negativi, sono anche i più fastidiosi per noi adulti. Se il nostro bambino mette in atto 10 comportamenti positivi e pochi “fastidiosi o per noi sbagliati” interveniamo subito su questi chiedendo spiegazioni e/o rimproverando mentre abbiamo completamente ignorato quelli positivi. In questo modo si sottolineano involontariamente ed esclusivamente gli aspetti negativi del comportamento.

In effetti passare le giornate a “rinforzare” comportamenti positivi richiede molta attenzione e sforzo ma, se riuscissimo a costruire un sistema educativo basato sul principio di esaltare la positività osserveremo conseguenti davvero inaspettate.

Potremmo descrivere molti e diversi stili educativi passando da modelli in cui si gioisce dei piccoli progressi dei bambini infondendo fiducia, a stili in cui si punisce continuamente gli errori banalizzando gli sforzi della crescita. Si può affermare che una parte rilevante della storia psicologica di una persona sia determinata da una “buona relazione educativa”.

Quindi, elogiare i comportamenti positivi dei bambini ha sicuramente delle conseguenze potenti a livello di motivazione interna, di autostima e di probabilità che si ripresentino “buoni comportamenti”.

Possiamo elogiare un bambino ogni volta che siamo orgogliosi di lui, ringraziarlo quando offre un favore o fa un bel gesto, o ha un buon risultato a scuola ma anche a casa, si può apprezzare uno sforzo che sta facendo per imparare qualcosa anche se ancora non è riuscito a portarlo a termine perfettamente.

Le lodi hanno davvero molto potere!

Dire al proprio bambino “sono contento che tu abbia messo a posto tutti i tuoi giochi”, oppure “hai fatto un buon lavoro ad aiutarmi con la frittata! Grazie!” o ancora si può dire al bambino che il suo comportamento è stato buono così “Ben fatto! Ottimo lavoro!”, “grazie!”, “è davvero importante quello che hai fatto!”.

In termini tecnici, quando si utilizzano questi comportamenti incoraggianti, si parla di “rinforzo”.

Il rinforzo è un evento che conserva o aumenta la probabilità che il comportamento a cui fa seguito si ripresenti.

Il rinforzo può essere positivo o negativo. Il primo consiste essenzialmente nel fare seguire una conseguenza positiva ad un comportamento emesso spontaneamente; mentre il rinforzo negativo viene dato quando, dopo l’emissione di un determinato comportamento, viene eliminato, attenuato o posticipato un vissuto spiacevole (ad es. se il bambino è dal dentista ed ha paura potremo dirgli che se fa quello che gli viene chiesto, andremo via prima). Perché sia efficace, è essenziale che il rinforzo sia qualcosa di gradito al bambino, e naturalmente va ricordato che ciò che può apparire gradevole per noi può non esserlo per lui. A questo proposito è importante tenere presente l’alta soggettività del rinforzo e quindi la necessità di fornire gratificazioni appropriate rispetto alle caratteristiche della persona che abbiamo di fronte.

Di rinforzi ce ne possono essere tanti e di ogni genere, da quello alimentare come cibi e bevande che le persone identificano come i preferiti; altri sono rinforzi sociali che si riferiscono a tutti quegli atti come sorrisi, sguardi, lodi, complimenti, coccole, abbracci che esprimono attenzione; ci sono poi dei rinforzi che consistono in attività piacevoli da svolgere al termine di qualcosa che c’è da fare come andare in giardino, al parco, in piscina, guardare la tv; ci sono anche i rinforzi “simbolici” come soldi, stelline, punteggi, questi acquistano proprietà rinforzanti poiché associati a rinforzi primari e sono molto efficaci per esempio a scuola.

A seconda di quando vengono forniti, i rinforzi, possono essere indipendenti o emessi solo in seguito a un preciso comportamento; il rinforzo raggiunge il massimo della sua efficacia quando è immediato.

Oltre a questo, anche la frequenza è un fattore da modulare in base a diversi aspetti; ci sono rinforzi che vengono somministrati ogni volta che il bambino emette il comportamento in questione (ad esempio viene lodato ogni volta che mette in ordine la sua stanza), mentre si può rinforzare soltanto in alcune occasioni in cui emette quel comportamento. Occorre tener presente che il rinforzo continuo  è utile quando il bambino ha bisogno di molto sostegno e incoraggiamento, come nelle prime fasi dell’apprendimento ex novo di un comportamento o quando il comportamento da imparare è per lui difficile, oppure quando i bambini hanno difficoltà specifiche. Si rinforza invece in maniera discontinua quando il bambino per esempio ha già in parte acquisito il comportamento e occorre assimilare il rinforzamento fornito dal genitore a quello della quotidianità. Infatti, poiché nelle situazioni di vita reale non accade di essere gratificati ogni volta che si fa una cosa buona, è importante che il bambino si abitui a mantenere il comportamento appropriato anche se ormai non viene lodato o ricompensato. Questo può essere fatto anche sostituendo, nel tempo, i rinforzi concreti con altri sociali o simbolici: ad esempio è improbabile che il bambino riceva dall’insegnante un cioccolatino, è più facile invece che ottenga una buona valutazione o una lode.

Utilizzare il rinforzo in maniera continua per tanto tempo, corre il rischio di assuefazione: i bambini si abituano al rinforzo e non traggono più gioia da esso.

I rinforzi sono quindi specifici e condizionati quando seguono l’emissione di un comportamento: “sono contenta della tua pagella!”, “grazie dell’aiuto che mi hai dato!”, mentre ci sono rinforzi che non sono riferiti a comportamenti o attività particolari, come ad esempio “insieme a te sto bene!”, “che bello vederti!”.

Questi ultimi vengono meno usati nella quotidianità, forse per pudore o per vergogna, ma hanno un effetto davvero potente.

Rinforzare i comportamenti positivi degli altri ha un effetto benefico anche a chi rinforza perché permette di focalizzare l’attenzione su aspetti piacevoli della vita e così che si possono dirigere gratificazioni  o ricompense anche verso noi stessi.

Non è comunque sempre facile rinforzare, perché spesso i genitori raccontano di avere difficoltà ad individuare comportamenti positivi dei loro figli specialmente se si tratta di bambini con alcune problematiche comportamentali. Evidentemente è facile rinforzare bambini “bravi” che svolgono i compiti subito dopo pranzo in maniera autonoma e corretta per andare poi in giardino a costruire castelli con la terra; ci sono bambini che al rientro a casa, lanciano lo zaino, si mettono a saltare sul divano dicendo che non hanno nessuna intenzione di fare i compiti. Sembra che questi bambini non stiano mai fermi, si rifiutino di fare qualsiasi cosa e non facciano altro che provocare, in queste condizioni diventa difficile rinforzare. Con questi bambini vanno colti i minimi comportamenti buoni come ad esempio se si siedono un attimo anche solo per stanchezza è importante essere attenti a rinforzare quel momento per fargli notare che è seduto e che è una cosa positiva. Anche se un bambino provoca spesso a livello verbale e/o motorio, la volta che parla normalmente per chiedere qualcosa o per qualsiasi motivo andrebbe rinforzato dicendogli per esempio che è bello parlare con lui. Occorre cioè approfittare dei rari momenti in cui i bambini emettono comportamenti positivi e intervenire subito per consolidare e potenziare quanto stanno facendo. È come guardare le cose attraverso una lente di ingrandimento speciale che ci fa osservare solo gli aspetti positivi, altrimenti il rischio diventa quello di innescare un circolo vizioso di rimproveri e di aumento del comportamento problematico.

Certo, sarebbe davvero migliore per il bambino stesso se facesse i compiti per il piacere di farli o che stia fermo perché ha imparato ad autoregolarsi o ancora che non dia calci ai compagni perché ha imparato a riconoscere le emozioni degli altri e ad autocontrollarsi. Il punto è che inizialmente alcune azioni sono faticose da compiere, per cui nelle prime fasi si può essere maggiormente disposti a faticare se si è consapevoli che, alla fine, questo sarà riconosciuto. Pensiamo, ad esempio, ad un bambino con un deficit di attenzione ed iperattività: per lui stare fermo è davvero difficile; se il bambino ha a fianco un educatore piacevole e gioioso che ha cura di lui e rafforza il suo comportamento di prestare attenzione selettiva mentre è fermo, aumenterà man mano la sua capacità di autocontrollo e questa successivamente potrà essere automatizzata, con il risultato che farà un po’ meno fatica a prestare attenzione. È come se via via l’autocontrollo venisse in parte interiorizzato. Allora il bambino potrà cominciare a provare piacere nel prestare attenzione in condizioni di autocontrollo. Questo esempio spiega il passaggio da una motivazione estrinseca ad una interna. I bambini imparano cioè a seguire le norme sociali inizialmente perché c’è qualcuno che regola il loro comportamento, ne ha cura e li rinforza quando emettono comportamenti positivi, e successivamente perché è giusto e stanno bene quando lo fanno.

Per approfondimenti:

  • Genitori positivi, figli forti. Come trasformare l’amore in educazione efficace. Rosa Angela Fabio, 2003;
  • Tecniche base del metodo comportamentale. Sviluppare abilità e ridurre comportamenti problema in persone con handicap grave o autismo. Foxx R. M., 1986;
  • L’insegnante assertivo “Psicologia e scuola”. Meazzini, 1999.